Lavoratori sfruttati nei supermercati del Catanzarese: chiesta la condanna a 14 anni per Paoletti

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images Lavoratori sfruttati nei supermercati del Catanzarese: chiesta la condanna a 14 anni per Paoletti

  18 giugno 2025 17:14

di STEFANIA PAPALEO

Lavoratori sfruttati nei supermercati Paoletti, costretti a lavorare in condizioni degradanti e pericolose. La Procura della Repubblica di Catanzaro tira le somme in aula e chiede pene pesanti per i sei imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato in sede di udienza preliminare: 14 anni per Paolo Paoletti, 9 anni per Anna Valentino, 7 anni 11 mesi e 3 giorni per Vittorio Fusto, 2 anni per Vito Doria, 4 anni 11 mesi e 20 giorni per Tiziana Nisticò e 1 anno e 4 mesi per Martinez Paoletti. 

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Queste, dunque, le richieste sulle quali dovrà pronunciarsi il gup Mario Santoemma, ma solo dopo aver dato la parola agli avvocati difensori Sergio Rotundo, Francesco Gambardella, Cortese e Sinopoli, chiamati a scendere in campo il prossimo 22 settembre per le arringhe difensive, alle quali seguirà la sentenza. 

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E solo a quel punto si metterà un primo punto fermo nella vicenda che Ruota intorno alla figura di Paolo Paoletti, presunto deus ex machina della presunta associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, alle estorsioni e ai reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico ai danni dei lavoratori di cinque supermercati traslocati tra Montepaone, Soverato e Chiaravalle Centrale, in provincia di Catanzaro.

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Q tenere le redini dell’inchiesta è il sostituto procuratore Saverio Sapia, che, lo scorso 29 ottobre 2024, aveva anche chiesto e ottenuto il sequestro preventivo per le società Food & More Srl e Paoletti Spa.  Era seguita la richiesta di rito abbreviato da parte di sei dei dieci imputati, mentre gli altri hanno scelto di procedere con il rito ordinario che vedrà comparire in aula Antonio Citriniti, 52 anni, di Catanzaro, Paolo Giordano, 53 anni, di Catanzaro, Maria Teresa Panariello, 49 anni, di Avellino e Giorgio Rizzuto, 38 anni, residente a Catanzaro. Per loro il pubblico ministero ha già ottenuto il rinvio a giudizio, con fissazione di inizio del processo al prossimo 10 giugno. Data in cui gli avvocati Helenio Cartaginese, Aldo Casalinuovo, Peppe Fonte e Giuseppe Partenope scenderanno in campo per battersi ancora una volta contro la ricostruzione accusatoria che ha trascinato sul banco degli imputato anche il sindacalista Vito Doria, che, secondo l’accusa, nella sua veste di conciliatore sindacale della Uila di Soverato e consapevole delle condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti i lavoratori, "avrebbe sottoscritto gli accordi transattivi “tombali” relativi alle posizioni dei lavoratori", che avrebbero rinunciato così "al riconoscimento delle loro legittime pretese in cambio di somme transattive irrisorie".

A portare avanti le indagini erano stati i militari del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Catanzaro, la cui complessa attività investigativa (che si è articolata in attività di intercettazione e di perquisizioni) aveva consentito di delineare la gravità indiziaria circa la sussistenza della presunta associazione per delinquere e di plurimi episodi di sfruttamento del lavoro, estorsivi e di falsità ideologica del privato in atto pubblico.

Sulla base degli elementi acquisiti, era emerso che alcuni componenti della presunta associazione a delinquere, sotto le direttive del titolare delle imprese ed approfittando della condizione di necessità e vulnerabilità derivante da precarietà economica, avrebbero imposto condizioni di lavoro degradanti e pericolose sul luogo di lavoro ad oltre 60 dipendenti, violando sistematicamente la normativa sull’orario di lavoro, corrispondendo una retribuzione palesemente inadeguata o comunque insufficiente rispetto alla quantità e qualità del lavoro svolto (4,00 euro all’ora, a fronte di una prestazione di attività lavorativa di oltre 50 ore a settimana) o sottraendo parte della retribuzione (con restituzione in contanti), limitando il godimento dei giorni di riposo settimanale e delle ferie annuali, garantiti dalla legge, con fruizione di sole due settimane di ferie all’anno, costringendo i lavoratori ad operare in ambienti che non rispettavano le norme di sicurezza ed a falsificare la natura dell’infortunio, non dichiarando gli infortuni sul lavoro come tali, ma indicandoli come incidente domestico, impedendo così di ottenere le necessarie tutele previdenziali e risarcitorie previste dalla legge.

Il tutto con la presunta compiacenza della consulente del lavoro e della responsabile amministrativa dell'Azienda, che avrebbero avuto il compito, rispettivamente, di redigere contratti di lavoro apparentemente part-time, false buste paga non riportanti le reali ore lavorate e di occuparsi della gestione contabile delle attività, collaborando nella redazione dei contratti di lavoro, mentre i responsabili dei punti vendita erano delegati al controllo dei dipendenti, cui avrebbero richiesto l’effettuazione di turni massacranti negando la possibilità di usufruire di parte delle ferie cui avevano diritto e, in occasione della verificazione di infortuni sul lavoro, accompagnando i lavoratori in ospedale per costringerli a rendere dichiarazioni false in merito alla dinamica dell’incidente.

Tutto questo, ovviamente, secondo il costrutto accusatorio che ora dovrà superare il vaglio del gup, chiamato a pronunciarsi con i riti diversi sulla posizione di tutti gli imputati.

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