Lavoratori sfruttati nei supermercati: Paoletti scarcerato, in 6 saranno giudicati con l'abbreviato

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images Lavoratori sfruttati nei supermercati: Paoletti scarcerato, in 6 saranno giudicati con l'abbreviato

  11 aprile 2025 19:15

di STEFANIA PAPALEO

Esce dal carcere e va ai domiciliari con braccialetto elettronico Paolo Paoletti, figura centrale della presunta associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, alle estorsioni e ai reati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico che ruota intorno alle condizioni di impiego dei lavoratori di cinque supermercati di Montepaone, Soverato e Chiaravalle Centrale, in provincia di Catanzaro. lo ha deciso il gup Mario Santoemma davanti al quale sono comparsi i 10 imputati dell'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Saverio Sapia, che, lo scorso 29 ottobre 2024, aveva anche chiesto e ottenuto il sequestro preventivo per le società Food & More Srl e Paoletti Spa. 

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Lo stesso Paoletti ha poi chiesto, per voce dell'avvocato Sergio Rotundo, di essere processato con il rito abbreviato. Stessa richiesta avanzata da Vito Doria, 61 anni, di Satriano, Vittorio Fusto, 57 anni, di Girifalco, Tiziana Nisticò, 56 anni, di Satriano, Rosario Martinez Paoletti, 27 anni, di Soverato e Anna Valentino, 53 anni, di Soverato. Richiesta ammessa dal gup, che ha poi rinviato l'udienza al 18 giugno per definire la loro posizione.

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Procedono con il rito ordinario gli altri imputati: Antonio Citriniti, 52 anni, di Catanzaro, Paolo Giordano, 53 anni, di Catanzaro, Maria Teresa Panariello, 49 anni, di Avellino e Giorgio Rizzuto, 38 anni, residente a Catanzaro. Per loro il pubblico ministero ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio, sulla quale il gup deciderà all'udienza fissata per il prossimo 28 aprile. Data in cui gli avvocati Helenio Cartaginese, Aldo Casalinuovo, Peppe Fonte e Giuseppe Partenope scenderanno in campo per battersi ancora una volta contro la ricostruzione accusatoria che ha trascinato sul banco degli imputato anche il sindacalista Vito Doria, che, secondo l’accusa, nella sua veste di conciliatore sindacale della Uila di Soverato e consapevole delle condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti i lavoratori, "avrebbe sottoscritto gli accordi transattivi “tombali” relativi alle posizioni dei lavoratori", che avrebbero rinunciato così "al riconoscimento delle loro legittime pretese in cambio di somme transattive irrisorie".

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I provvedimenti cautelari, emessi su richiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro, scaturirono dall’attività di indagine svolta dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Catanzaro, la cui complessa attività investigativa (che si è articolata in attività di intercettazione e di perquisizioni) aveva consentito di delineare la gravità indiziaria circa la sussistenza della presunta associazione per delinquere e di plurimi episodi di sfruttamento del lavoro, estorsivi e di falsità ideologica del privato in atto pubblico.

Sulla base degli elementi acquisiti, era emerso che alcuni componenti dell’associazione a delinquere, sotto le direttive del titolare delle imprese ed approfittando della condizione di necessità e vulnerabilità derivante da precarietà economica, avrebbero imposto condizioni di lavoro degradanti e pericolose sul luogo di lavoro ad oltre 60 dipendenti, violando sistematicamente la normativa sull’orario di lavoro, corrispondendo una retribuzione palesemente inadeguata o comunque insufficiente rispetto alla quantità e qualità del lavoro svolto (4,00 euro all’ora, a fronte di una prestazione di attività lavorativa di oltre 50 ore a settimana) o sottraendo parte della retribuzione (con restituzione in contanti), limitando il godimento dei giorni di riposo settimanale e delle ferie annuali, garantiti dalla legge, con fruizione di sole due settimane di ferie all’anno, costringendo i lavoratori ad operare in ambienti che non rispettavano le norme di sicurezza ed a falsificare la natura dell’infortunio, non dichiarando gli infortuni sul lavoro come tali, ma indicandoli come incidente domestico, impedendo così di ottenere le necessarie tutele previdenziali e risarcitorie previste dalla legge.

Il tutto con la presunta compiacenza della consulente del lavoro e della responsabile amministrativa dell'Azienda, che avrebbero avuto il compito, rispettivamente, di redigere contratti di lavoro apparentemente part-time, false buste paga non riportanti le reali ore lavorate e di occuparsi della gestione contabile delle attività, collaborando nella redazione dei contratti di lavoro, mentre i responsabili dei punti vendita erano delegati al controllo dei dipendenti, cui avrebbero richiesto l’effettuazione di turni massacranti negando la possibilità di usufruire di parte delle ferie cui avevano diritto e, in occasione della verificazione di infortuni sul lavoro, accompagnando i lavoratori in ospedale per costringerli a rendere dichiarazioni false in merito alla dinamica dell’incidente.

Tutto questo, ovviamente, secondo il costrutto accusatorio che ora dovrà superare il vaglio del gup, chiamato a pronunciarsi con riti diversi sulla posizione di tutti gli imputati.

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