Catanzaro, l’avvocato Ludovico: “Il capoluogo ferito e sanguinante”

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Antonio Ludovico
  06 aprile 2025 07:30

“C’era un periodo - molto tempo fa - in cui il capoluogo di regione era solennemente rispettato, ad onta di meriti e demeriti che lo stesso avrebbe potuto vantare tout court. Lo si rispettava perché era il capoluogo, il centro nevralgico, il custode dei poteri forti. E da ogni anfratto della Regione si affannavano decine e decine di questuanti che - timidi ed ossequiosi - si avvicinavano con rispetto a quegli uffici sparsi lungo il crinale dei tre colli che elargivano potere e prebende. Forse erano tempi tristi quelli appena descritti, forse odoravano di posticcio quegli incontri che promettevano elargizioni, sta di fatto che la città di Catanzaro - a torto o a ragione - era la degna rappresentante di tutta la Regione Calabria. Vuoi per i motivi appena accennati, vuoi per la buona caratura dei politici di riferimento che mantenevano alto quel lignaggio costruito con tanta fatica ed anni di sanguinose battaglie, Catanzaro era dunque considerata da tutti il vero capoluogo di regione. Oggi, invece, pare di assistere ad una sorta di capovolgimento di una storia che una volta sembrava scevra di biechi pregiudizi, di inutili e dannose rivendicazioni, di processi interminabili di distacco e prese di posizione. Lo si avverte nell’aria, lo si sente nei comunicati stampa, lo si percepisce nelle cervellotiche decisioni che dall’alto tentano in ogni modo - e senza ragione alcuna - di affossare quella che una volta era considerata la città più rappresentativa di tutta la regione. Sembra infatti di assistere a squallidi patteggiamenti e palesi vessazioni che rimandano a tempi remoti in cui chi gestiva il potere faceva la voce grossa e tutti i sudditi si accodavano abbassando il capo supinamente al sovrano di turno. Uno spettacolo quasi nauseabondo, una prova di stupida forza e tracotanza che andrebbe cancellata con un colpo di spugna e restituita al mittente con moti di protesta lunghi e duraturi. Ma i nostri cosiddetti “difensori” , salvo qualche risicata eccezione, non pare siano all’altezza per lottare contro questa morbosa sete di potere che devasta tutto e fa strame di storia, di cultura politica, di rispetto istituzionale. Purtroppo, mi riferiscono, pare non ci siano rimedi a cotanta arroganza se non una triste e tormentosa guerra di quartiere che lascerebbe tanti morti sul selciato di una terra che meriterebbe ben altri amministratori che non giovani muscolosi con poco raziocinio. E così siamo costretti ad assistere - nel silenzio generale- ad assurde spoliazioni fatte con chirurgica precisione, a cervellotiche decisioni che mirano soltanto a ferire e mortificare, a provvedimenti incomprensibili se non collocati in quella bramosia di potere destinato- prima o poi (ce lo dice la storia, da Cesare ai giorni nostri) - ad inciampo sicuro. Meditate politici, meditate”.


Avv Antonio Ludovico

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