di FRANCESCO BIANCO*
Nei giorni scorsi, prima di me, il tema della elezione del prossimo Magnifico Rettore della UMG è stato affrontato in modo più che esaustivo da Sergio Dragone e Filippo Veltri. Con il rischio consapevole di ripetere cose già affermate, pur tuttavia la notizia emersa ieri, attraverso gli organi di stampa, della secondacandidatura alla carica di Rettore dell’Università Magna Graecia, mi ha indotto a scrivere queste poche parole, ritenendo la faccenda di non poco conto. In verità, quanto si stava profilando aveva le sembianze di un qualcosa più volte visto, vale a dire una candidatura solitaria, riflesso di un pensiero unico, che inevitabilmente non palesava uno degli aspetti salienti della vita democratica di qualunque consesso, cioè il confronto delle idee.
Detto ciò, sembrava costantemente replicarsi un cliché in cui, mutuando le parole di Dragone, era del tutto assente la dialettica ed il confronto. Un tale incedere di eventi, sostanzialmente senza soluzione di continuità, avrebbe potuto legittimarsi qualora l’Università Magna Graecia si fosse trovata in una condizione di particolare splendore, direi quasi “Rinascimentale”, anche in un’ottica di confronto con gli altri Atenei della Regione. Così non è. Infatti, a tacer d’altro, ricordiamo la recente querelle, attivata inizialmente anche sul piano giurisdizionale, della nuova facoltà di medicina presso l’Università della Calabria, la quale ha fortemente alterato l’equilibrio delle specificità nella “distribuzione” delle facoltà tra le Università calabresi. Il tutto, corroborato da certa politica miope e minando senza alcun pudorela peculiarità di polo universitario sanitario che da anni caratterizza il capoluogo di Regione.
Senza ripercorrere i vari passaggi consumati, a fronte di questo autentico atto di forza, non mi pare di avere visto una levata di scudi a difesa di un presidio universitario, da parte degli accademici nostrani, a partire da chi ha la guida della macchina universitaria. Tranne qualche isolata eccezione. La classe dirigente responsabile non è soltanto quella politica. Con l’aggravante di uno scenario sullo sfondo, dato da una Regione che, per numero di abitanti e non solo, non giustifica(va) nel modo più assoluto, scelte dissennate di duplicazione di facoltà, ispirate unicamente da un protagonismo territoriale non facilmente ravvisabile, nelle modalità, in decenni passati. Non è quindi un caso se ho fatto riferimento ad un atto di dignità, nel considerare la scelta operata da Stefano Alcaro.
In una città come Catanzaro che, dopo l’errore storico di una urbanizzazione disordinata e selvaggia, maldestramente avvenuta a partire dagli anni ’70, paga anche quello negativamente strategico della scelta ferale di realizzare un Campus universitario, che alla lontananza istituzionale con l’intera comunità cittadina ha aggiunto quella fisica, l’Università ha un ruolo particolarmentecentrale. Lo è, nella misura in cui sono latitanti ulteriori presìdi culturali, nella misura in cui scarseggiano attrattori di riferimento, “finemente” pregiudicati a partire dalla tripartizione della Provincia di origine. Essendo l’Università, dunque, un “fatto” determinante, lo è di conseguenza l’elezione del suo Rettore. Non posso quindi che esprimere una nota di sincero plauso, da catanzarese, per la scelta coraggiosa del Prof. Alcaro, il quale “rompendo” di fatto un incontrastato pensiero dominante, si pone, già per ciò solo, come un atto da accogliere con il massimo della positività. Sia molto chiaro, non affermo questo per un fatto puramente amicale, o di mera cortesia. La questione è troppo importante per cedere scioccamente verso tali indulgenze. Non conosco la statura professionale del primo candidato alla carica Rettorale - il Prof. Giovanni Cuda -, per cui non ho alcun titolo nell’esprimere giudizi di qualunque risma. Ma, in una visione laica delle questioni prosaiche della vita, che da sempre mi accompagna insieme alle ragioni del dubbio, considerando la oggettiva perdita di terreno della nostra Università, ritengo fondamentale che si alimenti quantomeno un sano confronto delle idee. E poiché, per l’appunto, le idee viaggiano sulle gambe degli uomini, essendo ciascuno di noi soltanto ciò che fa, credo che Stefano Alcaro abbia ampiamente dato prova di sé, quantum al merito delle cose prima affermate e segnatamente sulla interrelazione tra città e Università, con l’attuale direzione della Scuola di Alta Formazione della stessa UMG. Una prova concreta sul campo che non lascia spazio ad alcun dubbio.
Sono certo che il suo percorso professionale, nazionale ed internazionale, nonché la costante apertura anche verso realtà diverse dalla sua competenza scientifica, possa conferire alla nostra Università un ruolo di effettiva concorrenza, con la capacità di affrontare le moderne sfide della formazione e della ricerca, con evidenti e conseguenti benefici per il territorio di riferimento. Una concezione non monolitica e senza steccati.
Da ultimo, spero che il corpo docente esprima un voto illuminato da una visione proiettata verso un orizzonte di modernità, efficienza ed inclusività.
*avvocato
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736