di CLAUDIA CONIDI*
Focolaio Covid al N:C di Rebibbia.
Ci sarebbero 110 positivi tra i detenuti ivi reclusi-
Leggo che l’ex Senatore Verdini ivi recluso di Forza Italia è stato posto agli arresti domiciliari in Toscana dalla Sorveglianza di Roma perché le sue condizioni di salute sarebbero incompatibili con lo stato emergenziale da covid 19.
Conosciamo bene la normativa ,alla quale tutti dovrebbero essere sottoposti, ma che invece risulta essere più azzeccata per alcuni e non per altri.
E’ chiaro.
Era stato il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione Dr Salvi il 4/4/2020 a diffondere con nota ufficiale la necessità di allocare fuori dal carcere la maggior parte della popolazione detenuta ,in vista di prevenire possibili contagi all’interno delle carceri che ,a causa del noto sovraffollamento, rischiano di costituire un luogo di facile coltura del virus e dunque di potenziale nonché agevole sua diffusione , a rischio dellapopolazione tutta.
Si sa, i detenuti sono tanti, ma anche chi ci lavora e chi entra ed esce da lì per ragioni ,come la sottoscritta, legate alla professione legale che esercita-
Personalmente a Rebibbia assisto vari collaboratori di giustizia che non possono neanche fruire dei permessi premio pur loro concessi dall’Ufficio di Sorveglainza, perché un loro spostamento fuori regione sarebbe contrario alle norme anticovid come da ultimo dpcm-.
Ma allora ,mi domando, in che senso opera la legge? E’ giusto o no svuotare le carceri e consentire le forme di detenzione extra muraria quanto meno per quei soggetti che lo consentono, sotto il profilo della mancata pericolosità sociale , o è il caso di dire ,come mi pare evidente, che è più agevole per alcuni e non per altri?
Perché non mandare a casa un collaboratore di giustizia pur fuori regione Lazio, per fruire del suo tanto meritato permesso e invece non considerare il DPCM per altri ?
Il pericolo di diffusione è uguale per tutti o no?
E non è detto che ,per come è stato sostenuto dai tecnici del mestiere, l’età giochi un ruolo decisivo nel contagio o nella malattia da covid 19,anzi-
Persino ai collaboratori portatori di cpap sono stati negati i domiciliari per evitare conseguenze letali da contagio da covid 19,laddove è scientificamente provato che i pazienti affetti da sindrome delle apnee ostruttive notturne sono soggetti a rischio non solo di contagio, ma di causare a loro volta la diffusione immediata del virus ,proprio a causa di dispositivi che sono costretti a usare in carcere di notte per potersi addormentare senza il rischio di rimanerci nel sonno ,per le pause respiratorie di tipo ostruttivo prolungate e costituenti una vera e propria patologia respiratoria.
Tali apparecchi, infatti, che insufflano aria nei polmoni, potrebbero, in soggetti contagiati e asintomatici, diffondere nell’aria circostante in maniera copiosa il virus, con conseguenze a dir poco disastrose-
E pure stanno dentro ,perché, evidentemente, collaboratori!
Lasciatemela dire tutta, anche il covid 19 rischia di costituire una forma di ”populismo terapeutico” ,termine molto usato e anche a sproposito ,direi, di recente, a vantaggio di alcuni e a svantaggio di altri .o no?
Provare per credere.
*Avvocato
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