di ELENA MANCUSO
“ Gli uomini … non cambiano ....sono figli delle donne ma non sono come noi …”. Cantava cosi Mia Martini nel 1992 una canzone che parla d’amore ma di un amore malato…gli uomini non cambiano. E come dagli torto alla luce degli attuali accadimenti, dove una nuova vittima, una donna una giovane ragazza, Giulia è vittima di un uomo, un fidanzato, di un legame patologico che tinge di rosso la cronaca e che si ripete in un anno tante e tante volte anche dopo l‘inasprimento delle legge sul codice rosso.
Ma la rabbia e lo sdegno dell‘opinione pubblica trovano terreno immediato nella soluzione giustizialista, sfoga con il forcone quella incapacità ’di trovare una soluzione al problema. Ma il codice rosso non basta. Più di 100 vittime solo nel 2023, con Giulia si segna la lunga scia di sangue di vittime di femminicidio. La strage in Italia dunque continua, mentre il governo si muove soprattutto con una logica repressiva e sulla spinta emotiva dei terribili fatti di cronaca. Da quanto accaduto dal 2019 – data di approvazione del “Codice Rosso” – ad oggi, “pare chiaro che agire preminentemente sul lato punitivo e securitario non sia sufficiente per aggredire il fenomeno. E non produce effetti a lungo termine”.
Purtroppo la violenza sulle donne e il femminicidio sono la punta dell’iceberg di un fenomeno strutturale della nostra società. Sono l’espressione estrema di una cultura patriarcale che attanaglia sia le singole coscienze, senza esclusioni di classe sociale. La cultura maschilista è comunque figlia di un'educazione emotiva che ancora oggi culturalmente è poco attenta alla parità di genere e fondamentalmente rimane intrappolata in quegli stereotipi che sono gabbie invisibili che portano pian piano i bambini, i ragazzi e gli adulti a capire cosa possono e non possono pensare, sentire e fare. Questo schema culturale, come ogni schema, resiste al cambiamento o tenta di resistere al cambiamento. Per questo nelle scuole sarebbe necessario trasmettere un' educazione emotiva che ha proprio l'obiettivo, un passo dopo l'altro, di scardinare tutti i pregiudizi che alimentano questa cultura del maschio tossico, emotivamente analfabeta, aggressivo, su cui c'è ancora tanto da fare”.
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