DI ANTONIO LUDOVICO*
La misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario (Albert Einstein)
Senza voler polemizzare con i miei amati concittadini, ne’ tanto meno con i vertici dell’US Catanzaro, credo che nella mia qualità di Presidente di un comitato che abbia come fine la ristrutturazione dello storico stadio Nicola Ceravolo, alcune precisazioni debbano essere fatte, in maniera chiara e determinata.
Ebbene, a mio modesto avviso, l’eventuale spostamento dello stadio (così come auspicato da più parti), se pure foriero di qualche minuscolo vantaggio in tema di comodità, apporterebbe danni enormi all’economia di un intero quartiere al quale sono state sottratte - e’ bene rammentarlo - due facoltà universitarie. Non solo, ma costituirebbe un torto ed un pugno allo stomaco per i cittadini i quali si vedrebbero privati di un luogo ricco di storia che andrebbe soltanto ristrutturato con intelligenza ed avvedutezza.
Senza contare che i cambiamenti causati dall’onda emotiva di sporadici eventi, quasi sempre finiscono per causare danni irreparabili nel tempo. Esattamente come avvenne per la distruzione della famosa “strettoia “ di Corso Mazzini, dell’abbattimento del mercato di via Jannoni e dello storico cinema Politeama, dell’ annientamento della stazione ferroviaria, del trasferimento di tutti gli uffici regionali e del decentramento delle facoltà universitarie di giurisprudenza e medicina. Tutti provvedimenti che, sull’onda emotiva di un presunto rinnovamento e di un auspicato decentramento, hanno portato invece impoverimento economico e culturale ad una città che - di colpo - si vedeva privata di tonnellate di ossigeno in termini di concreta vivibilità. Mi chiedo, a questo punto, se sia assolutamente necessario anche questo bagno di sangue di un eventuale trasferimento dello stadio, in vista di eventi che , gestiti con oculatezza e intelligenza, potrebbero invece riqualificare tutti i quartieri posti a nord della città (e non solo) e dare respiro ad un’economia asfittica . Non solo, ma è parso a tutti che il deflusso di autovetture alla fine dell’ultima gara non abbia causato alcun problema se non un normalissimo ed accettabilissimo rallentamento , cosa che non può provocare ribaltamenti e cambi di opinioni nella gente. Il Ceravolo, poi, mi è sembrato più bello, più accogliente, meno invasivo grazie all’eliminazione dei vetri, più colorato, più vivo. Non solo, ma con una programmazione di lavori strutturali fatti a regola d’arte, si potrebbe restituire un autentico gioiello da 18.000 posti a sedere, tutti coperti ed in pieno centro cittadino . E sarebbe un bel vedere, così come avvenuto in altre piazze (Cremona, Ferrara, Bergamo, Perugia), senza distruggere anni di storia in preda all’euforia del momento. Cambiare è bello ed è anche sinonimo di larghe vedute, ma ciò deve avvenire quando ce n’è realmente bisogno, non seguendo rituali che possono apparire suggestivi al momento, ma che recano con se’ ferite che difficilmente saranno rimarginate.
In realtà, mi chiedo: si sente il bisogno di altre cattedrali nel deserto, oltre quelle già drammaticamente esistenti? Si sente il bisogno di strappare un secolo di storia solo perché qualcuno - in due sole occasioni - ha parcheggiato distante la propria autovettura? Siamo sicuri che il cambiamento sia accompagnato da vantaggi tangibili ed immediati? Siamo sicuri che “togliere” sia meglio di “aggiustare “? Meditate gente, meditate.
*Avvocato
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