L’avvocato Luigi Bulotta ricorda “l’indimenticabile Mons. Cantisani”

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Luigi Bulotta
  11 luglio 2021 10:28

di LUIGI BULOTTA

Mons. Antonio Cantisani, il grande vescovo emerito della Diocesi di Catanzaro, ci ha lasciati per tornare alla Casa del Padre. Sono passati già dieci giorni e ancora non mi sembra vero. La sua presenza, la sua esistenza era un fatto scontato, la sua porta sempre aperta per ogni esigenza, per un consiglio, un confronto, una chiacchierata, un semplice saluto; bastava bussare, senza attese, sempre pronto ad accogliere con il suo sincero sorriso, anche quando era stanco, dopo una giornata di lavoro, non gli mancava una parola di incoraggiamento e di amicizia. E’rimasto sempre un punto di riferimento, anche dopo aver cessato il ministero episcopale.

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Si era creato con lui un rapporto particolare, sin dal primo incontro, dopo il suo ingresso in diocesi nel 1980. Nell’occasione gli feci omaggio di una mia monografia sulle Confessioni religiose in Italia, da poco data alla stampa, guardò subito l’indice con attenzione, lesse la premessa, sfogliò diverse pagine dando una lettura ad alcuni pezzi, poi mi chiese di fargli una sintesi e mi disse “Lo trovo interessante, di attualità, stasera inizierò a leggerlo”. Erano gli anni in cui era in cantiere la revisione del Concordato tra Stato e Chiesa e c’era in atto un grande dibattito. Il mio scritto parlava anche di questo e lui si dimostrò molto interessato e volle sapere il mio pensiero e cominciammo a parlare come se ci conoscessimo da tempo, come se c’era tra noi un rapporto antico. Alla fine mi disse che stava per rinnovare il Consiglio pastorale diocesano e che mi avrebbe inserito tra i componenti. Così iniziò il mio rapporto con lui e ogni incontro era un momento di dialogo, di confronto, di riflessione su temi di attualità, di scambio di opinioni ed erano per me fonte di arricchimento culturale e spirituale.Mi nominò dopo qualche anno consigliere dell’Istituto per il Sostentamento del Clero e, poi presidente dello stesso Istituto. Celebrò il mio matrimonio e la sua indimenticabile omelia ha costituito una traccia importante per la mia vita familiare e sociale. L’incontro con lui era a un tempo suggestione, riflessione e stimolo alla riscoperta dei grandi ideali. Persona di grande spessore culturale, ma anche, un grande maestro dello spirito, amabile, attento ai bisogni della gente. La sua aspirazione più profonda fu il bene delle anime affidate alle sue cure spirituali, ideale al quale, nella sua scala di valori, tutto doveva essere subordinato. Sapeva però che l’uomo si salva nella storia, vivendo la sua appartenenza alla città terrena con tutte le implicazioni e le responsabilità che questo comporta.

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Aperto alla cultura dell’incontro che seppe mettere in pratica nella Commissione CEI per le migrazioni di cui fu presidente per un decennio divenendo il portavoce dei migranti e sofferenti. Accolse con gioia il mio invito a partecipare ad un convegno internazionale che avevo organizzato sul tema delle “Culture in dialogo nel Mediterraneo”, un argomento a lui caro e fece una magistrale relazione che sbalordì e suscitò uno scroscio di applausi del pubblico e dei numerosi ambasciatori intervenuti all’evento. Varie volte, mi ricordò quell’evento, ringraziandomi per averlo coinvolto.

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Seppe governare con saggezza, ma con molta determinazione la diocesi, con una incisiva e intensa azione socio-pastorale, meritandosi la stima e l’affetto di tutti i fedeli, sempre sorridente, sereno, aveva sempre la parola giusta in ogni occasione e riusciva ad essere convincente e rasserenante, come chi ha la pace nel cuore e la diffonde a chi gli è vicino, affidato completamente a Gesù, pieno di amore per Lui e per le persone che sono passate attraverso la sua vita e che ha portato sempre con sé con la sua straordinaria memoria.

Dai suoi innumerevoli scritti, dei quali mi ha fatto sempre dono, dallesue lettere pastorali emergono la sua varia e ricca cultura, ma anche il suo ascetismo e il suo sviscerato amore per i deboli e i poveri. Uno dei temi cari fu quello di Flavio Magno Aurelio Cassiodoro di cui ne rilanciò il profilo ascetico e spirituale e quello della pace, quella sicura e stabile, fondata sulla giustizia, la quale consiste nel dare a ciascuno ciò che gli è dovuto.  La sua virtù principale è stato l’amore per la cultura e la “carità”, intesa come premurosa preoccupazione della salvezza dei fratelli peccatori, senza mai dare importanza al denaro.Pastore amorevole e attento verso gli ultimi e i più bisognosi, un amico per tutti, un esempio e un testimone d’amore per la Chiesa. Tutti lo ricordano come persona amabile, di profonda cultura, vescovo attento ai bisogni della gente, di grande umanità, semplice e generoso, proteso verso la costante e sempre più intensa imitazione di Cristo. 

Seguiva con attenzione le problematiche sociali, sempre pronto, con schiettezza e convinzione, a richiamare i governanti a prestare attenzione al bene comune e ai bisogni emergenti della popolazione. E’stato in tutti i sensi un padre per noi tutti. Inoltre aveva quel modo di dire le cose nella carità ma anche con tanta determinazione; era, infatti,una persona molto determinata, ma quando ti guardava negli occhi si percepiva questo suo amore paterno.

Ci ha lasciato una grande eredità che è tutta nella sua vita, nei suoi insegnamenti, nei suoi scritti ai quali dovremo sempre attingere per orientare il nostro cammino di cristiani. Sarà sempre nei nostri cuori e riposi ora nella pace del Signore.

 

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