di MARIA GRAZIA LEO
Nella precedente riflessione sulla crisi e caduta del governo Draghi, che ha poi determinato lo scioglimento delle Camere…ci eravamo riservati di fare un ulteriore approfondimento sulle giostre politiche/elettorali in vista delle alleanze da presentare al giudizio degli italiani il 25 settembre, giorno delle elezioni del nuovo Parlamento.
Abbiamo dovuto temporeggiare un tantino prima di addentrarci in questo difficile e contorto sentiero politico, soprattutto nel momento in cui l’attenzione andava riposta verso l’orizzonte delle alleanze sperate o delle alleanze perdute delcentrosinistra. E sì perché se sul lato del centro destra il disegno era più nitido se non a dir pocoscontato, nell’altro campo di gioco, lunga era la notte dei pensieri incerti, dei dubbi emergenti, delle tentazioni covate o dei desideri ambiti.
Ma andiamo con ordine e partiamo dal lato più semplice da analizzare, il centro destra. Qui tre saranno i partiti trainanti la campagna elettorale e che faranno incassare più voti allo schieramento: Forza Italia guidata dal suo leader fondatore Silvio Berlusconi; La Lega con al vertice il segretario Matteo Salvini; Fratelli d’Italia con il suo presidente Giorgia Meloni. Seguono a ruota movimenti e partiti minori di area centrista come Noi con l’Italia di Maurizio Lupi, Coraggio l’Italia diretta dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, l’Unione di Centro di Lorenzo Cesa.Ma chi farà la parte egemone -rispetto alle elezioni passate- non sarà né la Lega né Fi, ma il partito sovranista di FdI, al quale i leghisti ed i forzisti -quest’ultimi i più moderati ed europeisti della coalizione- si sono plasticamente plasmati. Sulla carta questa coalizione appare un cartello elettorale forte e coeso…stenta semmai sul piano della credibilità programmatica che se sui fondamentali vede tutti uniti e concordi, sulle sfumature che poi tanto sfumature non sonosbanda o potrebbe sbandare decisamente, in corso d’opera. Questo- però- è un argomento di analisi successive. Torniamo -adesso- sulle possibili alleanze che hanno tormentato il centrosinistra. Come già si saprà, evaporato e sepolto l’agognato campo largo tra il partito democratico di Letta e il movimento 5 stelle di Conte, che porterà quest’ultimo ad intraprendere una campagna elettorale in solitaria, con il rischio di scendere ad una percentuale di voti pari ad una cifra unica da prefisso telefonico, i riflettori sono rimasti accesi e rivolti verso le nuove scelte del Pd. Se sul piano della logica politica la soluzione poteva presentarsi in un certo senso facile, poiché bastava continuare nel portare avanti la linea politica e programmatica delineata già dall’agenda Draghi -bruscamente ed incredibilmente interrotta – ebbene ricordarlo- per volere del MS5 e con il sigillo finale di Fi e Lega- sul piano invece delle alchimie ideali o forse di puro calcolo matematico elettoralistico,dovuto alla legge elettorale in vigore -che richiede necessariamente la formazione dicoalizioni per vincere e assegna 2/3 dei seggi nella lista proporzionale, con lo sbarramento d’ingresso in Parlamento al 3% e 1/3 dei seggi nelle lista uninominale- ci si è intricati ed incanalati in una strada veramente difficile da definire, spiegare e far comprendere ai cittadini…una via decisamente incredibile, inimmaginabile dai risvolti da azzeccagarbugli di manzoniana memoria. Proviamo a riposizionare bene i tasselli di questa scelta. Il Segretario del Pd Letta, pur di fermare l’avanzata sovranista e la probabile scalata a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni adotta una tecnica di attacco a più punte che potrebbe anche funzionare ed essere vincente ma c’è un ma, un ma paragonabile ad un “montagna”davanti, molto grande da scalare. Non tutti i potenziali alleati sono spinti da una piattaforma programmatica e visione comune, da un collante politico che faccia da attrazione effettiva e convincente agli occhi degli elettori. Pertanto,invece di provare prima a riunire tutti intorno ad un tavolo e vedere quali fossero gli spazi possibilida condividere insieme, il segretario del Pd tentadi firmare accordi bilaterali (come se fossero dei contratti privati, separati, distinti ed anche distanti) con gli altri leader; con Calenda firma un accordo politico di governo con alla base l’agenda Draghi, l’europeismo, l’atlantismo. In conseguenza di ciò concordano la ripartizione dei seggi uninominali il 70% al Pd, il 30% ad Azione+Europa; con Sinistra Italiana guidata da Nicola Fratoianni ed i Verdi diretti da Angelo Bonelli sigla un’intesa a solo scopo elettorale anti-destra a difesa della Costituzione e non un patto di governo visto che Fratoianni non ha mai votato, per ben 55 volte, la fiducia all’esecutivodi salvezza nazionale, guidato dall’ex presidentedella Bce; con impegno Civico di Luigi Di Maio -Enrico Letta- poiché con Calenda prende l’impegno di non far candidare nell’uninominale leader e big di Si, Verdi ed ex grillini ritenuti divisi e non votabili per l’elettorato di Azione, si accolla l’eventualità di offrirgli il diritto di tribuna nella quota proporzionale della lista del Pd/democratici e progressisti, escludendolo dall’accordo sulla quota dei seggi dell’uninominale. Praticamente si invitava ad entrare in casa propria colui che nel luglio 2019diceva che mai avrebbe voluto avere a che farecon i dem, definiti “il partito di Bibbiano” che -in Emilia Romagna- toglieva i bambini alle famiglie con l’elettroshock per venderli ad altre famiglie. I lettori e prossimi elettori -il 25 settembre- comprenderanno bene quanto sia stato ostico spiegare tutto ciò e tentare di dare una parvenza di giustificazione e trovare un nesso logico-politico anche a chi -come la scrivente- ha la passione per la materia in questione ed una modesta memoria storica delle vicende storico-politiche presenti, datate e molto passate. Non pensavo -effettivamente- di arrivare a questo punto, credetemi è stato veramente complicatodiscernere. Ma ci proveremo lo stesso. Intanto non vorrei trovarmi nello stato d’animo -in particolare- di quegli iscritti, militanti, attivisti, volontari di tutti gli schieramenti chiamati in causa e dei semplici cittadini- osservatori di passaggio della politica- Di questo teatrino che non ha assunto neanche le sembianze di uno spettacolo amatoriale se ne sarebbe potuto- veramente- fare a meno, soprattutto nel pieno di un’estate in cui il gran caldo non aiuta a connettere già di per sé. E sì perché la storia non finisce qui, ovviamente! La tavola del centrosinistra sembrava tutta imbandita ma il segretario del Pd non ha aveva fatto bene i conti e chiarezza o pensava di glissare con uno dei commensali, il leader di Azione Carlo Calenda il quale ha masticato poco l’idea di vedere siglato per iscritto un patto parallelo al suo ma diametralmente opposto al suo pensiero di governo e linea politica …per cui avviene- come da copione- lo strappo con il Partito democratico,che perde la stampella moderata liberaldemocratica e resta aggrappato alla scialuppa della sinistra radicale di Si e Verdi, a Di Maio e a + Europa della Bonino la quale abbandona il gemellaggio con Azione. Un brutto colpo che spiazza i democratici ma che li mette anche davanti ad una scelta a dir poco ardita se nonfallimentare, prima di partire. Su questo credo che dopo le elezioni, il partito democratico dovràaprire una approfondita riflessione e discussione perché i nodi verranno al pettine e non mi vorrei sbagliare ma sento che il congresso si avvicinerà prima della sua scadenza naturale.
Su quanto descritto -prima- ci soffermiamo soltantonell’evidenziare come sia stata pleonastica l’idea di fare solo un patto elettorale per la Costituzione…ai tempi di oggi. Ipotizzare una sorta di rivisitazione di un Comitato di Liberazione nazionale nel 2022, è stata un’idea veramente surreale. A difesa della Carta costituzionale ci basti sapere che vigila -primariamente- a sua garanzia l’organo istituzionalmente preposto- il Presidente della Repubblica- poi a seguire la Corte Costituzionale,le magistrature, la stampa, tutti i partiti dell’arco istituzionale e non solo alcuni, fino a finire-singolarmente- noi cittadini della Repubblica nel momento in cui la rispettiamo e soprattutto quando la attuiamo con i nostri comportamentiquotidiani. Il tentare di immaginare di fermare il centrodestra sovranista in questo modo è veramente controproducente.
La Meloni probabile nuovo premier la si può e la si devecontrastare e battere sulle idee, sui programmi, incalzandola sulle cose non dette o omesse sul passato e sul presente, sulle cose dette, fatte o non attuabili, sui rapporti di amicizia con alcuni leader europei poco avvezzi allo Stato di diritto e al concetto di democrazia. Altrimenti paventare la paura, creare l’allarmismo per questa destra conservatrice/reazionaria che potrebbe risultarevittoriosa alle elezioni e che magari ottenesse non solo la maggioranza assoluta dei seggi ma addirittura arrivasse a conquistare i 2/3,sufficienti a cambiare da sola la Costituzione senza passare per il referendum confermativopopolare, non si va da nessuna parte. Si creerebbesoltanto un vulnus politico/costituzionale cherischierebbe di destabilizzare inutilmentel’elettorato. La legittimità del risultato elettoraledeve valere e deve essere rispettata in tutti gli schieramenti; non dimentichiamoci mai che dalla nascita della nostra Repubblica le istituzioni fino ad ora hanno sempre tenuto dritto, hanno retto e sono rimaste sempre solide e vitali nonostante i molti scossoni che hanno tentato di sovvertirle, destabilizzarle causati dal terrorismo eversivo e stragista, dalla mafia, dai gravissimi scandali corruttivi e morali che hanno inondato il mondo politico ed economico. E questo risultato lo si è ottenuto perché ci sono valori, principi e regole intoccabili nella Carta costituzionale, ci sono uomini che incarnano e incarneranno lo spirito ed il senso dello Stato e che fanno e faranno sempre da scudo a cambiamenti repentini, drastici o addirittura anti repubblicani, anti europei, anti atlantici o antidemocratici. Consigliamo pertanto a questo nuovo centrosinistra -in fieri- di spostare altrove l’asse di condotta e della comunicazione,da far passare in questa campagna elettorale. Non ci soffermiamo più oltre sul tema perché è giusto anche completare il quadro delle alleanzeaccendendo i riflettori sul Terzo Polo centrista-riformista-liberaldemocratico che è nato in seguito allo smottamento nel centrosinistra. Parliamo prima di tutto del partito di Iv (Italia Viva) rappresentato dal suo leader Matto Renzi che è sempre rimasto fuori dal tentativo di cooptazione nel centrosinistra a variabile politica ed ha sempre insistito nel tenere bene la barra dritta sul dove andare, sul come andare e con chi arrivare, insieme. Creare una coalizione coerente,omogenea e credibile oppure andarecoraggiosamente da soli, intestandosi il programma e continuando su quanto il governo Draghi aveva già impostato e avviato.
Decisione quest’ultima- -andare da soli- che ha preso il sopravvento, dopo le vicissitudini su descritte. Solo che ora il Terzo Polo si rafforza o meglio si completa con l’arrivo di Calenda che sarà il leader di questa neo area politica, che si presenta -certamente- fresca, innovativa ed in un certo senso inaspettata agli occhi degli italiani, da un lato per le proposte e le alternative offerte e dall’altro per il carattere ambizioso, forte, fumantino dei due attori protagonisti di questo accordo: Carlo Calenda, che con il suo carisma condurrà una campagna elettorale da trascinatore appassionato e pragmatico nel tentativo di essere il più convincente possibile e Matteo Renzi che pur avendo fatto generosamente un passo di lato, rinunciando al ruolo di primo protagonista sulla scena -sicuramente- non mancherà nel dare il suocontributo, con il suo entusiasmo frizzantino-fiorentino, con la sua lungimiranza politica, e con le sue decisioni prese a volte in modo istintivo di cuore e impulsivo che non sempre sono state comprese e valorizzate nella contestualità dei tempi ma solo considerate successivamente a cose fatte e poi passate o dimenticate facilmente e che però hanno dato buoni frutti nei momenti più difficili del Paese.
Ritornando ai contenuti, è d’obbligo fare un flash relativo all’alternativa di cui abbiamo accennato prima. Il Terzo Polo ha come obiettivo di segnare un argine al populismo di destra e di sinistra oltre che al sovranismo, di rappresentare in continuità e determinazione la preziosa eredità politica e programmatica che ci ha lasciato il premier Mario Draghi e di presentarsi come ago della bilancia nell’ipotesi sempre probabile che con la quota del proporzionale si dovesse arrivare ad un pareggio in una delle due Camere o ad una non vittoria del centro-destra. Basti ricordare nel 2013 la non vittoria del Pd di Bersani, candidato premier.
Non sottovalutiamo questo scenario e soprattutto non escludiamo la possibilità che gli elettori di stampo moderato, liberal democratico, riformistao cattolico possano decidere di non votare in automatico Fi o il Pd, in particolare dopo il terremoto politico, le delusioni e le confusioni ai quali sono stati messi davanti, in questi giorni difollia. Per cui la partita è ancora aperta, resta viva e accesa, nonostante i sondaggi diano già per vincente lo schieramento della Meloni. Per ultimo non trascuriamo il fatti che ci sono pure gli astensionisti momentanei o gli incerti che sceglieranno all’ultimo momento chi votare, senza tralasciare il punto importante di come si svilupperà ed entrerà nel vivo la campagna elettorale, non appena verranno presentati i simboli e liste dei candidati. I toni usati finora non stati di buono auspicio ma noi speriamo sipossano abbassare al più presto, per diventare più armoniosi e rendere il messaggio più comprensibile agli italiani e per metterli nelle condizioni di decidere bene e conconsapevolezza. Tutto comunque è in fermento…e noi ritorneremo ancora qui -se sarà necessario- per raccontare, analizzare, interpretare.
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