Le Associazioni dei consumatori: "Sembra quasi incredibile ma il Governo ha ritenuto che bisogna ripartire. Anche con la ludopatia"

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L'immagine di un gratta e vinci
  28 aprile 2020 18:20

"Nella crisi da coronavirus riparte perfino il gioco d’azzardo, con gradualità, lentamente, nel rispetto delle misure di sicurezza, nonostante una pericolosissima crisi economica che attanaglia famiglie e imprese, e con un’attenzione direi sbrigativa ad un grande male, la ludopatia". E' quanto si legge in una nota di Bruno Valentino  Difesa Consumatori lametini, Giuseppe Gigliotti Italia Nostra Lamezia Terme, Saveria Gigliotti Comitato malati cronici del lametino e Giuseppe Marinaro Lavoro Progresso e Salute.  "Insieme alle costosissime spese medico-sanitarie - prosegue la nota -  che bisogna affrontare, vi sono conseguenze collegate al gioco d’azzardo, che determinano le dissoluzioni di legami affettivi, familiari, educativi, fallimenti economici, la scomparsa di attività imprenditoriali, sono danni incalcolabili. L’azzardo è un vortice che avvolge innumerevoli componenti del vivere umano e sociale, non rovina solo il giocatore, dietro di lui scendono nel fondo di un abisso la famiglia, i legami, le amicizie, il lavoro. Tutto viene trascinato in questa idrovora che risucchia il meglio delle relazioni e delle risorse. Lo spettro dell’usura e del riciclaggio si defilano dietro questa dolorosa dipendenza. La costante frustrazione della perdita innesca altri e dolorose illusioni che inducono a tentativi sempre fallimentari".


"Di qui nessun atteggiamento moralistico deve inquinare l’approccio al problema della ludopatia, - si legge ancora - ma la necessità di riproporre la vocazione alla dignità umana di ogni persona” e da questa consapevolezza l’appello alla libertà che determina scelte coraggiose ed energici ‘no!’ che conferiscono il senso di un’altissima responsabilità e di una ricerca di senso autentico per ciò che concerne le relazioni, l’impiego dei talenti, la cura dei legami, l’attenzione ai bisogni dell’altro".

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"La prevenzione - conclude - deve passare attraverso l’attenzione a ciò che ci circonda. La gioia non è un narcisistico benessere spesso immortalato dalla moda dei selfie istantanei, che se da un lato evocano una interiore vacuità, dall’altro sono anche una ricerca, un appello per il ritrovamento di una capacità di relazionarsi nell’amicizia sincera, nella premura verso chi è nel bisogno, nell’ascolto di chi ha perso la speranza.La solitudine non si combatte con il riempitivo allucinogeno di un gioco che deforma le relazioni, ma abbattendo il diaframma dell’egoismo e della smodata ricerca di un godimento estemporaneo che il profitto ed il guadagno lasciano intravedere ma che non possono dare. Curare la persona significa rimetterla in relazione. Non lasciarla sola.Offrire aiuto e sostengo .Anche psicologico. Una società seria non può chiudere gli occhi davanti ai tanti dammi che la dipendenza del gioco procurano".

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