di GIANPIERO TAVERNITI
"Nell'entroterra della tanto conosciuta bandiera blu , la perla jonica di Soverato, ci troviamo nella parte alta della cittadina, nel borgo antico , originario, della Soverato Vecchia. Arroccato dall'alto di una collina alta circa 100 metri , ma domina sul fiume Beltrame che lo sfiora-Rimaniamo incantevolmente affascinati dal suo silenzio e dall'aria pulita che da queste parti si respira.
Sito originariamente di SUBERATUM, con il terremoto del 1783 fu distrutto, OGGI tradizionalmente lo si definisce Suvaratu u Vecchiu, L’impianto urbano è strutturato a schemi tipici del medioevo: il villaggio è attraversato da stretti vicoli dove si alternano piccoli edifici a schiera e case-torri, ci giungiamo comodamente appoggiandoci a un corrimano in legno ben saldo, osserviamo ottima cartellonistica illustrativa, perfetto taglio dell'erba con visibile pulizia del sito e un sistema di video controllo che qualche vandalo ha cercato di oscurare fregandosi qualche camera esistente a sorveglianza del sito.
Il conglomerato urbano , è composto da due chiese: quella collocata più in alto è la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, collocata nelle vicinanze del muro di cinta settentrionale.
L'altra chiesa è quella Matrice che ha delle parti ancora conservati discretamente che di recente hanno consentito di riprendere studi e ricerche sulla stessa, inoltre citiamo la chiesetta di S.Nicola , u trappitu e il Palazzotto. Assistiamo a un tramonto incantevolmente incantevole , osserviamo a qualche lucertola che su un passamano , si scalda con gli ultimi raggi di sole della giornata, in lontananza si ode la voce , di una messa cantata in onore del Corpus Domini e nella lontana vallata , qualche campanellino di capra o agnellino che all'imbrunire in gregge ritorna al sicuro ovile.
Che dire, se la città di Soverato , assieme ad associazioni territoriali ed istituzioni regionali, ha voluto investire nel ridare dignità , di certo non ha sbagliato, visto che per sapere dove bisogna arrivare di certo bisogna voltarsi indietro per vedere da dove si arriva e una volta individuate le origini territoriali, di certo se ne rimangono delle tracce , non bisogna abbandonarle o restituirle alla natura, ma bisogna rivalutarle e renderle fruibile ai visitatori e ai cittadini che di certo nel passato dai loro avi , hanno sentito parlare sovente di Subaratum".
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