Le foto del fotografo calabrese Rino Barillari patrimonio dell'umanità
01 ottobre 2024 21:53Pubblichiamo un articolo di Pino Nano pubblicato su giornalistitalia.it
di PINO NANO
«Nessun libro di storia riuscirà mai a raccontare il nostro Paese come l’archivio fotografico di Rino Barillari. Un patrimonio dell’umanità che, oltre a testimoniare la grandezza umana e professionale del Re dei Paparazzi, testimonia che non serve a nulla ingolfare i nostri telefonini di milioni di foto, che probabilmente non rivedremo mai, se non riusciamo a guardare dentro l’obiettivo con gli occhi dell’anima».
Carlo Parisi, direttore di Giornalisti Italia e segretario generale della Figec Cisal, introduce così la proiezione del docufilm “The King of Paparazzi – La vera storia”, prodotto da Michelangelo Film, Istituto Luce Cinecittà, Sertis Filmper, la regia di Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano, che narra i «cinquant’anni di carriera straordinaria di un fotoreporter conosciuto in tutto il mondo come la Ferrari che, dagli anni d’oro della Dolce Vita, continua a raccontare l’Italia con immagini che parlano più di mille parole».
Quella di Rino Barillari, calabrese di Limbadi, scappato di casa a 14 anni con la benedizione della mamma per tentare la fortuna a Roma è, insomma, «una storia straordinaria di impegno e di grande professionalità, fatta di lunghi appostamenti e fidati informatori, per carpire l’attimo fuggente di quello che, spesso, si è trasformato in uno scoop mondiale: un bacio, una trasgressione da mettere in prima pagina sui giornali, un corteo di protesta, un agguato…
Foto rubate, seguite spesso da fughe rocambolesche, 76 macchine fotografiche fracassate e aggressioni finite con 163 ricoveri in ospedale per 11 costole rotte, 1 coltellata allo stadio e tante manganellate subite durante le cariche della polizia. Ma, come ama ripetere spesso: “a guerra è guerra”».
Nel cuore di Roma, nella sala dell’Azzurro Scipioni del rione Prati, “dove il cinema è arte”, Roma Capitale trova il modo per celebrare ancora una volta, per l’ennesima volta, uno dei suoi “ragazzi di strada” più famosi al mondo: Rino Barillari che, nei giorni scorsi, sull’incantevole isola dello Stagnone di Marsala ha ricevuto il Premio Mozia 2024 alla carriera per il suo lavoro e la magia delle sue fotografie che raccontano come nessun altro un’epoca straordinaria.
«Quando Roma – ricorda il regista Giancarlo Scarchilli – divenne il centro del mondo per una serie di eventi irripetibili, dall’uscita del film di Fellini “La Dolce Vita” alle Olimpiadi di Roma del 1960, allo Start System hollywoodiano che in quella stagione trasferì le sue grandi produzioni proprio nella Capitale, “Ben Hur”, “Cleopatra”, “La Bibbia”, e via di questo passo».
«Partendo da quel magico periodo, gli anni ’60 – spiega Scarchilli ad una platea di amici e appassionati della storia personale di Rino – il film racconta, sempre attraverso gli “scatti” lucidi e puntuali di Barillari, i decenni successivi con le sue trasformazioni sociali, politiche e culturali».
Un vero e proprio film che narra la carriera cinquantennale del celebre paparazzo attraverso le immagini e le voci di numerosi personaggi. Ne emerge un quadro vivido e quanto mai reale della storia d’Italia, dallo spettacolo alla politica, filtrata dagli occhi di un artista visivo fuori dal comune. La proiezione del film su Rino Barilari è stata inserita a pieno titolo all’interno della rassegna cinematografica “Il mistero del ’900, nata in collaborazione con la Siae, nel calendario dell’Azzurro Scipioni di Roma.
«Praticamente – sottolinea Giancarlo Scarchilli – l’Azzurro Scipioni fa un tuffo nel ‘900 con una rassegna di film e di documentari di alto rilievo distribuiti da Luce Cinecittà, affrontando il tema delle grandi guerre, di talenti dimenticati (ritratti di donne e uomini eccellenti), delle migrazioni di popoli che sognano un mondo migliore, e di visioni poetiche del mondo, e in questo contesto non poteva mancare la vita e la storia di un testimone del nostro tempo come lo è stato Rino Barillari».
«Se Rino fosse vissuto in America – aggiunge Carlo Parisi – avrebbe da tempo vinto il Premio Pulitzer, oltre che per il valore assoluto delle sue opere, per la passione e l’impegno che ancora oggi, alla soglia degli 80 anni che compirà l’8 febbraio prossimo, caratterizzano le sue giornate.
Le notti romane sono cambiate enormemente, i telefoni cellulari raccontano ormai tutti i segreti della vita di un quartiere, di un paese, di un personaggio importante, ma Rino Barillari è sempre in giro, di giorno e di notte, pronto a fermare ancora una volta l’immagine che fa notizia, lo scatto di cronaca che diventa uno scoop.
Un esempio mirabile che ho avuto il privilegio di vivere tutte le volte che, chiamandomi al telefono, mi ha proposto di accompagnarlo in un “giro di caccia”».
La regia del film è a quattro mani, di Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano, 77 minuti di immagini e di emozioni forti, con un cast d’eccezione, da Giuseppe Tornatore a Carlo Verdone, da Giancarlo De Cataldo a Filippo Ceccarelli e Walter Veltroni, da Bruno Vespa a Giuliano Montaldo e naturalmente lui, Enrico Lucherini, che il cinema italiano lo ha raccontato dall’inizio alla fine. Ma ci sono anche le voci e le testimonianze dirette di Andrea Andermann, Antoni Marini, Valerio Caprara, intercalate al protagonista assoluto di questa favola moderna: Rino Barillari.
È stato il Covid ad impedire a migliaia e migliaia di persone di vedere questo docufilm al cinema, e non a caso, all’Azzurro Scipioni, più che ad un cineforum pareva di essere alla prima del film. Un film d’autore e di grande successo a cui la critica che lo ha visto ha dato pieni voti.
“Rino Barillari – The King of Paparazzi – la vera Storia” è un documentario prodotto da Istituto Luce Cinecittà e da Michelangelo Film, proiettato per la prima volta all’interno della sezione “Riflessi della Festa del Cinema di Roma”. Era di sabato ed era il 27 ottobre del 2018.
Fu un evento straordinario per Roma Capitale. Il film venne proiettato nella solennità dell’Auditorium del Maxxi e fu per Rino Barillari una sorta di celebrazione alla sua carriera e alla sua storia, con questa colonna sonora di sottofondo firmata da Andrea Guerra per la Bixio S.a.m.
Ma la festa non si fermò a questa solenne parata di vip e di personaggi famosissimi del mondo del cinema italiano e straniero. Contemporaneamente l’Istituto Luce Cinecittà annunciava in quei giorni due ulteriori appuntamenti per approfondire la figura di Rino Barillari, indiscusso Re dei Paparazzi ma anche “insuperabile maestro di reportage.
In occasione del vernissage della mostra delle sue foto, allestita nello spazio Extra del Maxxi dal 12 al 22 ottobre di quell’anno, fu presentato il volume omonimo, edito da Istituto Luce Cinecittà e Edizioni Sabinae, curato da Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano, con le prefazioni di Irene Bignardi e Oliviero Toscani. Introdussero la serata Laura Delli Colli, vicepresidente della Fondazione Cinema per Roma e residente del Sngci, insieme al presidente e amministratore delegato dell’Istituto Luce Cinecittà, Roberto Cicutto, ai curatori e allo stesso Rino Barillari.
Il trionfo puro dell’uomo e del fotoreporter che ancora, al cinema Azzurro Scipioni, sotto lo sguardo divertito dell’inseparabile moglie, la giornalista Antonella Mastrosanti, ha raccontato se stesso con questa sua autoironia destabilizzante e coinvolgente e questo suo slang italoamericano che sembra prendere in giro se stesso prima ancora che gli altri. Meraviglioso Rino Barillari.
La stessa mostra, prodotta da Istituto Luce Cinecittà, e curata da Martino Crespi, non era altro che un percorso espositivo che presentava una galleria di 100 foto “rubate”, ognuna delle quali racconta ancora oggi – ma lo sarà per sempre – una storia dove lo spettatore potrà “incontrare” attori, attrici e registi di tutto il mondo tra i tavolini di via Veneto, essere testimone dei grandi scoop degli anni ’60 –’70 e scoprire un Rino Barillari assolutamente inedito.
L’ultima sua uscita, prima della proiezione del documentario di Giancarlo Scarchilli, era stata la settimana scorsa a Mozia, in Sicilia, dove Rino Barillari ha ricevuto il Premio Internazionale Mozia 2024, con una motivazione ufficiale, letta sul palcoscenico di Mozia dal presidente del Comitato Scientifico, Gianni Letta, in cui c’è tutta la vita del grande fotografo calabrese:
«A Rino Barillari per aver saputo raccontare la storia e la trasformazione del Costume italiano usando semplicemente la sua macchina fotografica, e per aver reso famosa in tutto il mondo la strada oggi più frequentata di Roma, Via Veneto.
Ma anche per aver utilizzato le immagini della “Dolce Vita” per rappresentare al mondo un’Italia felice e tranquilla. Ma anche per aver saputo raccontare la drammaticità degli anni bui della Repubblica, dai primi aliti del terrorismo alla morte di Aldo Moro».
All’Azzurro Scipioni, come aveva fatto alcuni giorni prima ritirando il premio sul palco di Mozia, Rino Barillari racconta delle mille “botte” ricevute nel corso degli anni per il lavoro che fa. Sorride, si diverte, prende in giro sé stesso, un uomo da palcoscenico e di grande simpatia ed empatia popolare, e tra una parentesi e l’altra continua a fare il suo mestiere di sempre: il fotoreporter. A Mozia a farne le spese sono state Stefania Battistini, Paola Saluzzi e Incoronata Boccia, tre stelle del giornalismo televisivo italiano, ma per Rino l’occasione di averle tutte e tre insieme era troppo ghiotta per rinunciarci.
Il Tg1 gli ha appena dedicato uno speciale TV in cui Rino Barillari racconta sé stesso e, soprattutto, ricostruisce la sua vita di fotoreporter da quando era bambino, e da quando all’età di otto-nove anni andava ad aiutare lo zio che in Calabria, a Limbadi, suo paese di origine, aveva un piccolo cinematografo e dove Rino gli porgeva le pizze dei film da mandare in onda.
Ricordate “Nuovo Cinema Paradiso”, Premio Oscar per il miglior film straniero nel marzo 1990, il capolavoro di Giuseppe Tornatore che racconta la vita di Totò (Salvatore Cascio da bambino) che, ormai affermato regista, da grande (Jacques Perrin), torna al suo paese (Giancaldo) per il funerale del suo vecchio amico “macchinista” Alfredo (Philippe Noiret)?
Nel film di Giuseppe Tornatore, Totò si imbatte nei ricordi e nelle emozioni dell’infanzia, dell’adolescenza e della gioventù (interpretato da Marco Leonardi) ripercorrendo con la memoria gli anni, struggenti e malinconici, vissuti accanto al vecchio “macchinista” Alfredo al quale, da bambino, porgeva le pizze cinematografiche.
Esattamente come Rino Barillari, che da bambino, nelle arene dei cinema all’aperto, porgeva le pizze dei film allo zio. Due capolavori, una doppia leggenda.