«Forse è un po’ tardiva rispetto alla vicenda della revoca, ma le imprese che rappresento devono rispondere alle accuse rivolte dal sindaco sul depuratore: la colpa non è delle imprese se non è stato realizzato. Non hanno nessuna responsabilità». Anzi, «è il Comune che alla fine non lo ha voluto realizzare». È piuttosto abrasivo l’avvocato Salvatore Galluzzo che in una conferenza stampa convocata in un hotel catanzarese ha rappresentato le tesi della Cisaf, Rogu, Scutieri, Concolino e Greco, che circa un annetto addietro hanno subito la revoca del "vecchio" appalto del "nuovo" depuratore. Le cinque ditte sarebbero anche disposte al passo indietro: «ancora oggi – afferma il legale- sarebbero disponibili ad effettuare i lavori del depuratore, se l’Amministrazione avesse il coraggio di annullare la revoca. Tanto non si farà il nuovo impianto, si farà solo revamping dell’attuale e chissà con quali tempi».
IL LUNGO TRAVAGLIO DEL PROJECT FINANCING- La storia burocratica del project financing (finanziamento pubblico con compartecipazione dei privati) da circa 26 milioni di euro revocato è piuttosto complessa. Galluzzo ha provato a farne una sintesi. Prima era stata bandita una gara che prevedeva un doppio sistema depurativo, ma andò deserta. Dopodiché, si scelse l’unica ubicazione dell’impianto (prima era ad Alli, poi si preferì Corace), con tanto di collettazione fognaria dei quartieri sprovvisti e, grande novità, il servizio di bollettazione con sostituzione dei contatori. Un mega appalto integrato bandito nel 2014. L’aggiudicazione arrivò nel 2015. Oltre alle cinque imprese già richiamate, la capofila era la Compunet che appunto aveva come esclusivo interesse quello “tecnologico” della bollettazione. Tuttavia, la gara era «a perimetro variabile», l’ha definita Galluzzo, prevedendo che l’affidamento del servizio fosse eventuale. Ed effettivamente il Comune decise di non aggiudicarlo. Da quel momento, il project financing ha imboccato la strada del fallimento.
I CONTRASTI CON LA CAPOFILA- A quel punto, alla capofila veniva meno l’unico interesse a partecipare alla gara. Seguì il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato che diede ragione al Comune. Non sarà la prima volta. A quel punto iniziarono i conflitti nella compagine di imprese. La «Compunet per uscire ha chiesto alle altre ditte 350 mila euro, che non hanno voluto dare», dichiara l’avvocato Galluzzo. La procedura si paralizzò finché gli uffici di Palazzo De Nobili non decisero, poco meno di un anno fa, di revocare l’aggiudicazione provvisoria perché dal 2015 a metà 2018 non è stato presentato alcun progetto. La scelta del Comune si è rivelata "vincente", di nuovo, al Tar e lo sarà quasi sicuramente in via definitiva al Consiglio di Stato (per ora c’è stata un’ordinanza). Tuttavia, Galluzzo, smettendo quasi i panni dell’avvocato, dice: «questa scelta del Comune cosa ha portato? Di fatto a non realizzare il nuovo depuratore. Hanno fatto tutto loro, le imprese che rappresento (le cinque: Cisaf, Rogu, Scutieri, Concolino e Greco; ndr) sono state sempre disponibili a proseguire con la procedura.Si dirà che la giustizia trionfa ma il depuratore nuovo comunque non si farà».
Il Comune ha scelto la riqualificazione dell’impianto esistente in località Verghello che, come già raccontato, sta affrontando un presente parecchio difficile (leggi qui), tra somme urgenze e rischio di collassamento. (g.r.)
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