Quattro condanne e un'assoluzione sono state decise dal Tribunale collegiale di Catanzaro nell'ambito del processo nato dall'inchiesta della Dda di Catanzaro "Via col vento" sull'ingerenza delle cosche nell'affare dell'eolico. Condannati a 11 anni di reclusione ciascuno Pantaleone Mancuso, alias "Scarpuni", boss di Limbadi; Rocco Anello, boss di Filadelfia e Romeo Ielapi, di Filadelfia.
Sette anni di reclusione sono stati comminati a Riccardo Di Palma di Guardaregia (Campobasso) mentre è stato assolto Mario Scognamiglio, di Napoli. L'indagine parte dalla Dda di di Reggio Calabria, guidata da Giovanni Bombardieri, denominata "Via col vento" che ha messo in luce l'ingerenza delle cosche nell'eolico. Per competenza territoriale, essendo coinvolte persone appartenenti a diverse province calabresi, i fascicoli con le posizioni degli indagati sono state inviate ai tribunali competenti. Il fascicolo con le posizioni della cellula catanzarese è quindi passato nelle mani del sostituto procuratore Antonio De Bernardo, oggi alla Dda di Catanzaro, che aveva seguito l'inchiesta dai suoi esordi, quando era pm a Reggio Calabria. I carabinieri hanno dato inizio all'inchiesta nel 2012.
Secondo quanto emerso, in quattro province su cinque - Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia - i clan Paviglianiti di San Lorenzo, nel reggino, Mancuso di Limbadi e Anello di Filadelfia, entrambi nel Vibonese, e Trapasso di Cutro, nel Crotonese, avrebbero di fatto gestito la costruzione dei parchi eolici. Un'ingerenza resa possibile grazie alla connivenza di amministratori e imprenditori.
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