Nasce a Catanzaro "Le parole che non (o)so dire", il gruppo di ascolto per promuovere la comunicazione delle emozioni come chiave e antidoto ai disagi degli adolescenti e non solo.
"La comunicazione e l’investimento sulle relazioni umane basate sulla condivisione sana e opportunamente mediata delle emozioni, può davvero essere di grande aiuto per riscoprire la “naturale” capacità di supportarsi a vicenda in quanto esseri umani".
A spiegarlo è Salvatore Belfiore, dottore in "Scienze della Comunicazione" e in "Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico", Fondatore dell’Associazione Culturale GALA- Messaggi Consapevoli, Insegnante "Metodo Soul Voice ®" di Karina Schelde, Istruttore certificato Kundalini Yoga secondo gli insegnamenti di Yogi Bhajan, Fondatore e Presidente dell’ A.S.D. Yoga Studio Catanzaro” e Ricercatore vocale
Ogni Martedi quindi, dalle ore 19.00 alle ore 20.00 circa, Belfiore ospiterà nel suo studio di Yoga il gruppo di ascolto e supporto: "Mi auguro possa servire per creare uno spiraglio di sostegno e aiuto alla cittadinanza che verrà coinvolta a sperimentare tecniche di comunicazione e ascolto attivo, che sono parte del metodo Soul Voice di Karina Schelde che insegno dal 2014", aggiunge Belfiore.
"I tre anni intensi e traumatici dai quali proveniamo tutti, ci insegnano come le parole e la comunicazione possono essere “usate” per gli scopi tra i più disparati…
Si possono usare parole sapientemente scelte per spaventare, imporre dictat, convincere, fare opera di assurda e inaccettabile propaganda e persuasione e , ovviamente, vendere un "prodotto" qualunque, materiale o immateriale.
Perché ancora non ci interroghiamo, quindi, su quali siano gli effetti delle nostre parole, dei nostri silenzi, della nostra indifferenza?
Da uomo, terapeuta e insegnante di comunicazione e yoga, mi interrogo ogni giorno se sono stato superficiale e indifferente alle malcelate e possibili richieste di aiuto e comunicazione, di tutti quelli che ho incontrato durante la mia giornata. E spesso, rivedendo a ritroso le mie conversazioni, mi chiedo come avrei potuto essere al servizio di chi ho incrociato, anche solo offrendogli uno spazio per essere ascoltato senza giudizio. I pochissimi dati che sono riuscito a trovare in merito al disagio psicoemotivo e alle sue conseguenze, mi offrono una finestra di analisi davvero inquietante: ogni anno in Italia assistiamo in media a circa 4mila suicidi , ciò vuol dire che ogni dieci anni scompare una città di 40mila abitanti. Inoltre dal primo gennaio del 2022 si contano 129 suicidi e 153 tentati suicidi e il “sud Italia” è la zona d’Italia in cui c’è la maggiore numero di suicidi rispetto ai dati del nord e del centro. (https://www.fondazionebrf.org/osservatorio-suicidi/) Un altro dato molto interessante e ovviamente ultra trascurato è che gli uomini si suicidano in maniera sproporzionatamente alta: dalle 4 alle 5 volte più delle donne (https://www.istitutobeck.com/beck-news/suicidio-a-maggioranza-maschile).
Vivendo in una città come Catanzaro, che vanta un preoccupante numero di suicidi attraverso un ponte (e non solo) che è diventato tristemente noto proprio a causa di essi, mi sono chiesto come potessi mettere a frutto la mia formazione per sopperire a questo disagio.
E soprattutto per scongiurare e infrangere il muro di omissioni e complici silenzi ai quali assisto ogni giorno, nella vita “reale” e sui social.
Sono spesso identificato pubblicamente come “l’insegnante di yoga”, eppure durante il lockdown, ho ricevuto parecchie richieste di aiuto da parte di cittadini che attraverso telefonate disperate, mi chiedevano aiuto e un supporto laico e senza giudizio, seppure attraverso l’ascolto telefonico".
"Senza volere entrare nel merito di una carenza di strutture predisposte, ho deciso di creare un gruppo di ascolto e supporto cittadino, proprio per ottemperare a questa grave mancanza in un territorio come il nostro ad alto rischio e che ha visto un acutizzarsi di disagio, specialmente in seguito agli anni di isolamento e “delirio condiviso a livello istituzionale”, derivanti dalla “pandemia”. -conclude Belfiore-
Ho deciso di chiamare il gruppo di ascolto: “Le parole che non (o) so dire”, che è il nome di un vecchio progetto di “alfabetizzazione emotiva” potremmo dire, che ho usato in passato nelle scuole per promuovere la comunicazione delle emozioni come chiave e antidoto ai disagi degli adolescenti".
Appuntamento ogni martedì con l'esperto, quindi, per chi ha qualcosa da dire e non trova il coraggio, per chi ha bisogno di supporto non si sente ascoltato, per chi vuole esprimere un'emozione e non ha ancora tirato fuori la voce.
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