Le parole di Franco Cimino per Francesco Cuteri: "Un prof catanzarese alla conquista di Roma"

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Franco Cimino
  02 novembre 2022 21:42

di FRANCO CIMINO

Francesco Cuteri andrà a Roma. Ci lascia. Va a ricoprire una delle cattedre più prestigiose di tutto il mondo della docenza, dalle scuole materne all’Università. Ha ottenuto, per meriti concorsuali, la cattedra di Beni Culturali all’Accademia Belle Arti di Roma. Sì, abbiamo capito bene, Roma, non solo la capitale del mondo, ma la vetrina del genio artistico italiano, la cassaforte di quei beni artistici e culturali che anche in Paradiso ci invidiano.

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“Vivo questo incarico come un dono, che ricevo con emozione e responsabilità. Sarà un modo per crescere e sperimentare nuovi percorsi culturali”. Questi sono i sentimenti con cui andrà a “incominciare” su una strada nuova il cammino che ha sempre percorso sulla spinta non solo della curiosità per il sapere, ma per amore incondizionato per tutto ciò che sono le tracce lasciate dall’uomo dal principio del suo cammino. E per la passione sfrenata per quella “ scienza” tra le più umane, l’archeologia, attraverso la quale ha scavato nella terra, per cercare, sempre trovando, frammenti di civiltà utili non solo a ricomporre, con pietre e mosaici e colonne e monete e vasi e graffi sulle rocce, il senso vero della storia dell’uomo, ma anche il valore profondo del suo incontrarsi con gli altri suoi simili, tutti diversi, per costruire una vita pacifica e materialmente sicura.

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Francesco, il professore Francesco Cuteri, non è soltanto questo. È assai di più. Uomo vero di cultura vera, costruita con studi costanti delle diverse scienze e discipline, per i quali è diventato un umanista profondo. Dotato di una parola aulica e romantica, porta con la voce piana di chi vuol sussurrare il bene che discende dal sapere e la bontà che nasce dalla cultura, Francesco insegna. Insegna ciò che sa e ciò che insegnando apprende. Come gli antichi filosofi, ché filosofo egli è. La dolcezza con cui argomenta, manifesta la robustezza del pensiero e il poetare attorno ai sentimenti che esprime lo fanno poeta. Il suo sguardo di eterno fanciullo su tutto, anche sulle aule delle lezioni e sugli occhi di chi lo ascolta, richiama alla fanciullezza che abbiamo perduto per farci assaporare il piacere doveroso di riconquistarla.

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Francesco, io l’ho conosciuto vent’anni fa quando, con Rosa Maria e le nostre figlie, mi sono definitivamente trasferito a Catanzaro. E proprio in quel Centro Storico, che lui e quell’altro grandissimo intellettuale di Oreste Sergi, “ faticavano”, allora solitari e fors’anche isolati, a farlo conoscere ai catanzaresi in tutta quella bellezza che ignoravamo. Quando nel duemilasei stavo per diventare Sindaco senza esserci riuscito, com’è noto, la prima cosa che mi venne in testa è stata: “ questi due me li porto al Comune. Catanzaro deve rinascere dalla sua storia per riaffermare l’identità smarrita e dalla cultura per crescere nel Progresso e nella sua dimensione di guida piena della Calabria. Oreste e Francesco, a me che avevo ricevuto il dono di due gemelle, mi sembravano davvero i due gemelli del Bene, del Bello, del Giusto. I gemelli di Catanzaro.

Ora, il primo si è concentrato nei studi storici e nell’insegnamento ai ragazzi più giovani. Due attività, alle quali tiene molto e che l’hanno protetto da delusioni profonde ricevute dalla sua Città versante istituzionale e politico soprattutto. Del sentire più profondo di Francesco in ordine al suo rapporto con questa Città politica, non so, per quanto io abbia sentito in questi ultimi mesi il battito del suo cuore e quel suo sguardo particolare, proprio degli umili che non si dolgono mai e mai recriminano su nulla. Amano e servono. E delle delusioni, quando vi fossero, ne fanno lezione morale. Per tutti . E sprone per nuove fatiche. Quelle più utili e affascinanti, cercare la Bellezza. Dappertutto. Perché chi ama e studia, sente e vede, la Bellezza la trova, anche nella buia scalinata di Pratica, la parte più nascosta di via Carlo V, che da quelle scale scende alla mitica stazione della romantica Calabrolucane. Non parlo più di Catanzaro e di ciò che Francesco significhi per Lei( anima e persona, storie e persone, oltre che famiglia ).

E non dico di tristezze e di rimpianto. Dico, invece , della gioia che lui ci dà insieme all’orgoglio di vederci rappresentati nella Capile della Storia e della Cultura. Da domani Roma sarà più ricca. L’Accademia delle Belle Arti più ricca di forza e di prestigio, già toccate con la nomina a presidente di Pino Soriero, un altro catanzarese illustre. Catanzaro è a Roma, qui, e oggi, meglio di come non sia stata negli anni per altri ambiti dell’impegno socio-politico. E noi ne saremo fieri. Specialmente, quando la cultura saprà mettere insieme finalmente, quei tanti catanzaresi, che nella capitale hanno dato lustro e ricchezza con le loro straordinarie qualità umane, intellettive, artistiche e professionali. Adesso vai Francesco e fatti valere. Però, poi, torna. Tornerai, vero? Sì che tornerai. Qui c’è tanto bisogno di te.

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