“La farmacia rurale, ovvero la farmacia delle aree interne e dei piccoli centri, è uno strumento di coesione sociale e di risposte alle esigenze sanitarie dei cittadini. La si può definire un’impresa sociale, gestita da un professionista che con sforzi di capitale umano e finanziario offre quotidianamente attenzione, professionalità e competenza, contribuendo anche alla salvaguardia del territorio”. E’ quanto afferma Maria Cristina Murone, rappresentante delle farmacie rurale in Federfarma presentando il convegno sul tema “La farmacia rurale: un patrimonio sanitario e sociale da salvaguardare” che si terrà sabato 7 marzo al T Hotel (Feroleto Antico).
“I colleghi rurali si trovano frequentemente ad operare in paesi dove non sussistono più i servizi essenziali, come scuole, uffici postali, stazione dei carabinieri; in questi casi la farmacia rurale diventa pilastro della comunità, offrendo pure servizi che nelle città sembrano scontati, ma che nei paesi gravano tutti sulle spalle del Titolare, come la reperibilità notturna, i turni festivi – afferma la dottoressa Murone -. Oggi le misure di contenimento della spesa farmaceutica incidono sulla quota SSN che rappresenta oltre il 60-70% del fatturato delle piccole farmacie che divengono, così, le più economicamente vulnerabili. I Farmacisti Titolari di farmacie rurali sanno bene che rigore e austerità sono e saranno indispensabili per ripianare il deficit nei conti regionali, ma sono le realtà più piccole a pagare di più, come pure le piccole farmacie sempre uniche, insostituibili e fragili, con dentro un Professionista che tra mille difficoltà va avanti con spirito di servizio e abnegazione. Il 7 marzo vuole essere una giornata di confronto, di scambio di idee, di proposte, di presentazione di progetti da condividere con Colleghi, con Rappresentanti di categoria, con le Istituzioni, con la Classe politica. Le Farmacie rurali – conclude Maria Cristina Murone - ci sono e ci saranno, così come i loro Titolari che confidano in un potenziamento di strumenti che consentano loro di esercitare appieno la propria professione”.
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