Le visioni "urbane" di Apollonia nelle installazioni virtuali dedicate alla "Città che ride"

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images Le visioni "urbane" di Apollonia nelle installazioni virtuali dedicate alla "Città che ride"
L'installazione di Apollonia su Corso Mazzini a Catanzaro
  08 giugno 2020 10:11

di  APOLLONIA NANNI

La prima domenica di maggio di ogni anno, ricorre la giornata mondiale della risata, istituita nel 1998 da Madan Kataria, fondatore del movimento internazionale dello yoga della risata. A tale proposito ho voluto realizzare delle innovative “installazioni virtuali”, una sorta di intervento psicologico, (in futuro l’idea prenderà corpo materialmente).

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L'installazione di Apollonia a Piazza Duomo

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Ho “proiettato” le mie opere, in particolare una iconografia da me creata raffigurante facce che ridono, ridono a crepapelle, di una risata folle, irrefrenabile, come quelle che possono “accadere” nei momenti più ingiustificati e impensabili, che svelano la follia di una scena di un accadimento inaspettato. Volti replicati sulle facciate della città di Catanzaro e non solo, come automi che ridono alle avversità che la vita comporta, antidoto e panacea, messaggio pervasivo positivo. La risata contagia ed è una manifestazione di fratellanza ed amicizia.

E’ un’emozione positiva e potente, una risata può cambiare il mondo, ed è per questo che a mio avviso : nelle aziende, nelle scuole, nello sport, in ambienti sanitari, case di riposo, pazienti oncologici, reparti pediatrici , malati di Alzheimer…dovrebbe campeggiare sulle pareti una trionfante immagine che ride, Le “risate” dipinte di Apollonia, proprio in virtù del potere taumaturgico del ridere.

Osservando le immagini realizzate, sembra di trovarsi in un Museo a cielo aperto. L’idea è nata nel periodo estivo quando la città si svuota e si può ascoltare il suo battito osservare nella quiete, gli anfratti , gli angoli solitari , le facciate degli edifici pare si concedano agli occhi dell’osservatore “nudi”, si porgono in un inedito scenario , per l’asfalto cocente e l’afa agostana, si ode solo il calpestio dei passi. L’ uomo viene raccontato attraverso le architetture di una città che spesso mutano, con un’epoca post. La città è un soggetto di cambiamento. Le città sono il futuro, perché partono da qui gli esperimenti sociali. Sono la meta della giovane famiglia “mobile” che vive in una dimensione liquida spazio-temporale, in questa nostra era digital-contemporanea in cui gli scenari urbani mutano di continuo anche attraverso interventi di street-art sui vari edifici. Io mi reputo, fra le tante sfaccettature del mio percorso artistico, una sorta di street -art digitale, entrando in relazione con gli spazi urbani, in quanto realizzo delle installazioni virtuali sulle facciate delle chiese degli edifici dei teatri, singolare l’installazione che ho realizzato per il Teatro Politeama di Catanzaro, la Basilica di San Giovanni Battista.

L’installazione  per il Teatro Politeama di Catanzaro

Quando mi trovo a camminare per le strade di Catanzaro , ma ovunque mi trovi, sono munita di macchina fotografica direi quasi sempre, e dopo attente osservazioni mi “calo” come uno speleologo , rimanendone affascinata realizzo le sorprendenti installazioni, soprattutto luoghi svuotati da elementi umani, e seleziono gli edifici che ritengo più idonee alle immagini delle mie opere che intendo installare, su queste tele a cielo aperto, in cui si fonde il classico col moderno. Vedere una città che cambia volto, nello specifico Catanzaro, si riceve una sensazione nuova innovativa, non più grigiore , ma vibrazioni cromatiche ovunque che infondono coraggio e gioia attraverso non opere inanimate, ma Arte viva!

Il mio intento è traghettare l’arte fuori museo, fuori dai soliti luoghi convenzionali, quante opere sono “costrette” a vivere “rinchiuse” in gallerie e musei, luoghi spesso poco fruiti. Mi piace rendere “vivi” i luoghi spesso dimenticati, in una sorta di Land -Art urbana, in quanto con questi miei interventi muta il territorio, l’ambiente circostante. Fantastico. In fondo viviamo una società contemporanea virtuale, di “materiale” di “reale” c’è ben poco. L’ arte stessa è un inganno, una utopia. Attraverso le “visioni” urbane di Apollonia si può sognare un luogo “altro”, una “conversione” di fantastici scenari attraverso la rielaborazione immaginifica  rendendo più attraenti e “sorridenti” le città. La “risata” di Apollonia risuona nella città di Catanzaro. 

 

 

 

 

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