di MASSIMO PINNA
Leadership, individualismo, organizzazione del lavoro. Passato, presente e futuro. Per conoscere meglio i nuovi parametri socio-psicologici dell’organizzazione del lavoro, Mariangela Monaca, giovane psicologa di Girifalco, ha dato alle stampe il suo primo libro. “Clima etico e leadership distributiva: un contributo empirico dei loro effetti su outcomes organizzativi.
Da dove nasce questo suo interesse?
"L’interesse per questo particolare tema nasce dal fatto che ci troviamo in un mondo fortemente influenzato dalla cultura occidentale improntata sull’individualismo, per cui, gli esiti produttivi in termini di economicità, efficacia ed efficienza prevalgono rispetto alla considerazione del lato “umano”".
Cosa vuole comunicare con questo libro?
"L’intenzione principale è, in effetti, proprio quella di far risaltare, attraverso la stesura di questo saggio, l’importanza del comportamento etico all’interno dei vari ambiti organizzativi, da quello scolastico a quello ospedaliero fino alle grandi aziende. E’ un tema che per troppi anni è stato sottovalutato non comprendendo il legame che, inevitabilmente, si crea tra esso e il rendimento lavorativo dei dipendenti. A tal proposito ho voluto presentare uno studio condotto in un’azienda pubblica di Pescara, al fine di confermare che i comportamenti dei lavoratori risentono dell’influenza della tipologia di clima etico trasmesso dalla cultura organizzativa vigente e che questo, di conseguenza, non può che condizionare anche gli esiti produttivi".
Ci illustri le novità che questo libro fa emergere nello studio dei fenomeni umani.
"Le novità riguardano principalmente i comportamenti considerati all’interno dello studio, tra i quali i cosiddetti “comportamenti di cittadinanza organizzativa” che si riferiscono ad un comportamento discrezionale del lavoratore, perciò, non previsto dalle sue mansioni ma mosso spontaneamente dall’individuo (un esempio può essere lo svolgimento delle mansioni anche oltre l’orario lavorativo o aiutare i nuovi arrivati ad orientarsi e fungere, quindi, da guida); l’ “impegno organizzativo”, tecnicamente definito “commitment”, che non riguarda l’impegno in senso letterale, ma l’identificazione con l’organizzazione e, da qui, la serietà e dedizione nello svolgere i compiti assegnati; e, ancora, la soddisfazione, la volontà di continuare a lavorare per quell’organizzazione e di raccomandarla ad altri. Ma la vera e propria novità riguarda l’esplorazione di un tipo di leadership ancora oggi molto sconosciuta: quella distributiva. Quando pensiamo al termine leadership, infatti, tutti noi immaginiamo una sola persona che guida un gruppo nell’eseguire determinati compiti al fine di perseguire obiettivi di interesse comune. In realtà, nonostante le numerose ricerche provenienti dal passato, la leadership non è un atteggiamento o una caratteristica personale ma nasce proprio all’interno di una realtà collettiva che condivide interessi e scopi; in effetti, la sua distintività sta nel fatto che ogni lavoratore ha un compito da eseguire affine alle proprie capacità e competenze. Tutto ciò ha conseguenze positive sui lavoratori stessi che si sentiranno coinvolti e, quindi, attivi nella scelta delle azioni da attuare e non semplici esecutori, e maggiormente motivati e soddisfatti del lavoro che svolgono. Gli studi sulla leadership distributiva sono ancora pochi e sono stati indirizzati principalmente agli ambiti ospedalieri dove la coordinazione e collaborazione tra i reparti è di primaria importanza affinché il motore organizzativo non si inceppi. Con lo studio che ho condotto, ho voluto far emergere tale dimensione che diviene sempre più importante nel panorama organizzativo in cui ci troviamo, imprevedibile ed in continuo cambiamento, ma c’è ancora una lunga strada da fare per capire in quali altri ambiti è possibile rilevare tale tipologia di leadership".
Visto il successo, l’interesse e la profondità di analisi della sua opera prima, ci saranno seguiti?
"Al momento non è in programma un nuovo libro ma, in futuro, non si sa mai".
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