di ENZO COSENTINO
Ogni tanto mettiamola in musica la politica calabrese. Questo non vuol dire che la politica non sia anche una cosa seria. Dipende sempre, comunque, da chi la fa e da come la si interpreta. In questi giorni dalla canzone napoletana si potrebbe mutuare un testo fra i più noti che con la voce di Claudio Villa ha fatto storia : “Torna, sta casa aspetta te…..”. Mettendola appunto in politica potrebbe più o meno essere stornellata così: “torna stu consiglio (regionale) aspetta te.” Una serenata su commissione che un menestrello potrebbe anche improvvisare in una di queste notti stellate, sotto il balcone di un consigliere regionale dimessosi e che,invece,quasi tutti i suoi colleghi (o ex) rivogliono in aula. E lo hanno espresso in voti tanti che le dimissioni per il momento sono stati respinte. Al di là di questa introduzione canterina la vicenda va vista veramente con una lente di ingrandimento. ad alta gradazione. Perché non è un personaggio qualsiasi quello che vuol lasciare il parlamento regionale. Si tratta di un imprenditore che si è fatto tirare dentro il gioco della politica che il “nostro” ha sempre guardato con diffidenza, sia a destra che a sinistra, forte di un suo personale background di alto profilo. Parliamo di Pippo Callipo che il giorno della sua investitura a candidato presidente della Calabria per il centrosinistra alle ultime regionali, e fortemente voluta dal PD e dal suo segretario Zingaretti, fu salutato come il possibile salvatore di una regione che proprio il centrosinistra, che l’aveva guidata con Mario Oliverio, lasciava con l’amaro in bocca tanti calabresi.
Le motivazioni politiche addotte da Callipo nella sua lettera di dimissioni sono pesanti e presentano un quadro, sicuramente realistico, in cui si trova la più alta Istituzione calabrese e che forse per Callipo non muterà in quanto si perpetuano vecchi riti “pagani” dai quali tutta la politica non sembra capace di uscirne. Alla faccia delle promesse di cambiamento che si sbandierano ed alla quali i calabresi non prestano più attenzione. Tuttavia quattro mesi di legislatura non potevano essere bastevoli per capovolgere un sistema. Anzi “errori” di valutazione e di percorso avrebbero aumentato nei cittadini quel purtroppo diffuso scetticismo. Ma è soltanto la constatazione del perpetuarsi di una consolidata pressi nella gestione politica il motivo che ha spinto Callipo a salutare tutto il Consiglio in cui proprio lui, da concorrente sconfitto avrebbe dovuto essere il leader dell’opposizione. O forse in questi quattro mesi di mandato il cavaliere Callipo ha toccato con mano che una cosa è idealizzare l’esercizio di una “politica alta” altra è quella di viverla nella quotidianità dell’attività legislativa che vede oggi più di ieri gli schieramenti di maggioranza e di opposizione distanti. Il dato, quasi unanime- soltanto tre consiglieri non si sono allineati- emerso in sede di votazione sulle dimissioni (respinte) potrebbe far riflettere il consigliere Pippo Callipo sulla opportunità di ritirarle e rientrare a Palazzo Campanella. Ma potrebbe anche darsi che quegli attestati di stima che l’aula ha espresso al Cavaliere siano inquadrati, dal diretto interessato, come un riconoscimento imprescindibile alla sua statura morale, imprenditoriale e non come una condivisione del significato politico che è alla base delle dimissioni. In questi giorni non sarebbero mancati continui contatti per “ragionare sul caso” fra Callipo ed esponenti della sua parte politica.
Il consigliere Callipo resterà sulle sue posizioni? O fedele al motto del suo movimento “Io resto in Calabria”, il cavaliere potrebbe lasciarsi addolcire dal refrain “Torna, sta casa (Consiglio) aspetta te”!
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