di ENZO COSENTINO
Ci sono due nomi di sindaci calabresi sul taccuino del neo presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, che fanno parte della “rosa” dei papabili assessori della sua Giunta: Maria Limardo (di Vibo) e Sergio Abramo (Catanzaro). Due amministratori di enti locali che, come tali, ogni giorno toccano con mano le esigenze delle comunità. Due amministratori che sono stati e sono tuttora sostenuti da maggioranze di centrodestra. Da fonti attendibili sembra che la Limardo, pur dichiarandosi lusingata per l’attenzione riservatale da Occhiuto, preferirebbe concludere il suo mandato di Primo cittadino di una Città che deve ancora abbattere tante criticità ma che comunque è in crescita e che guadagna peso politico. Visti anche i risultati della competizione regionale. In fatto di peso politico, invece, non si può dire la stessa cosa per Catanzaro, Capoluogo di regione. Peso rappresentativo in seno al Consiglio regionale in notevole calo. Catanzaro avrà un solo rappresentante, Filippo Mancuso, riconfermato, in quota Lega. Gli altri partiti son rimasti a guardare.
Il neo presidente Occhiuto si è dato un cronoprogramma operativo da portare a termine in questa primissima fase del suo mandato prendendo di petto il problema dei problemi (o meglio il male dei mali che assillano la nostra regione):la sanità. E’ necessario un riordino, un riassetto funzionale ed efficace di una sanità che è un colabrodo nonostante i tentativi tappare i buchi con l’istituzione delle gestioni commissariali nelle strutture togliendo ogni potestà alla Regione. Cioè alla politica. E Occhiuto rivuole la sanità. Ne parlerà con il ministro Speranza ma nella sua missione romana ne ha lungamente discusso con i referenti del suo partito (FI) trovando un pieno consenso. Ma sembra che il neo presidente abbia discusso anche di formazione della Giunta perché la distribuzione degli incarichi di Governo regionale è comunque un momento in cui al tavolo di confronto e delle decisioni ogni partner della coalizione di centrodestra rivendicherà posizionamenti di primo piano. E in questo quadro si inserirà la pressione di “Coraggio Italia” per assicurarsi una presenza in Giunta da destinare al Sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo. Altrimenti si potrebbe dire: perché Abramo ha lasciato “Forza Italia” per aderire al Partito di Toti e Brugnaro? Interrogativi da semplici risposte eppure amletici. Ora al di là delle letture rese al pubblico nei partiti a Catanzaro si ragiona anche sulle situazioni al loro interno venutesi a creare. Perché FI ha perso il consigliere made nel Capoluogo? Perché evidentemente al tavolo erano seduti giocatori più forti e che hanno avuto una penetrazione nel territorio catanzarese togliendo voti evidentemente ai candidati locali. C’è anche il Pd rimasto con le ruote a terra nel Capoluogo.
Alcune operazioni sono state sbagliate. Fra queste potrebbe rientrare ad esempio non aver candidato nella lista del collegio centro l’uscente consigliere regionale Francesco Pitaro forse frettolosamente escluso nonostante potesse essere portatore di un bel gruzzolo di voti. Sono quei misteri impenetrabili della politica o spesso di una politica senza visione ampia. E il Pd si interroga ora su quale dovrà essere la sua cura ricostituente per recuperare peso. A Catanzaro il discorso “regionali” sembra archiviato ma non è così perché influenza l’avrà nel già avviato percorso delle amministrative. Recupererà in fretta il Pd? E la costituenda “Nuova Sinistra” avrà forza e autorevolezza per portare l’assalto all’ipotizzabile “Nuovo centrodestra”? Le prossime competizioni elettorali amministrative catanzaresi non si potranno giocare come una partita a subbuteo (calcio balilla).
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