di ENZO COSENTINO
Che in questo momento il Pd calabrese sia senza una leadership autorevole, rinnovata rispetto a quella “spezzettata” e mai unitariamente condivisa, non è sicuramente una costatazione mediatica inventata. E’ la realtà di un partito, apparentemente disarticolato e ancora sotto tutela commissariale. Una condizione dalla quale per la storia politica che il Partito ha potuto scrivere sino al giorno dell’inizio delle sue tante sconfitte elettorali, dovrebbe uscirne. Non rinviando le soluzioni alle calende greche. Anche perché lo chiede la base militante.
Una domanda è d’obbligo – ma non avrà sollecite risposte, crediamo -:quanto può nuocere alla Calabria il perdurare di tale situazione che nello stesso partito si ammette esista? Se un partito è debole, deboli rischiano di essere le sue azioni nelle Istituzioni. Nella nostra regione il ruolo del Pd è esercitato dallo schieramento di opposizione. Ma non è certificato se il gruppo – per quanto autorevole possa essere - si muova in sincronia con la visione che il suo Partito ha delle problematiche e soprattutto se in relazione alle specifiche problematiche nell’ambito del Partito si sia svolto un dibattito-confronto democratico.
Ma esiste anche un altro problema nel Pd calabrese: chi è il leader che dovrebbe arrivare sul “cavallo alato”? Si era in più circostanze parlato dell’attuale sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà. Ma il primo cittadino della Città Metropolitana è stato designato alla ricandidatura.
Nel Capoluogo di regione la situazione del Pd è silente, ma all’orizzonte non si intravedono grandi probabilità di prime scelte. Anche se negli ultimi tempi a Catanzaro una circolazione di idee viaggia nella rete e sui social. Idee e anche prese di posizione, come quella assunta dai Circoli catanzaresi del Pd sulla vicenda della ubicazione del Centro Covid o meglio Centro per le malattie invettive (assegnata al Pugliese-Ciaccio piuttosto che al Policlinico).
Intanto circola una impressione che sarebbe triste si tramutasse in realtà. E cioè che la corsa per mettere in piedi una leadership possa diventare - anche in previsione di un Congresso - una specie di “palio di Siena”. E sarebbe tragicomico! Per il Pd calabrese e anche per il centrosinistra, cui verrebbe a mancare il partito guida di riferimento. Piccoli movimenti sarebbero già in atto per riassestare gli equilibri sia all’interno della correnti che fra le stesse. E si ipotizzano scenari che ovviamente non trovano conferme. Dal ritorno sulla scena dell’ex presidente, Mario Oliverio, sollecitato dai suoi più stretti collaboratori, a possibili ritorni di fiamma di chi dopo aver provato emozioni e soddisfazioni nel Pd ha traslocato in movimenti nati da una costola del partito. E la “fantasia”ci porta a “Italia viva” di Matteo Renzi e nominalmente all’ex segretario regionale e parlamentare Pd, Ernesto Magorno.
Resta punto fermo che una cosa è la politica fantasiosa, altra è la politica degli accordi. Nell’interesse della Calabria? Bel punto di domanda!
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736