di ENZO COSENTINO
Palazzo de Nobili nel tempo passato è stato un luogo di culto, un convento. Successivamente venne adibito, spogliandolo della sua santità, a Palazzo di Città. Sede del Municipio, per intenderci. Per tanti anni, comunque è continuato ad essere sede di culto laico dove persone per bene, per molto tempo, hanno profuso, nell’amministrare la Città, competenze, passione per la politica alta, e plusvalori. Un blasone e un pennacchio rispettato ovunque.
Poi, una strada in discesa al pari di quella presa dalla politica che, di stagione in stagione, ha perso la sua “altezza”. Oggi, Palazzo de Nobili (non dei nobili) è una polveriera e i timer per farla saltare sono distribuiti a tante mani. L’ultima vicenda, amara, grottesca, forse esageratamente soffiata, nota ai più fra quanti bazzicano anche a pieno titolo elettivo - quella delle commissioni - è il detonatore che potrebbe far saltare tutto in aria. Cioè, la fine anticipata di una legislatura governata da una maggioranza di centrodestra con una opposizione variegata. E con un Sindaco, Sergio Abramo, capace e, quindi, bravo a star seduto su una poltrona ignifuga.
Per quanto tempo ancora? E’ l’interrogativo amletico di queste ore. Comunque andrà a finire, questa vicenda delle commissioni, emblematica, se le accuse dovessero risultare fondate, di una mediocrità politica che, del resto, noi elettori votanti abbiamo delegato a governare. Beninteso che non si deve fare di tutta l’erba (cattiva) un unico fascio. Il tempo per riflettere c’è! Ma ora occorre che i catanzaresi, i calabresi tutti, da oggi al 26 prossimo venturo, riflettano su come approcciarsi con un altro momento politico ed elettorale importante: il voto per rinnovare il governo della regione.
Non è facile la scelta del simbolo, del nome del candidato governatore e del consigliere che si intende barrare sulla scheda elettorale prima di imbucarla nell’urna. Così come non è facile smuovere da posizioni agnostiche i non votanti perché diventino anche loro soggetti del cambiamento per una “nuova Calabria”.
Il nostro auspicio è che questa osmosi (giammai nel senso inverso) diventi una realtà. Un altro auspicio che facciamo in tutti i dialetti calabresi – per cui non c’è bisogno che lo facciano altri, in napoletano o romano - è che tutti i voti dei calabresi, il 26 gennaio, siano voti liberi, utili per riqualificare il ruolo della politica sul nostro territorio.
Si, per una “NuovaCalabria”
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