Legge sul sistema educativo, Bruni (Pd): "Un passo avanti ma non basta"

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Amalia Bruni
  10 maggio 2024 10:38

“I servizi educativi rappresentano un fattore di protezione da un ambiente familiare a rischio di vulnerabilità socio-economica, essendo in grado di supportare i genitori e offrire ai bambini esperienze fondamentali per lo sviluppo cognitivo, relazionale ed emotivo, in una logica cooperativa tra famiglia e servizi. La proposta di legge approvata dal Consiglio regionale va sicuramente nella direzione della costruzione di un sistema educativo inclusivo e di alta qualità che mette al centro i diritti dei bambini e delle bambine. Ma, ovviamente, non basta”.  È quanto afferma la consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni, vice presidente della Commissione Sanità.

“Con questa proposta di legge – spiega Bruni - la Regione definisce il proprio ruolo nella governance del sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita sino ai sei anni, in coerenza con i principi del Decreto legislativo 65/2017. Si tratta di un ruolo ampliato in modo significativo: si mettono, quindi, al centro i bambini e le famiglie, riconoscendo l'importanza di conciliare l'attività lavorativa con la responsabilità della cura dei bambini nell'età zero-sei anni. Inoltre, si propone di potenziare la qualità dell'assistenza ai bambini e dei servizi a supporto della natalità”.

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“Attualmente, i servizi per la prima infanzia rappresentano un fattore di protezione fondamentale, tuttavia, vi sono significative criticità evidenziate dai dati ISTAT: basti pensare che in Italia, solo il 28% dei bambini può usufruire dei servizi educativi e troppo pochi sono i nidi comunali, con la Calabria tra le regioni con l'offerta più limitata – afferma ancora la consigliera regionale -. Solo circa l’11 % dei bambini infatti vi trova posto, poco più di 5.200 a fronte di 44mila residenti al di sotto dei tre anni. Un’offerta assolutamente insufficiente rispetto al potenziale bacino di utenza. Non solo asili nido e servizi educativi sono pochi, ma negli ultimi 10 anni sono diminuiti di oltre 14 mila posti, pari a -3,9%. Ma se da un lato c’è un problema di un insufficiente numero di posti, con forti diseguaglianze territoriali, dall’altro c’è anche il problema di rette che per molte famiglie sono insostenibili”.

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 “Questa proposta legislativa si propone di affrontare queste sfide, puntando a garantire un'offerta educativa inclusiva e di alta qualità. Tuttavia, sono necessari sforzi concreti per superare le disparità territoriali nell'offerta di servizi e per garantire risorse adeguate ai Comuni per la gestione corrente degli asili nido: il potenziamento dell’offerta di nidi andrebbe a creare opportunità di lavoro con profili professionali di qualità – si legge ancora nella nota -. In soccorso ci viene il Pnrr, con i finanziamenti previsti per scuole dell’infanzia e nidi che in Calabria ammontano a 220 milioni di euro (su un totale di 4,6 miliardi a livello nazionale) per 183 interventi totali. Ma la rimodulazione del PNRR, proposta dal Governo e decisa dalla Commissione europea a fine anno 2023, si sostanzia nel forte ridimensionamento dei nuovi posti da attivare che passano da 264 mila a 150 mila con un taglio molto consistente e preoccupante, oltre alla proroga del termine per il completamento degli investimenti. Ed ancora occorre reclutare e formare le nuove figure professionali degli educatori a fronte dei nuovi posti creati grazie ai finanziamenti del Pnrr. Si stima che per avere un personale in numero sufficiente per far funzionare i nuovi posti previsti occorrano almeno altri 32mila educatrici/educatori, oltre a quelli attualmente presenti, di questi 2.419 nella sola Calabria”.

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“Ma la nuova e più ricca offerta educativa in termini di strutture deve essere accompagnata da un’adeguata programmazione con individuazione delle relative risorse economiche. Nella proposta attuativa del D.Lgs 65/2017 non vengono infatti indicate le risorse necessarie per adempiere alle funzioni regionali e per la compartecipazione del Fondo nazionale. Oltre agli investimenti per realizzare le strutture, vanno garantite ai comuni le risorse necessarie alla gestione corrente degli asili nido, per valorizzare il personale e promuovere la qualità dell’offerta educativa”.

“Al Governo- conclude Bruni- chiediamo meno annunci, meno retorica e più impegno per garantire gli obiettivi europei, un’infrastruttura educativa e sociale strategica e politiche strutturali e di prospettiva che mettano al centro i bambini e le bambine e i loro diritti che devono trovare coerenza e realizzazione a partire dalla previsione di adeguate risorse finanziarie e di un’adeguata e articolata progettazione per una maggiore offerta di servizi educativi inclusivi e di alta qualità”.

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