Lettera a Tito, gli ospedali della prevenzione nel futuro della sanità pubblica e privata

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images Lettera a Tito, gli ospedali della prevenzione nel futuro della sanità pubblica e privata

  10 marzo 2023 17:40

di DOMENICO LANCIANO

Caro Tito, ormai abbiamo un’età in cui abbiamo accumulato tanta di quella esperienza di vita che potremmo concludere col dire, in piena cognizione di causa, che la salute è davvero l’attenzione principale che dovremmo avere nel corso della nostra esistenza. In tale attenzione dovremmo essere aiutati principalmente dallo Stato, il quale, proprio per la sua ragion d’essere, dovrebbe aiutare (imporre, a mio parere) il cittadino singolo, ma anche le famiglie e le comunità, gli ambienti di lavoro e di espressione poliforme ad ottenere il massimo benessere e la migliore salute psico-fisica. Ne guadagneremmo tutti, indistintamente tutti. Persino coloro che quotidianamente attentano alla salute sociale in tanti modi.

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Avere cittadini in piena salute, attraverso una puntuale e generalizzata prevenzione, dovrebbe essere per qualsiasi Stato la maggiore preoccupazione, pure dal momento che spenderebbe molto di meno nella cura. “Prevenire è meglio che curare” infatti non è una frase tanto per dire ma è la legge fondamentale su cui investire attenzione e risorse come migliore investimento per la persona e per la comunità.

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Purtroppo, nonostante siano cresciuti l’interesse e la pratica verso la prevenzione, non si riesce ancora ad organizzare un sistema preventivo a 360 gradi, con strutture e personale dedicate “esclusivamente” al monitoraggio continuo, periodico ed obbligatorio delle persone e dell’ambiente. Tale mancanza è dovuta pure a interessi speculativi che lucrano maggiormente sulla cura di malattie che potrebbero essere evitate in larga parte proprio con un sistema di prevenzione, attuato fin dalla nascita per le persone e fin dalla programmazione ambientale e territoriale. E’ una riconversione mentale e industriale da fare sùbito.

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L’INTUIZIONE DELL’AGOSTO 1967

Ho intuìto una simile prospettiva durante il mio viaggio-pellegrinaggio da barelliere a Lourdes, effettuato nella prima settimana di agosto 1967 quando avevo 17 anni. Per me personalmente è stata un’esperienza umana e sociale fondamentale (più che religiosa). A contatto con ogni genere di sofferenza, ho riflettuto molto su come alleggerirla oppure addirittura evitarla. Il grande dolore del mondo (nato in me già al casello ferroviario natìo di Cardàra in Badolato durante la prima infanzia) ha trovato nella settimana di Lourdes una tappa fondamentale nella mia vita, tutta tesa a trovare soluzioni per il benessere individuale e collettivo.

Così, al ritorno, ne parlai con don Antonio Peronace, amato parroco di Badolato e intraprendente rettore del santuario rurale della Madonna della Sanità (o della Salute). Gli proposi di realizzare attorno al santuario qualche struttura inerente la prevenzione e la cura della salute, in attinenza con la natura del luogo che invitava al benessere dell’anima e dello spirito. Infatti, qualche mese dopo, nel quindicinale “Sentiero Calabro” diretto da Gianni Pitingolo in Soverato, ho scritto un articolo in tale senso dal titolo “Dove il silenzio regna e la preghiera”.

BADOLATO CITTA’ DELLA SALUTE

Nel corso degli anni, non ho mai abbandonato l’idea di avere in Badolato, attorno al santuario della Madonna della Sanità, tutta una serie di strutture che si occupassero del benessere delle persone a 360 gradi. Il mio sogno era specializzare in salute tale territorio (già abbastanza salubre dal punto di vista ambientale, collocato tra mare e montagna, in posizione amena sul Golfo di Squillace che immaginavo come “Golfo della Salute”). Tornai a parlarne e a progettare pure nel 1971 con la proposta della “Riviera degli Angeli” (il consorzio di valorizzazione a 360 gradi del territorio rivierasco e montano tra Riace e Squillace) e nella primavera del 1982 con la evidenza di “Badolato 4 dimensioni: mare, collina, montagna e lago). Vedi pagine 216-221 e 237-239 del primo volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori”.

Tali concetti ho ripreso e rilanciato meglio nel progetto “Badolato città della salute” su cui puoi leggere alle pagine 267- 303 del settimo ed ultimo volume della collana editoriale “Libro-Monumento per i miei Genitori” del 2005 (andata in stampa nel maggio 2007). In ogni territorio omogeneo ci dovrebbe essere una “città della salute” proprio per monitorare la salute di persone, animali ed ambiente! Purtroppo prestiamo più soldi ed attenzioni ad altre e tante “distrazioni di massa” trascurando noi stessi nell’essenzialità del nostro benessere psico-fisico. Tale mancanza di attenzione poi siamo destinati a pagare (spesso anche molto pesantemente e dolorosamente) negli anni dell’anzianità e della vecchiaia (se ci arriviamo). Ci vorrebbe un po’ più di attenzione e di lungimiranza riguardo il mantenimento della nostra salute!…

Nel 1978-79 collaborando ad una indagine regionale su questionario dell’Università Bocconi di Milano sull’avvio in Calabria del Sistema Sanitario Nazionale, mi sono accorto che la persona-utente del Servizio non era ancora vista nella sua totalità, per cui ho proposto una vera e propria “Storia sanitaria personalizzata” cioè una specie di accurata cartella clinica dove inserire i dati e la storia della salute di ognuno, annotando pure il contesto familiare, ambientale e persino genealogico. Partendo dall’evidenza che la salute è il nostro bene primario, mi sembrava opportuno o, meglio, necessario seguire l’evoluzione esistenziale della persona, pure al fine di future diagnosi nelle patologie che hanno un lontano retroterra.

DAL CHECK-UP AL SISTEMA PREVENTIVO COSTANTE

Nel giugno 1990 ho pubblicato un opuscolo dedicato alla valorizzazione della salute nell’istituendo Parco Naturale Regionale dell’Alto Molise (poi non più realizzato). Il titolo è “Un futuro per l’Alto Molise – n. 1 – La Salute” e illustravo la trasformazione di tale territorio montano come “Parco della Salute”. In tale opuscolo auspicavo una “Università del Riequilibrio” dove insegnare l’Armonia ed il benessere. Ne ho tenuto una rubrica a puntate nel mensile locale “L’Eco dell’Alto Molise”.

Poi, nel 1991, vincendo un concorso come assistente amministrativo nella Azienda Sanitaria Locale di Agnone del Molise, ho avuto modo di constatare da vicino le problematiche preventive e curative della salute. Il 13 agosto 1992 ho ideato e realizzato (con la collaborazione di varie associazioni) la “Festa del mare in montagna” (alle sorgenti del fiume Rio Verde) una manifestazione ecologica con lo slogan “Il mare nasce in montagna” (nel senso che lasciando puliti i fiumi che dalla montagna corrono verso il mare, questo resta più limpido e salubre, sempre e comunque a beneficio di tutti).  Nel 1995 parlai del mio progetto “Alto Molise Parco della Salute” con l’allora direttore ASL, avv. Olinto Ciamarra, il quale, sulla scia di quella proposta, volle fare egli stesso la proposta di un “Check-Up in vacanza” le cui regole fissammo nel depliant omonimo con il sottotitolo “Una proposta seria per il tuo benessere”.

Da questa idea del “Check-Up in vacanza” ad un sistema preventivo completo e costante il passo è stato breve. Infatti, con la mia esperienza lavorativa alla ASL, ho considerato che non sarebbe bastato un monitoraggio soltanto episodico e parziale della persona che si limitava ad effettuare soltanto esami clinici. Consideravo che andava esaminata la persona-utente nella sua totalità e in tutte le discipline sanitarie. Non era tanto importante che tale monitoraggio fosse completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale (poi Regionale) o in concorso di spesa da parte della persona-utente e/o del suo datore di lavoro (solitamente si spendono tanti soldi in modo inutile) … importante era e resta il fatto che comunque i soldi per la prevenzione erano e sono ben spesi, pure perché, alla fine e alla lunga, diventano un forte risparmio per le casse pubbliche ma anche della persona e delle famiglie. Il migliore investimento finanziario!…

GLI OSPEDALI DELLA PREVENZIONE E LA SETTIMANA DELLA SALUTE

Ovviamente può essere definito diversamente, ma nella sostanza un “Sistema preventivo completo obbligatorio e costante” a 360 gradi è necessario per garantire maggiore e migliore salute all’individuo e alla società, con un risparmio sui rimedi che si rendessero necessari in futuro. A occhio e croce, possiamo immaginare un risparmio della spesa sanitaria nazionale almeno del 40% e non è davvero poco. Si ridurrebbero persino gli ospedali curativi a vantaggio di quelli che definisco “ospedali della prevenzione”.

In tali ospedali bisognerebbe “ricoverare” o, meglio, far soggiornare la persona sotto “indagine sanitaria competa ed obbligatoria” almeno una volta all’anno per una settimana, in media. La settimana della salute. In tale tempo (che può durare meno o più, a seconda delle esigenze, appunto una settimana) la persona verrebbe sottoposta ad una serie di indagini cliniche e a visite mediche specialistiche.

In particolare, verrebbero messe sotto esame le “abitudini di vita” (da quelle psicologiche e alimentari a quelle lavorative e/o sportive, ecc.) di modo che il monitoraggio possa essere il più completo possibile.

Ovviamente, in caso di necessità, tale “check-up” totale o parziale potrebbe essere ripetuto in medio termine, tra una annualità e l’altra. Importante ed essenziale è monitorare bene il proprio stato psico-fisico e le abitudini di vita.

UN EFFICACE ESEMPIO PERSONALE

Partendo dalla mia esperienza personale (sulla quale tu stesso o i nostri Lettori possono più o meno immedesimarsi) in questa mia età di settantenne, posso fare alcune considerazioni riguardo gli acciacchi presenti. Primo fattore, quello cardiologico. In tempi non sospetti, nel 2005, alla pagina 309-310 del quarto volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” ho effettuato una “Ricognizione sanitaria nella mia famiglia più diretta Lanciano-Menniti” cioè ho considerato la familiarità di talune malattie avutesi nelle famiglie di mia madre e di mio padre. Il sottotitolo-quesito di tale “Ricognizione” era “E’ meglio dare più anni alla vita o più vita agli anni?”.

In queste due pagine enunciative e paradigmatiche evidenziavo come una caratteristica patologica della mia famiglia fosse la ricorrenza degli infarti al cuore e delle ischemie cerebrali. Da ciò sarebbe stato logico per noi, derivati da questa situazione ricorrente, una maggiore attenzione per il sistema cardiovascolare. Cosa che, come puoi immaginare, caro Tito, è avvenuta in modo preventivo sporadico e non sistematico, pur essendo consci che questo era uno dei aspetti deboli o di fragilità. Intatti, problemi cardiaci ho avuto io ed altri della mia famiglia. Si sarebbero potuti evitare. Certamente sì, con una più accurata prevenzione.

I dolori alla schiena e alle articolazioni ossee, ad esempio, sono un altro aspetto che andava meglio monitorato. Anzi andavano evitate alcune abitudini nocive sia in famiglia che nel contesto sociale. Ad esempio, nei quattro anni che ho frequentato le scuole salesiane a Soverato, gli insegnanti ci facevano portare da casa tutti i libri delle materie del giorno. Tradotto: quanti chilogrammi pesava la borsa con i libri da portare a scuola da Badolato Marina quotidianamente?… Con un sistema di prevenzione costante, sicuramente tutto ciò sarebbe stato evitato o arginato, specie in presenza della “Medicina scolastica” allora inesistente. Inoltre, era opportuno caricarci di valige e pacchi nel viaggiare per/da Roma durante il periodo universitario?… Spesso, oltre ai nostri bagagli, portavamo pacchi di cibarie ad amici o parenti. Insomma era proprio una sfacchinata che adesso si paga, pure pesantemente. Ernie alla colonna vertebrale e inguinali.

Inoltre, chi come me ha studiato sui banchi di scuola dalla materna al diploma e all’università (e poi alla scrivania di casa e di ufficio) … che tipo di conseguenze ha subìto il sistema osseo e l’intero organismo per sedentarietà, dal momento che c’era poco tempo per camminare o fare sport?… E poi che tipo di alimentazione abbiamo fatto per portarci ai disturbi con cui conviviamo?… Inoltre, abbiamo mai pensato che adirarci, innervosirsi o fare cattivo-sangue avrebbe potuto essere nocivo alla salute?… E così via.

Ecco, caro Tito, come abbiamo consumato l’esistenza senza la dovuta attenzione alla nostra salute psico-fisica. Nessuno o pochissima consapevolezza familiare e sociale se non affidata ai proverbi e al buon senso. Ma ci vuole qualcosa di più per salvaguardare al meglio la nostra salute. Qualcosa di più scientifico. Per questo sarebbe necessaria un più puntuale e costante monitoraggio periodico delle nostre condizioni generali. Spesso facciamo più attenzione a garantirci la salute e la funzionalità delle nostre automobili, portandole spesso dal meccanico, che non al benessere nostro personale. C’è proprio da riflettere bene!

NOI SIAMO CIO’ CHE MANGIAMO

Questa è una frase filosofica, oltre che una constatazione di buon senso. Infatti, la nostra salute dipende in gran parte da ciò che mangiamo. E da quanto e come mangiamo. Taluni tumori derivano dalla qualità degli alimenti che assumiamo e dell’aria che respiriamo. Proprio pochi giorni fa, con un amico veterinario di Soverato, consideravamo i paradossi della nostra alimentazione. Intanto, quando andiamo al supermercato, non badiamo alla qualità-prezzo, poiché spesso acquistiamo prodotti a prezzi bassissimi e non ragioniamo sul fatto che a quei prezzi abbiamo soltanto prodotti di scarsa qualità e persino nocivi, poiché solitamente contengono sostanze tollerate dal sistema legislativo commerciale ma non dalla nostra salute. Bisognerebbe essere più critici e attenti al nostro nutrimento sia fisico che spirituale.

In Italia c’è uno dei sistemi veterinari più avanzati del mondo, che tende a garantire la filiera alimentare in ogni sua parte. Tuttavia, per questioni di economia e di pace sociale, sono immessi nel mercato prodotti non ottimali per la salute, anche se non immediatamente nocivi. Però nella sommatoria e alla lunga, la nostra salute ne risente. Perciò dobbiamo fare attenzione a ciò che acquistiamo (qualità-prezzo) e a ciò che mangiamo, cercando di ridurre al minimo i rischi che purtroppo non possiamo eliminare del tutto nell’attuale sistema economico e della produzione-distribuzione alimentare. Per quanto possibile, cerchiamo prodotti veramente biologici ed ecologici, fatti direttamente da noi o da contadini-agricoltori amici, poiché nelle nostre zone rurali ancora qualcosa c’è. E’ un tema sicuramente da vigilare molto bene.

SALUTISSIMI

Caro Tito, come hai potuto constatare e come sai per esperienza diretta, la salute andrebbe meglio curata, essendo il bene primario ed indispensabile per il nostro migliore benessere generale. Per la nostra esistenza in vita. Purtroppo, la società consumistica, inquinante ed inquinata ci lascia poche vie di scampo. Tuttavia, dovremmo dare precedenza al nostro benessere complessivo, cercando di evitare miraggi e distrazioni che, a volte, possono costarci caro, molto caro. Spero che tale riflessione-constatazione produca altre riflessioni e prese di posizione, decisive per le nostre migliori condizioni di salute … che ci accompagnino in modo ottimale fino alla conclusione dei nostri giorni. Buona salute a tutti!

C’è un’ultima importante riflessione da fare. Oggi c’è un motivo in più per fare “prevenzione” in fatto di salute. Con maggiore attenzione. Facendo la più accurata prevenzione possibile si evita di dissanguarsi di soldi e di tempo. Infatti, la Sanità sta diventando sempre più privata, difficile, costosa e difficoltosa … per cui, se ci aiutiamo con la prevenzione a non ammalarci, evitiamo fastidi e, per noi del Sud, specialmente l’indegna, fastidiosa e costosissima emigrazione sanitaria verso il Centro-Nord e persino verso l’estero. Nel nostro Sud, la media della vita è quattro anni in meno del resto della nazione. Pensiamoci bene, quindi!

Ovviamente il mio pensiero va a tutte quelle persone e a quei popoli (cioè miliardi di esseri umani) che non hanno nemmeno la possibilità di ragionare su tali temi, poiché manca loro il necessario e persino l’indispensabile. Questo fa parte, nel mio solito dire, del grande dolore del mondo. E, per avere la salute dell’Umanità e di tutti noi, è assolutamente urgente almeno almeno ridurre tale grande dolore del mondo!  Senza tale preoccupazione, nessuno di noi potrà mai dirsi al sicuro. E in buona coscienza. Dobbiamo puntare e lavorare per il “Riequilibrio” sociale e mondiale. E’ la cosa più etica che possiamo fare! Proviamoci.

Ti ringrazio per la pubblicazione di questa “Lettera n. 456”. Così, pensando alla 457, ti saluto. Sempre con tanta cordialità, stima ed affetto fraterno. Alla prossima! ITER-City, venerdì 10 marzo 2023 ore 06.11 – Da oltre 55 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le foto sono state prese dal web.

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