di DOMENICO LANCIANO
Caro Tito, con questa “Lettera n. 463” voglio continuare a trattare delle vocazioni produttive del nostro territorio. Dal 04 ottobre 2012 (cioè da quando abbiamo iniziato la presente corrispondenza) sono assai frequenti i temi inerenti le valorizzazioni di vecchie e nuove tipologie produttive della nostra interzona così come di tutta la Calabria, spesso con gli immediati dintorni (come ad esempio “Capo Sud” che interessa la provincia di Messina e, in particolare, quella parte che si affaccia sullo Stretto). Adesso, esamineremo insieme la possibilità che in Calabria (e specialmente nella costa jonica) ci possano essere in modo consistente le coltivazioni dell’albero dell’avocado, visto e considerato che ci sono già premesse molto promettenti. Per saperne di più su tale frutto visita << https://en.wikipedia.org/wiki/Avocado >> ma in internet troverai di tutto e di più (testi, video, foto, ecc.). C’è persino una “Giornata mondiale dell’avocado” il 31 luglio!…
Detto in breve, l’avocado è un frutto di origine centro-americana a forma di pera tozza somigliante ad un grosso “testicolo” (che è poi il suo nome originario in lingua spagnola per come derivato dal nativo popolo degli Atzechi), però ce ne sono pure a forma circolare e con una differente tipologia di buccia. Infatti, dopo vari incroci, adesso c’è una enorme varietà di avocado. E’ un frutto che, sempre più, sta occupando larghe fette di mercato per quanto sia squisito al gusto, versatile in cucina, ricco di virtù terapeutiche e abbastanza accessibile come prezzo. Ti racconto la sua prima presenza in Badolato, partendo dal momento in cui ho visto ed assaggiato per la prima volta questa novità assoluta nel 1974, quando ancora in Italia era un frutto semisconosciuto e si trovava soltanto al centro delle grandi città, come la allora “mia” Roma.
IL TURIMO INTELLETTUALE E L’AVOCADO DAL 1974
Nell’estate 1974 avevo la bella età di 24 anni ed ho conosciuto, mentre era in vacanza a Badolato Marina, una giovane donna italo-americana, docente all’Università del Maryland (USA). Quella del 1974 fu un’estate fortunata per la nostra costa jonica, poiché fu scoperta e frequentata da numerosi intellettuali, alcuni dei quali attirati dai luoghi dove era stato girato nell’autunno 1973 per RAI DUE il film “Domani” con la regia di Mimmo Rafele, un promettente cineasta originario di Catanzaro, destinato a diventare un nome noto nella cinematografia italiana (anche come autore televisivo e come marito della notissima scrittrice Lidia Ravèra).
Nell’osservare ciò, ho ipotizzato immediatamente il “turismo intellettuale” come una delle forme più utili alle nostre realtà joniche. Ne scrissi un lungo articolo per la pagina calabrese del quotidiano “Il Tempo” di Roma, pubblicato quell’estate stessa, domenica 04 agosto 1974. E da allora ho insistito molto sulla necessità e sui vantaggi di organizzare sempre meglio il “turismo intellettuale” a Badolato e dintorni, specialmente nel contesto del Consorzio a 360 gradi “Riviera degli Angeli” (tentato nel 1971) … tanto che, ad esempio, il borgo ormai è da parecchi anni denominato “il paese degli artisti” con un “bar degli artisti” (nome da me suggerito al suo gestore, lo stimato musicista Mimmo Audino). Puoi rileggere quanto ti ho scritto in << https://www.costajonicaweb.it/lettere-su-badolato-n-19-capitolo-16-estate-1974-intellettuali-a-badolato/ >> che hai pubblicato giovedì 06 luglio 2017.
La dimostrazione pratica che tale “turismo intellettuale” possa essere più utile del turismo di massa ed eterogeneo è il fatto che solitamente gli intellettuali non soltanto sono portatori di idee nuove e, spesso, d’avanguardia o precorritrici, ma scrivono (su giornali, libri, quadri, foto, ecc.) e, quindi, ci fanno pubblicità gratis. E fanno un utile passa-parola. Alcuni diventano “turisti affezionati” come, ad esempio, questa giovane intellettuale italo-americana che è tornata in vacanza pure nell’estate 1975 assieme ad alcuni suoi familiari ed amici. Da questa turista italo-americana ho appreso parecchie novità che hanno contribuito alla mia crescita umana, intellettuale e professionale. Tra tanto altro, mi ha fatto conoscere ed apprezzare il frutto dell’avocado, che ancora coltivo personalmente e che ho cercato di socializzare al mio massimo possibile, affidando ad alcuni contadini badolatesi le piantine da me “coltivate” fin dall’autunno 1974.
Abitando a Roma per gli studi universitari, nella mia stanza da studente mettevo (nei mesi invernali) i semi dell’avocado (sostenuto da tre stecchini) in alcuni bicchieri di vetro pieni di acqua sempre rinnovata e aspettavo che ne uscisse la piantina. Quando soggiornavo a Badolato per le vacanze di Pasqua, piantavo tre o quattro piantine in diversi punti dei terreni di mio padre: una all’agrumeto del Vallone (alla periferia della Marina), una alla vigna di Vodà (a poche decine di metri dal mare), una in mezzo all’uliveto del Fego (vicino al torrente Ponzo) ed una quarta nel terreno di Isca Marina. Solitamente, quando tornavo a giugno o a luglio, le piantine erano però inaridite, perché nessuno le aveva seguìte (mio padre non aveva la pazienza di curarle nella loro crescita). Reggeva soltanto quella messa nell’agrumeto del Vallone poiché la zona era abbastanza umida … però dopo quattro anni, vedendo che non portava nessun pur timido frutto, mio padre l’ha estirpata, temendo che potesse disturbare la fruttificazione dei suoi aranci, dei limoni e dei mandarini.
Non sapevamo ancora che l’avocado può fruttificare dai 5 ai 10 anni, a seconda delle condizioni climatiche e di impollinazione; pensavamo fosse una pianta come le nostre che già dopo un po’ fruttificano seppure timidamente. D’altra parte, impegnato nei miei studi a Roma non mi potevo dedicare a questo tipo di coltivazione a 624 km di distanza né a quei tempi c’erano le informazioni che oggi abbondano su internet per curare e coltivare al meglio tali piante pur con il metodo “fai da te”. Come in tutte le cose, anche per la coltivazione dell’avocado, ci vogliono gli intenditori, i professionisti … e per me era un “hobby”, una curiosità, non un impegno.
Comunque, di anno in anno ripetevo il mio esperimento, cambiando tipo di terreno e di località. Due piantine ho affidate a mio zio Domenico che aveva campagne assai fertili in località Lacco, vicino all’ex Punta di Ponzo, e al Lacco di Gallipari. Una piantina è stata immessa nell’ubertosa Cardàra dal mio compare Giuseppe Cunsolo. Un’altra a metà collina nel pescheto di mia zia Concetta Lanciano. Ma lasciate a sé stesse e sconosciute, senza essere adeguatamente seguìte e curate, le piantine si ammosciavano all’arrivo dell’estate o venivano estirpate vedendo che non fruttificavano già da piccole, dopo qualche anno, come gli altri alberi. Chiedevo in giro come trattare queste piante d’avocado, però essendo ancora sconosciute pure come frutto, non riuscivo ad avere notizie adeguate. Così, anche perché preso dalla conclusione degli studi e poi dalla ricerca del lavoro, ho tralasciato questo tipo di sperimentazione sul terreno, convinto che l’avocado fosse una pianta delicata ed avesse bisogno di maggiori cure e condizioni generali per poter giungere a fruttificare.
L’AVOCADO A BADOLATO DAL 1986
Comunque, ho insistito e, nella primavera del 1986, a Badolato Marina sono stati piantati tre esemplari di avocado che avevo fatto nascere nel “vivaio” di casa mia. Erano le tre piantine che ho ricavate dai tre frutti gustati nel Natale 1985. Una ho dato all’amico Salvatore Marchese (perito agrario, allora direttore dell’Ufficio Postale di Badolato Marina), una seconda all’amico Valentino Paparo che aveva alcuni terreni attorno alla “Torre Ponzo” (al confine tra Badolato e Santa Caterina dello Jonio), una terza ai coniugi Rudi abitanti a Cardarello. Meglio accudite delle mie piantine precedenti, tutte e tre sono cresciute molto bene. Forse per il misterioso procedimento dell’impollinazione, ha fruttificato soltanto la pianta che poi Valentino Paparo ha donato alla sorella Jolanda e ancora fa bella mostra di sé nel grande giardino di casa sua proprio a lato del Ponte sul torrente Vodà della strada statale jonica 106. Adesso sarà alta attorno agli otto metri e fruttifica molto. Quella di Salvatore Marchese, messa a dimora nel piccolo giardino di casa sua nel rione “Chjanti” (vicino al torrente Vodà e distante circa 400 metri dall’avocado di Jolanda) l’ho vista fatta grande qualche anno dopo, non cresciuta verso l’alto ma a chioma. Non so se esiste ancora. L’avocado dei Rudi è stato estirpato dopo alcuni anni poiché non ha fruttificato.
Circa venti anni fa, attorno al passaggio di secolo, ho visto in TV su RAI UNO (durante la trasmissione domenicale di agricoltura LINEA VERDE) una grande piantagione (di tipo industriale) nella pianura pontina di Latina. In tale contesto, è stato detto che altre piantagioni industriali erano operative in Sicilia (ormai ubertosa terra adatta a quasi tutte le coltivazioni tropicali) e in Puglia. Non si parlava di Calabria, dove sicuramente ci saranno stati tanti altri tentativi (recenti o magari addirittura come il mio fatto a Badolato fin dal lontano 1974) per rendere intensiva a fini commerciali un suolo “vocato” a tale tipo di frutto così come altri (dal bergamotto al cedro, dalle arance ai limoni, dai mandarini ai pompelmi, ecc.).
Il mio esilio da Badolato dal 1988 non mi ha permesso di attuare e seguire il progetto di introdurre su più vasta scala la coltivazione dell’avocado in questo litorale jonico. Ma, con immensa soddisfazione, nel 2020 ho saputo dalla signora Jolanda Paparo che il suo avocado fruttifica che è una bellezza e in modo assai abbondante da numerosi anni. Ho esultato! … Quella piantina donata al fratello Valentino nel 1986 adesso è una pianta-gigante, sviluppatasi in altezza (come detto, sarà sicuramente, più o meno, attorno agli 8 metri). Qui la possiamo vedere nella foto fatta nell’autunno 2022 da Nazareno Circosta, il quale mi ha detto che in Badolato ci sono adesso numerose piante di avocado in vari punti del territorio, messe a dimora da alcuni agricoltori a fini commerciali. Egli stesso, pure per mano del figlio, ne sta coltivando parecchi esemplari in grado di dare frutto fra non troppo tempo. Ho ragione di credere che l’avocado di Jolanda sia il primo sul suolo badolatese ad avere fruttificato. Speriamo di vedere coltivazioni intensive di avocado non soltanto in Badolato ma su tutta la costa jonica; anzi in tutta la Calabria, anche tirrenica e collinare.
Da quando ho saputo dell’avocado di Jolanda, mi sono incoraggiato e da tre anni a questa parte sono tornato a curare il mio personale “vivaio” domestico di Agnone del Molise. Ho portato in vaso alcune piantine sul litorale abruzzese di Vasto ed ho notato che non reggono molto al vento adriatico di bora invernale (le foglie si bruciano, restando all’esterno). Evidentemente andrebbero meglio salvaguardate. La scorsa estate 2022 ho donato quattro piantine del mio vivaio domestico (trasferito a Vasto Paradiso) all’amico Raffaele Bassani, il quale ha un fertile terreno vicino alla spiaggia di Termoli (a sud del borgo antico e del porto). Staremo a vedere se lì riusciranno ad attecchire. Dell’attuale vivaio che ho in casa, invierò nella zona tra Soverato e Monasterace alcuni esemplari a parenti ed amici. Speriamo che potranno farsi adulti e fruttificare.
DAL 27 AL 30 APRILE LE ORCHIDEE A ROCCELLA JONICA
Come ti ho anticipato nella nota << https://www.costajonicaweb.it/a-roccella-jonica-e-placnica-rc-a-badolato-e-chiaravalle-cz-il-raduno-nazionale-dei-cercatori-di-orchidee-spontanee-da-giovedi-27-a-domenica-30-aprile-2023-la-prima-volta-in-calabria/ >> pubblicata lo scorso 24 marzo, si avvicina l’atteso (fin dal 2018) evento che si spera possa diventare una consuetudine (anche turistica), specialmente per il nostro territorio. Riporto in breve il calendario. Primo giorno giovedì 27 aprile, in serata all’Hotel Kennedy di Roccella Jonica, presentazione del programma e, in particolare, delle escursioni con distribuzione di materiale informativo. Secondo giorno, venerdì 28, escursione nel territorio di Placanica e di Monte Stella. Terso giorno, sabato 29, conferenza scientifico-culturale al convento dei Minimi a Roccella Jonica. Quarto giorno, domenica 30, escursione nelle campagne di Badolato e di Chiaravalle Centrale.
Alla migliore riuscita di tale evento, ci stanno lavorando dall’estate 2018 gli appassionati di orchidee Rosalba Petrilli di Girifalco, Nazareno Circosta di Badolato e Pino Liberti di Roccella Jonica, con la collaborazione del GIROS (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee diretto dal veneto Mauro Biagioli). Per ulteriori informazioni sarà bene rivolgersi ai più diretti organizzatori: Pino Liberti (tel. 339-5855986 e pino.liberti@alice.it oppure segreteria@giros.it). L’Hotel Kennedy (4 stelle) si trova sulla statale jonica 106 al km 113 in contrada Lacchi (tel. 0964-863134 e 320-3304219) – Alle escursioni possono partecipare pure persone non socie del GIROS, purché siano automunite, vestite con calzature ed abbigliamento da montagna, con proprio pranzo a sacco e assicurazione contro eventuali infortuni (probabilmente basta essere iscritti al Servizio Sanitario Regionale). Quella delle numerose varietà di orchidee spontanee è un’altra bella ed utile vocazione della Calabria, sia a livello ambientale che turistica (come in altri luoghi d’Italia e d’Europa). Pare che nella nostra regione ci siano orchidee introvabili altrove. Da valorizzare!
SALUTISSIMI
Caro Tito, in questo sperimentare con piante e fiori somiglio a mio padre il quale, come ti ho detto altre volte, amava tutte le novità, specialmente andando in giro per “vivai” e “fiere dell’agricoltura” o aggiornandosi costantemente con il Catalogo dei Fratelli Ingegnoli dai quali acquistava spesso semi o alberelli. Ad esempio, tra tanto altro (arachidi, barbabietole da zucchero, ecc.) è stato il primo a Badolato a portare (per il suo agrumeto di circa 400 piante) le arance Washington, le più pregiate in assoluto. Al negozio o al supermercato è difficile oggi trovare le vere arance Washington originali, ma è più frequente trovare una sottospecie brasiliana denominata “Navel” (ma non c’è paragone, le originali sono veramente divine). Entrambi i tipi hanno il cosiddetto “ombelico” (navel, infatti, significa proprio ombelico).
La mia personale curiosità per la fruttificazione di piante non appartenenti alla antica tradizione badolatese, mi è nata, non soltanto dal dinamismo e le curiosità di mio padre, ma in particolare guardando (fin dai tempi dell’infanzia e dell’adolescenza) il banano che mastro Peppino Gallelli aveva piantato nel suo piccolo giardino, proprio sotto la piazzetta della chiesa parrocchiale di Badolato Marina. Il banano (allora negli anni sessanta) fruttificava timidamente, però le piccole banane non riuscivano a maturare. Adesso pare che tale pianta esista ancora e che, con il cambiamento climatico tendente al maggiore caldo, le banane maturano.
Su questa nostra parte dello Jonio, si sono sempre sperimentate nuove colture. Ti ricordo quella impiantata dal Marchese di Francia sul terreno che era stato il suo aeroporto personale, tra Santa Caterina Marina e Guardavalle, a fianco della statale nazionale jonica 106. Non ricordo il nome di quella piantagione (forse mango, forse papaja?) però era davvero molto grande. Non so per quale motivo non abbia funzionato. Ho saputo che in Calabria ci dovrebbe essere pure qualche piantagione di “kiwi” ma – ad essere sincero – non ne ho vista ancora una. A proposito di “kiwi” c’è un mio lontano cugino che li coltiva in Cile e li esporta in Italia, tramite un grosso distributore della Romagna. E’ il kiwi bianco. Ed è biologico.
Le colture si diffondono nel mondo e si adattano come le culture. Dove trovano terreno fertile. E’ un fenomeno molto affascinante, questo. E madre Natura ci riserva sempre qualche bella sorpresa a riguardo.
La Calabria è terra di “colture” e di “culture”. Terra davvero fertile ed amica. Bisognerebbe approfondire tale argomento, tale parallelo. Ma adesso è il momento dei ringraziamenti e dei saluti.
Grazie per voler pubblicare questa “Lettera n. 463” mentre ti auguro una splendida giornata soprattutto interiore dal momento che questo aprile somiglia maggiormente ad un marzo climaticamente capriccioso e persino piuttosto freddo. Alla prossima!… Alla n. 464. Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, lunedì 17 aprile 2023 ore 07.09 – Da oltre 55 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Tre foto sono mi sono state fornite da Nazareno Circosta (che ringrazio), le altre sono state prese dal web.
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