Lettera a Tito, Lanciano parla dei libri di Giovanni Balletta, Renato Fidone e Rosa Maria Delli Quadri

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images Lettera a Tito, Lanciano parla dei libri di Giovanni Balletta, Renato Fidone e Rosa Maria Delli Quadri

  09 novembre 2023 14:11

di DOMENICO LANCIANO

Caro Tito, mi fa molto piacere dirti (seppure in breve e molto schematicamente) dei libri, freschi di stampa, di tre cari amici, che stimo molto e che tanto hanno dato e ancora tanto continuano a dare alla Cultura. Qui li elenco in ordine di arrivo sulla mia scrivania. Si tratta del libro “Calabria mater Italiae” (Calabria madre dell’Italia) pubblicato lo scorso mese di giugno dell’avvocato catanzarese Giovanni Balletta che adesso risiede al mare di Squillace, da buon pensionato. Poi “Quando si sentiva il profumo del mare” opera estiva (agosto 2023) di Renato Fidone. Infine, “Trafalgar” di Rosa Maria Delli Quadri, allegato al quotidiano cartaceo “la Repubblica” di venerdì 27 ottobre 2023. Eccoli descritti in estrema sintesi.

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Intanto è bene evidenziare che (alla iniziale pagina 7)  questo libro è dedicato << A tutte le donne della Calabria >> mentre alla pagina 8 l’Autore scrive: << Seconda edizione, primo titolo “La Calabria nel suo periodo eccelso” nel 2001, ora “Calabria Mater Italiae”, poiché ho ritrovato nella storia antica alcuni fatti storici riguardanti la mia regione, solo apparentemente non connessi e lontani nel tempo che, legati tra loro da un sottile ma tenace filo comune, conducono alla rivalutazione della Storia della Calabria in àmbito nazionale >> . Tale libro fa parte della collana “I titàni della Storia di Calabria” curata dal dott. Riccardo Colao ovviamente per Titàni Editori (Londra – Roma 2023). Misura cm 17 x 24 e ha 124 pagine, senza foto o figure.

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GIOVANNI BALLETTA

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Giovanni Balletta

Tra le enunciazioni riportate nella prima e nella quarta di copertina, una mi sembra la più attinente al contenuto e allo scopo di tale lavoro fatto … << … Alla ricerca delle origini perdute. Un affascinante viaggio a ritroso nel tempo per dimostrare come la Calabria sia stata la culla della Civiltà dalla quale si è poi sviluppata l’Italia e gli Italiani… >>. E inoltre: << La Prima Italia nella storia nazionale, primaria potenza economica nel Mediterraneo minoico, suoi legàmi con Creta, il Medioriente ed i Fenici >>. E ancòra: << La fine della civiltà bruzia calabrese, la deportazione della popolazione. Studio di politica economica per un futuro prosperoso >>.

Dal 2004 Giovanni Balletta è presidente dell’associazione culturale “Calabria Prima Italia” da me fondata in Badolato nella primavera del 1982 appena dopo aver “scoperto” che il nome ITALIA è nato in Calabria, come attestano i più importanti scrittori, storici, filosofi, poeti dell’antichità classica, tra cui principalmente Aristotele (384-322 a.C.) il quale ha dato dignità politica a re Italo, inventore della “democrazia etica” (basata sulla cooperazione) poi diffusasi in tutti i Paesi del Mediterraneo assieme ai “sissizi” (i pasti comuni) … e trasformata dagli ateniesi in “democrazia mercantile” quale abbiano ancora adesso basata sulla concorrenza e sulla competizione. Questo interessantissimo lavoro dell’amico Balletta anticipa di qualche mese l’uscita dell’edizione italiana del libro che Gertrude Slaughter (docente all’Università del Wisconsin – USA) ha pubblicato nel 1939 con il titolo assai scultoreo e significativo di “Calabria the first Italy” e che l’editore Giuseppe Meligrana di Tropea sta per dare alle stampe con il medesimo “spot” assoluto e definitivo di CALABRIA LA PRIMA ITALIA, un testo che tutti gli italiani dovrebbero leggere e, ovviamente, in particolare i calabresi per avere esatta cognizione  e fermo orgoglio del valore della civiltà prodotta in Calabria da re Italo fino alla Magna Grecia … una tappa dell’Umanità senza la quale non avremmo il mondo attuale nelle sue migliori espressioni di progresso complessivo, in forte avanzamento sugli altri popoli del pianeta.

RENATO FIDONE

Edito da “Il Sognatore” di Scicli (RG), il libro “Quando si sentiva il profumo del mare” contiene brevi racconti, riflessioni, ricordi e poesie. Questa la dedica: << Ai miei cari genitori Giovanna e Ignazio che ho amato più della mia vita e che amerò sempre. Vostro figlio Renato >>. Misura cm 14,7 x 21 ed ha 166 pagine. Verso la fine (pagina 164) c’è il seguente ringraziamento: << Un ringraziamento speciale a mia figlia Lucia per la sua immensa collaborazione e al printing director Alessandro Ferro >>. Pure in questo libro, come nel precedente di Balletta, non ci sono illustrazioni di alcun tipo. Grazie infinite a Renato per la seguente dedica, scritta di suo pugno nella prima pagina del frontespizio: << Al mio carissimo e stimato Amico Lanciano Domenico con grande Affetto e ammirazione, Renato. Scicli, sett. 2023 >>.

Il progetto culturale, l’organizzazione e la distribuzione del libro sono curati dall’associazione “Tecne 99” di Scicli mentre la Prefazione è firmata dal giornalista Giuseppe Savà, il quale si sofferma (giustamente) sull’infanzia felice dell’Autore, il quale sottoscrive pure la Presentazione datata agosto 2023. Posso testimoniare pure io che tale felicità così tanto ingenua quanto semplice (specialmente da noi al Sud e in rima al mare) ha caratterizzato in particolare le nostre generazioni rurali degli anni Cinquanta sempre a contatto con la natura e soprattutto con la solarità ed il clima mite e dolce del Mediterraneo più profondo e dimenticato. Oggi, dopo tanti studi e ripensamenti, posso affermare che nell’essere stati dimenticati potrebbe consistere la nostra “felicità”. Non a caso in Sicilia sono nati piccoli e grandi artisti solari e discorsivi come Pirandello e come lo stesso Andrea Camilleri del “Commissario Montalbano” i cui sceneggiati televisivi sono stati girati proprio nella zona di Scicli, territorio narrativo e privilegiato nella vita e nell’arte di Renato Fidone.

La lettura del libro è facilitata non soltanto dalla brevità dei racconti (in tutto 25) ma anche dalle tematiche riportate, tutte tratte da fatti effettivamente vissuti e da personaggi che hanno vivacizzato la vita dell’Autore e di tutta la comunità di appartenenza. Tale narrazione, nella sua prima parte prettamente autobiografica, è impreziosita dalla presenza di figure familiari, come nonni e zii, e amicali, senza cui sarebbe stata quasi certamente mezza felicità quella dorata infanzia. Protagonisti delle pagine, qua e là, sono pure le cose, come gli alberi di carrubbo o come la luna o altri elementi senza i quali l’esistenza sarebbe stata ancora più povera di quello che già era. Ad allietare la narrazione è l’uso frequente del dialetto, che dà maggior colore agli episodi e, in particolare, ai dialoghi. Come potrebbe essere altrimenti?… La lingua locale – si sa – è molto più efficace di un italiano descrittivo e omologato, buono per tutti.

Nella sua seconda parte, il libro presenta 46 poesie, brevi o lunghe, in dialetto e in italiano. Una vera e propria raccolta che avrebbe potuto avere un’edizione a sé e figurare, appunto, come Opera poetica. In un certo senso le poesie appaiono speculari ai racconti come tematica e suggestione. Forse era il caso di “tradurre” in italiano i componimenti espressi nella lingua locale. Salvo i siciliani (e forse pure noi calabresi), gli altri lettori del “continente” non sempre possono afferrare il significato e quelle sfumature che impreziosiscono ancora di più queste perle. Tra l’altro il dialetto impresso nelle pagine dei libri non sempre possiede il fascino e l’efficacia più immediata e scenografica del dialetto teatrale cui l’amico Renato è da sempre abituato nel beare l’uditorio delle platee. La poesia ha un pregio più intimistico.


Renato Fidone

Uno dei principali meriti di tale bella raccolta poetica, più umana che artistica, è l’aver voluto ricordare personaggi come il compianto cognato Memmo (divertente ed ironico) o come  Cicciu Busacca (grande cantastorie) che mi ha fatto tornare in mente i cantastorie siciliani che sono passati dal mio paese, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, per incantarci con le loro narrazioni rafforzate dalle sottolineature musicali, dalla mimica e dalle inflessioni fatte ad arte per caricare l’epica e per farci impressionare. Che emozione!… E, adesso, quale e quanta nostalgia!…

“Quando si sentiva il profumo del mare” mi ha fatto tornare indietro di parecchi decenni. E ti giuro, caro Tito, avessi avuto il dono della preveggenza o soltanto della consapevolezza odierna, non avrei mai e poi mai lasciato quel mondo descritto da Renato Fidone. Un mondo che garantiva la piena “felicità” nella semplicità di vita a continuo contatto con la Natura e le persone più vicine e genuine. Non che adesso non sia felice … però questa di adesso è una felicità che devo difendere con le unghie e con i denti, mentre quella sarebbe continuata solare ed indisturbata, nonostante la povertà. Bastava sapersi accontentare e non farsi tradire dal consumismo e dagli altri miraggi provenienti dal Nord. Noi al Sud, specialmente nell’estremo e profondo Sud, siamo sempre stati invasi e dominati da eserciti provenienti dal centro-nord Europa e, poi, il colpo di grazia ci è stato dato sempre da un esercito del Nord, quello Piemontese con la mala-unità d’Italia. Noi del Sud non abbiamo saputo difendere la nostra innocenza. Così ci hanno deportato in giro per il mondo. E sono sicuro che ogni emigrante o esiliato potrebbe scrivere con sentimento e nostalgia … “Quando si sentiva il profumo del mare”. Amen.

ROSA MARIA DELLI QUADRI

Caro Tito, posso ben dire che ho visto crescere Rosa Maria Delli Quadri fin da quando, adolescente, era ottima studentessa al Liceo Scientifico di Agnone, amena cittadina montana altomolisana, dove ero appena approdato dalla mia amata Calabria marittima e solare. E adesso è professore associato di Storia Moderna all’Università di Firenze, dopo essere passata dall’Università Orientale di Napoli. L’ho sempre stimata tanto così come tutta la sua famiglia; in particolare suo padre Tonino, capo mastro e detentore della quasi millenaria arte campanaria da tre generazioni nella locale ma internazionale, anzi mondiale Pontifica Fonderia Marinelli.


Rosa Maria Delli Quadri

Personalmente vado matto per tutti coloro che (nati in ambiente artigiano, operaio o contadino) si son fatti, si fanno e si faranno onestamente onore (facendoci onore) in ogni campo professionale e sociale, affrontando enormi sacrifici di ogni genere, lavorando ed impegnandosi molto seriamente e all’inverosimile. Se e quando posso, cerco il più possibile di condividere, apprezzare e di incoraggiare ulteriormente nella mia scrittura giornalistica la loro serietà e i progressivi successi. Sono figlio di operaio pure io e quindi è una grande gioia avere il piacere e l’onore di far brillare ancora di più questi eroi. Finora il mio compito principale è proprio evidenziare meritevoli persone del popolo, specialmente giovani. E ne sono grandemente felice. Come pure adesso sono ben felice di mettere in risalto i traguardi ed i successi di Maria Rosa, alla quale ho dedicato già i seguenti scritti … << https://www.costajonicaweb.it/la-docente-agnonese-rosa-maria-delli-quadri-dellorientale-di-napoli-ha-scritto-il-libro-su-sidney-sonnino-e-sara-in-edicola-con-il-sole-24-ore/  (giovedì 31 luglio 2014) – https://www.costajonicaweb.it/con-la-presentazione-del-libro-su-sidney-sonnino-agnore-rende-omaggio-alla-sua-docente-e-scrittrice-rosa-maria-delli-quadri/  (martedì 28 aprile 2015) e https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-126-gli-arabi-in-sicilia-nella-sintesi-di-rosa-maria-delli-quadri/  (martedì 21 luglio 2015).

Le grandi riviste specializzate (come “Storica” della National Geographic) e i più diffusi quotidiani nazionali (come, ad esempio, “la Repubblica” e il “Sole – 24 Ore”) si affidano all’arte universitaria della docente Rosa Maria Delli Quadri per impreziosire con i suoi libri le loro collane editoriali a diffusione nazionale. Così, lo scorso venerdì 27 ottobre 2023, “la Repubblica” aveva come allegato proprio un libro della nostra docente: TRAFALGAR (in formato tascabile cm 13.4 x 20 – pagine 144) per raccontare l’ultima battaglia navale con cui l’ammiraglio inglese Horatio Nelson impedì per oltre un secolo ad ogni altro Paese iniziative militari per mare contro sua Maestà britannica. Così a Capo Trafalgar sconfiggendo la flotta di Napoleone Bonaparte (vicino le coste di Càdice in Spagna) il 21 ottobre 1805 Nelson ha offerto agli Inglesi l’incontrastato dominio su tutti i mari del mondo. Un racconto che più affascinante non si può, specialmente se guardiamo ai tempi odierni. Alla nostra attualità.

SALUTISSIMI

Caro Tito, da buon bibliofilo, sarei stato assai felice di fare il mestiere di recensore di libri, per quanto mi piace leggere, apprendere e commentare. Vorrà dire che lo farò in una delle mie prossime vite. Per il momento, ti ringrazio per pubblicare pure questa “Lettera n. 499” (vigilia della tanto attesa n. 500). Un augurio a tutti coloro che scrivono e pubblicano bei libri e, in particolare, a questi nostri tre amici Giovanni Balletta, Renato Fidone e Rosa Maria Delli Quadri. Ad majora semper! … Un cordiale saluto a te e ai nostri cari lettori (sempre con particolare riguardo a coloro che ci sono più affezionati e a coloro che ci riscontrano). A presto! Domenico Lanciano (www,costajonicaweb.it)

ITER-City, giovedì 09 novembre 2023 ore 06.21 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web.

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