di DOMENICO LANCIANO
Caro Tito, la bella stagione irrompe, specialmente nei luoghi di mare e collinari, come i nostri calabresi e siciliani. E’ anche il tempo delle lucciole che brillano ad intermittenza in cerca d’amore e di continuità generazionale. E, fra non molto, verrà pure il tempo delle cicale. Spesso assordanti nel loro insistente frinire. Ma sono il sottofondo della nostra gioia. Ne sappiamo ben qualcosa noi di una certa età che siamo nati e cresciuti nel profondo Sud, in contrade e borghi rurali. Penso, però, ai bambini nati e vissuti nelle città. Che ne sanno loro di queste meraviglie?… Allora ho pensato di riportare il breve racconto con cui Francesca Gallo (una mia bella e brava cuginetta di secondo grado) descrive la magica scoperta e lo stupore di una cicala, in un’estate in cui, da bambina negli anni settanta, ha trascorso una vacanza presso i nonni paterni a Strongoli, nel crotonese. Ecco quanto ha scritto pochi giorni fa, alle ore 18.35 del 27 maggio 2025.
FRANCESCA E LA CICALA
LA CICALA – Mio nonno aveva un nome che risuonava come un’eco lontana: Pietro Nicodemo, proprio come il prete di cui era anche parente. I ricordi di lui sono pochi, ma vividi come colori su una tela. In inverno, si avvolgeva in una lunga mantella nera, e indossava un cappello a cilindro che lo faceva sembrare ancora più misterioso. Era un uomo imponente, impossibile da ignorare in mezzo alla gente. La sua figura mi ricordava Amedeo Modigliani, nonostante non fosse un pittore, ma un contadino del Marchesato crotonese. Con l’arrivo della primavera, mio fratello Pietro, così esile e fragile, veniva sollevato in spalla da nostro nonno, mentre io, piccola e curiosa, venivo presa per mano. Ci portava spesso in villa, un luogo magico dove il mondo sembrava aprirsi davanti a noi. Avevo solo cinque o sei anni, ma ogni attimo era un’avventura. Spesso si univa anche mia cugina Rosita, con cui condividevo un legame speciale, un’amicizia che faceva brillare i miei occhi. Arrivati in villa, venivo avvolta dal frastuono delle cicale, il loro canto assordante riempiva l’aria e mi circondava come una melodia incantata. Le sentivo ovunque, ma non riuscivo a vederle. Erano come fantasmi che danzavano invisibili intorno a me. In una di quelle giornate di sole, mio nonno mi sollevò in braccio e mi innalzò verso il cielo blu. Da quel punto di vista privilegiato, potevo vedere il mare scintillante e toccare il cielo. “Hai visto?” mi disse con un sorriso, “Hai visto la cicala?” Per farlo felice, risposi di sì, non volevo deluderlo. Ma in fondo al cuore, sapevo che la cicala era ancora un mistero per me.
Un anno fa, mentre ero su una piccola isola greca, mi sono ritrovata sotto un albero, avvolta dal canto potente delle cicale. L’albero era pieno di loro, e il mio cuore ha fatto un balzo di gioia.
Non ci potevo credere! Come una bimba, ho spalancato gli occhi e finalmente, in un momento di pura magia, ho visto la cicala. Non una ma tante, proprio tante.
Un ricordo di quel giorno con mio nonno è tornato a farsi vivo, e ho preso il mio telefono per fotografarla, come a cercare una prova tangibile di quell’incontro.
Ho sussurrato a nonno Nicodemo: “Hai visto, nonno? Finalmente ho visto la cicala”. Immagino che sia felice, perché nei ricordi che custodiamo, riusciamo a vivere per sempre. Francesca e la cicala.
CHI E’ FRANCESCA GALLO
Sono Francesca Gallo, nata negli Stati Uniti nel 1973 da genitori calabresi: mia madre è di Badolato e mio padre di Strongoli. Ho trascorso i miei primi cinque anni di vita in America, per poi trasferirmi in Calabria, dove ho vissuto fino all’età adulta. La Calabria, con i suoi colori vivaci e le tradizioni uniche, ha influenzato profondamente il mio carattere e il mio modo di vedere il mondo. Attualmente, sono un funzionario della pubblica amministrazione, dove mi occupo di gestione e recupero crediti, collaborando con team multidisciplinari per migliorare i servizi. Mi sono laureata in legge a Milano, ma la mia passione per la psicologia mi ha portato a studiare anche in questo campo all’università Niccolò Cusano.
Francesca Gallo
Ho scelto di specializzarmi come “mental coach” (allenatore, guida mentale), ottenendo anche certificazioni come “teen coach” (guida per adolescenti) e “group coaching” (allenatore, guida di/per gruppi). Accanto al mio lavoro nella pubblica amministrazione, mi occupo di “coaching”, aiutando le persone a scoprire il loro potenziale e a raggiungere i propri obiettivi.
Oltre alla mia carriera, nutro una grande passione per la pittura e la fotografia. Mi piace inoltre scrivere racconti, legati a ricordi o esperienze della mia vita. Questi rappresentano per me un modo per esprimere le mie emozioni e riflessioni. Una sorta di autoanalisi personale. Quando scrivo mi estraneo dal mondo, trovando attimi di pace pura.
LE LUCCIOLE DI BADOLATO E DI ALTROVE
Caro Tito, come sai, fino ai dodici anni inoltrati, sono cresciuto in piena lussureggiante ed ubertosa campagna, in contrada Cardàra di Badolato, a pochi metri dal mare Jonio, nella Calabria centro-meridionale catanzarese. Mi ha reso assai assai felice il continuo contatto con la Natura. Tra tante altre meraviglie, nelle sere d’inizio estate (per noi tra maggio e giugno) mi beavo nel vedere la luce intermittente di migliaia e migliaia di lucciole che si aggiravano attorno al casello ferroviario dove abitavo. Che spettacolo! Gli adulti mi raccomandavano di non prendere in mano le lucciole perché altrimenti non avrebbero brillato più, sarebbe finita la magìa. Ma perché brillavano così, ad intermittenza, questi insetti?… Mistero, per me, allora. Ne ho scritto qualche verso nella raccolta di “Gemme di Giovinezza” (pubblicata il 13 dicembre 1967). Poi ho saputo che quella intermittenza di luce è un richiamo, una ricerca per trovare l’amore, per accoppiarsi e garantire la riproduzione della specie. E’ un luminoso corteggiamento. Che bel modo fascinoso di corteggiare ed attrarre!… Un desiderio illuminato!…
La vita, poi, a 12 anni mi ha portato in paese (Badolato Marina) dove le lucciole (seppure ci fossero state) non potevano essere viste con l’illuminazione pubblica. Né ho potuto vederle negli anni trascorsi a Roma, a faticare sui testi universitari. Le ho però ritrovate, numerosissime, in Molise, a Villacanale di Agnone dal 1980 in poi, durante le passeggiate serali con mia moglie. Specialmente sui campi di grano. Uno spettacolo inimmaginabile per chi non ha ancora goduto di tale opportunità, di tale fortuna!… Poi per alcuni anni non si sono viste quasi più (oppure non ne ho avuto io la preziosa opportunità). Da qualche tempo le ho ritrovate al mare abruzzese di Vasto, lontano dalle luci cittadine, vicino alla scogliera del Paradiso. In verità, ne ho sentito tanto la mancanza in quegli anni che non si sono viste oppure erano troppo esigue … però, negli ultimi giorni dello scorso mese di maggio, sono tornate ancora più numerose e luminose!… Così mi sono beato nuovamente della loro presenza, della loro luce fascinosa e intermittente. Dicono che la presenza delle lucciole sia un buon segno per l’ambiente. Allora, ben tornate, lucciole!… Per la magia che hanno, forse sarebbe il caso di organizzare delle escursioni notturne per i più curiosi, specialmente per i bambini. Così pure per andare ad ascoltare le cicale (vera colonna sonora delle nostre torride estati joniche). Vedere ed ascoltare la Natura dovrebbe essere un percorso didattico-pedagogico obbligatorio. Lo renderei indispensabile nel “Curriculum vitae” di ognuno.
SALUTISSIMI
Francesca Gallo, figlia di Michele e di mia cugina di primo grado Angela Lanciano, ha una forte vocazione artistica (tipica della parte Lanciano-umanistica del suo essere). Ad esempio, nella famiglia di mio padre ben tre di noi abbiamo pubblicato a stampa una o più “opere” di tipo letterario (io e i miei fratelli Vincenzo e Antonio). E due di noi siamo appassionati foto-amatori, con particolare vocazione sociale. Numerose generazioni Lanciano hanno prodotto pure parti gemellari; mentre più d’uno, con sangue pure Lanciano, ha il culto della pittura artistica, come ad esempio Maria Immacolata Cùnsolo, o del racconto, come Rosy Epifani ed altri che intendono rimanere anonimi. Constato una qualche vena umanistica e creativa o vocazione giornalistica, pure in terza o quarta generazione. Auguro a tutte queste menti creative della mia parentela innanzitutto di trarre giovamento spirituale da tale attività, così come afferma Francesca Gallo (protagonista della presente Lettera n. 613): << Quando scrivo mi estraneo dal mondo, trovando attimi di pace pura >>. “Scrivo” anche nel senso di dipingere quadri. Deve essere considerato un di più se poi la propria attività creativa riesce a piacere e ad essere utile alla spiritualità altrui. Intanto è utile a noi.
Francesca Gallo
Ciò dovrebbe valere per chiunque, poiché la ricerca del successo rovina spesso la purezza della propria creatività. Con tale augurio (che scaturisce dal cuore e dall’esperienza fin qui maturata) concluso questa Lettera 613 in attesa di inviarti la 614 che è già quasi pronta.
Intanto ringrazio te che diffondi generosamente questi miei umilissimi scritti; e ringrazio chi ci dà l’onore di leggerli, specialmente coloro i quali ci seguono con maggiore attenzione e fedeltà.
Infine, rinnovo a tutti la mia più disinteressata ma appassionata raccomandazione a recarsi alle urne (per il Referendum sui cinque importanti quesiti) domenica 8 e lunedì 9 negli orari e nei modi indicati e comunque già ampiamente usati in altri simili contesti.
Urge votare, soprattutto per difendere sé stessi, la propria famiglia, chi amiamo e chi ci ama, la Costituzione e la Democrazia. Allora, alla prossima 614. Cordialità, Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, lunedì 02 giugno 2025 ore 16.42 – Festa della Repubblica Italiana n. 77 (1948-2025) – Da 57 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). BASTA ARMI. BASTA GUERRE. Le foto mi sono state fornite dagli interessati.
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