Lettera a Tito, mettere la Poesia in prima pagina sui giornali del prossimo 21 marzo 2024

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images Lettera a Tito, mettere la Poesia in prima pagina sui giornali del prossimo 21 marzo 2024

  18 settembre 2023 10:57

di DOMENICO LANCIANO

Caro Tito, come ho più volte ricordato in questo mio epistolario, fin da adolescente sono stato un “hub” (si direbbe oggi) di Poeti e Poesia … un “riferimento” o un “consulente”. Infatti, sono stati davvero tanti i miei coetanei di allora che mi davano da leggere le loro poesie e persino i loro diari personali (alcuni dei quali molto ìntimi) chiedendomi pareri e consigli. Pure su come dare alle stampe le loro raccolte poetiche. Non ho mai dismesso tale ruolo di “riferimento” o di “consulente”. Ed anche adesso alcuni si rivolgono a me per i più svariati motivi inerenti l’arte del poetare. Ho notato un significativo cambiamento nel corso dei decenni. Mentre negli anni sessanta e settanta del ventesimo secolo nostro precedente, erano soliti scrivere sia ragazzi che ragazze quasi in eguale misura … da un po’ di tempo a questa parte le ragazze (o donne adulte) sembra che scrivano più dei ragazzi (o uomini adulti). Comunque sia, sono ancora convinto che la Poesia sia sempre viva e (direi) assolutamente necessaria per poter vivere meglio, almeno interiormente. La Poesia aiuta.

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In questa ultima settimana, due episodi mi hanno colpito. Quello di un amico poeta (che partecipa a tanti concorsi di Poesia, mietendo successi) e quello di una casalinga (già nonna da alcuni anni) delle nostre parti. Una casalinga jonica. Il poeta altomolisano mi ha dato da leggere alcune poesie, affinché potessi scegliere quella che – secondo me – potrebbe figurare bene in un suo ennesimo concorso. La poetessa jonica mi aggiorna spesso sulla sua produzione. Per il concorso ho segnalato di inviare il seguente componimento.

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Ho trovato la Giustizia / incatenata in prigione / e la Salute abbandonata / in un letto d’ospedale. Ho trovato l’Onestà / vestita di stracci / e il Sacro / ricoperto di sterco. / Ho pianto / vedendo la Verità / messa in croce / e l’Amore ridotto a Carnevale. / I ladri fatti re / e chi lavora è dato / a rischi e a stenti. / La schiavitù esiste ancora / e la Speranza naufraga in alto mare. / Così questo mondo / pensa di cavarsela … / trasformando l’acqua in fango / quando già Qualcuno / l’aveva trasformata in vino.

LA POESIA DELLA POETESSA JONICA

Quindi ho dipinto e pennellato / la mia notte / nello squarcio del colore delle ombre. / Per poi affrettarmi a / scappare lontano dai miei sogni. / Sogni antichi e nuovi / inzuppati in questo mare sconcertato / immenso ed azzurro / di settembre.

PICCOLE CONSIDERAZIONI

Caro Tito, ti dico subito che mi ha impressionato davvero tanto la frase della poetessa jonica "SCAPPARE LONTANO DAI MIEI SOGNI". Tale verso è tutto uno forte stato d’animo, un coraggioso programma, tutta una psicologia o una filosofia di vita che soltanto una persona adulta e molto vissuta (forse delusa e disillusa) può avere. Una Poesia vale di più se quella degli altri la senti come tua, tutta tua. E ti confesso che mi è così tanto piaciuto ed ho tanto sentito mio questo verso SCAPPARE LONTANO DAI MIEI SOGNI che l’ho assimilato, per grandezza e profondità, a quello di Giuseppe Ungaretti “MI ILLUMINO D’IMMENSO”. Infatti, Ungaretti (poeta preferito nella mia adolescenza) ha scritto MATTINA (con questo unico verso) sul fronte del Carso il 26 gennaio 1917 (sicuramente una fredda o gelata giornata) durante la Prima Guerra Mondiale. E’ componimento di un solo verso ed è probabilmente il più rappresentativo dell’Ermetismo, di cui Ungaretti fu uno dei maggiori capiscuola.

La nostra casalinga jonica è come se stesse su un altro “fronte” difficile di “guerra”, quello esistenziale di una qualsiasi donna del Sud, intrappolata o prigioniera delle mura domestiche, nonostante talune gioie generazionali. Una donna che fino a ieri (in età avanzata) ha nutrito taluni sogni; però adesso rinuncia ad essi e da loro scappa, quasi sicuramente per non soffrire più, poiché si soffre e molto quando nessuno dei sogni amorevolmente coltivati si realizza. Si torna definitivamente alla realtà nuda e cruda. Una donna comunque prigioniera, prima dei suoi sogni e poi, svegliatasi e disillusa, della realtà che ha tentato di cambiare o risolvere in meglio, senza riuscirci, forse a causa dei troppo forti legàmi che essa stessa ha accettato, in un modo nell’altro. La vita, si sa, è come una guerra permanente. E la libertà sembra costare più della prigionia. O, forse, non ci siamo ancora preparati bene.

La poesia altomolisana descrive un altro fronte di guerra: quello delle ingiustizie e delle sofferenze che esiste fin dalle origini dell’uomo. Pure qui c’è un sogno mancato, una disillusione. Infatti, il lungo periodo di pace (dopo la seconda guerra mondiale) ci aveva illuso che le ingiustizie si fossero almeno attenuate, specialmente con il cosiddetto “walfare” (benessere) ovvero l’insieme di interventi, servizi e prestazioni erogati dalle istituzioni pubbliche destinati a tutelare i cittadini dalle condizioni di bisogno, a coprirli da determinati rischi, migliorandone complessivamente la qualità della vita. Purtroppo, tutto ciò sta svanendo e si torna alle “leggi della giungla” (prima a causa delle ripetute grandi crisi economiche della globalizzazione e, poi, per la guerra Ucraina in casa Europa con tutte le conseguenze del ritornato attivo scontro tra blocchi e potenze mondali). E torna l’incubo addirittura di una terza guerra mondiale e persino nucleare.

GIOVEDI 21 MARZO 2024 – LA POESIA IN PRIMA PAGINA

Tuttavia, queste due poesie (la jonica e l’altomolisana) e quella di Ungaretti ci dicono che comunque (nonostante guerre e morte, ingiustizie e povertà) l’essere umano non rinuncia a sognare una vita migliore. Fosse anche la vita che si costruisce nel proprio intimo ed esclusivo mondo dei sogni. Si dice che la speranza è l’ultima a morire. Così il sogno. Sogno e Speranza sono uniti indissolubilmente, come due sposi (veraci). A parte tanti altri gravi motivi ed intrallazzi tra Potenze globali che si scontrano anche sulla pelle dei migranti, è pure per questo tendere irrinunciabilmente al sogno di una vita migliore che migliaia e migliaia di persone (specialmente giovani) intraprendono rischiosissime avventure di emigrazione con la speranza di migliorare la propria condizione di vita e di dignità. La Storia è stracolma di questi esempi. Ma anche la procreazione: un solo spermatozoo maschile riesce a fecondare l’uovo femminile da cui nascerà una nuova creatura, ma la corsa è assicurata da milioni di spermatozoi.

Ed anche io ho un sogno che forse non si avvererà mai. Tuttavia lo lancio all’universo-mondo. Sai bene che ogni 21 marzo è dedicato, da qualche anno, alla GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA. Ebbene, il mio sogno è che, almeno in questa occasione, i giornali (cartacei e web) di tutto il mondo mettano una poesia in prima pagina. Noi abbiamo anticipato questo desiderio, dedicando questa “Lettera n. 485” ad un esempio di poesia scritto da un uomo ed una donna, adulti e appartenenti a due aree geografiche diverse ma unite dal momento storico incerto che viviamo. Desiderio di pace, di tranquillità e benessere. La felicità è una condizione che si insegue da sempre. Speriamo che prima o poi se ne convincano pure coloro che comandano il mondo e scelgano definitivamente la pace, l’amore, la felicità e l’armonia. Noi lo ripetiamo sempre più spesso, pure affinché questi termini non cadano completamente in disuso o addirittura se ne dimentichi il sogno o la volontà di inseguirli. E realizzarli.

SALUTISSIMI

Caro Tito, la mia esperienza mi conferma che ci sono più poeti di quanto già non si sappia. E questo perché come si coltiva un vaso di fiori dentro casa o fuori al balcone, così viene coltivata la Poesia. Pure per darci coraggio nella difficile condizione o “mestiere” del vivere. La solitudine è meno solitudine se si scrive una poesia; così la sofferenza è confortata quando si affida ad una penna e ad un foglio di carta. Ci si difende come meglio ci riesce in questo mondo ancora troppo insidioso e violento. La Poesia è un bene-rifugio, un tesoro da tenere ben custodito dentro la nostra anima. E ringraziamo coloro i quali trovano il coraggio di manifestarla. E addirittura di farne motivo di lotta per un mondo migliore.

Inoltre, siamo tutti (o quasi) sconvolti da quanto (da troppi anni ormai) accade nel mare Mediterraneo con tutte queste emigrazioni che lasciano così tante vittime nei naufragi da sentirne pure noi la responsabilità. Chi più chi meno, abbiamo tutti piccoli o grandi sensi di colpa per come va avanti il mondo così tristemente. Chi più ha sensibilità ha più sofferenza personale e sociale. Ed i Poeti sono coloro che hanno più sensibilità e, quindi, più sofferenza ed anche motivo per esprimerla pubblicamente. E, appunto, per lottare per un mondo migliore. A cominciare dalle donne iraniane alle prese, ormai da più di un anno, con le proteste e le lotte per la propria dignità individuale e sociale. E così via via nel catalogo delle lotte e delle sofferenze in ogni parte del mondo. La Poesia è da sempre una necessaria rete universale di solidarietà. E lo è ancora di più adesso poiché il Potere del mondo è in mano a criminali, come ai tempi degli imperi antichi e medievali. C’è una notevole e tragica regressione che tutti abbiamo l’obbligo di contrastare con ogni mezzo onesto possibile. Compresa la Poesia. Grazie, Tito per voler pubblicare questa “Lettera n. 485”. Appuntamento alla prossima. Buona settimana di vita e di lavoro, di famiglia e di creatività. Pure per i nostri cari lettori. Ciao, Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, lunedì 18 settembre 2023 ore 02.59 – Da 56 anni ormai (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le foto sono state prese dal web.

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