di DOMENICO LANCIANO
Caro Tito, sarebbe auspicabile che ogni paese o borgo o città avesse un libro fotografico che documenti alle presenti e alle future generazioni l’essenza estetica e dinamica, umana e sociale della propria identità nel corso del tempo; magari pure con alcuni raffronti del come era e del come è adesso in una medesima inquadratura. Ciò vale pure per qualsiasi altra comunità e per le stesse famiglie e parentele.
UN LIBRO FOTOGRAFICO SU BADOLATO
Già nell’estate 1973 (esattamente 50 anni fa) avevo proposto ad uno dei primi e più importanti fotografi sociali di Badolato, Giocondo Rudi, di realizzare un libro fotografico sul nostro paese dal momento che Egli aveva un archivio di pellicole assai ricco e davvero unico e raro, in bianco e nero (dalla seconda metà degli anni quaranta del Novecento agli anni sessanta). All’uscita del libro se ne sarebbe potuto fare una bella e memorabile mostra fotografica.
In particolare, il maestro Rudi aveva fotografato, molto accuratamente, tutti gli eventi della nostra comunità: dalle lotte contadine (tra cui il famoso sciopero a rovescio ottobre 1950-gennaio 1951) alla disastrosa alluvione di Badolato di metà ottobre 1951; dalla venuta del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi (ottobre 1951) a quella del Capo del Governo Alcide De Gasperi (24 marzo 1952). Inoltre, aveva fotografato altre situazioni sociali di grande interesse, nonché gruppi familiari prima della loro emigrazione trans-oceanica e tantissimi altri aspetti della vita collettiva ed individuale della nostra comunità badolatese (specialmente i matrimoni) … quasi un censimento per immagini.
Pure quando aprì il suo studio fotografico sulla strada principale di Soverato (Corso Umberto I), dopo il suo periodo di emigrazione in Svizzera, il maestro Rudi ha sempre avuto occasione di fissare su pellicola (ormai prevalentemente a colori) situazioni che hanno raccontato la vita dei badolatesi (oltre a quella dei paesi del comprensorio). Di tutta questa preziosità documentaria fotografica è stata realizzata qualche mostra orientativa, ma non un vero e proprio libro che raccontasse le fasi salienti o emblematiche della vita sociale badolatese, magari mettendola pure a confronto in modo evolutivo con le varie epoche o situazioni. Lo farà il figlio-erede Massimo?…
Né qualcuno tra enti, associazioni, aziende e possibili mecenati mi ha dato una mano per pubblicare il mio più volte e tanto desiderato libro su Badolato con foto tratte dalla racconta storica nello stesso archivio Rudi e poi di Vittorio Conidi (ma anche di privati) oppure tratte dalla mia personale campagna fotografica realizzata per la tesi di laurea su Badolato dal luglio 1973 al marzo 1977.
Infatti, il mio archivio fotografico su Badolato conta attualmente circa cinquemila fotogrammi, di cui 3846 (3481 in bianco-nero e 365 a colori) ufficialmente autenticati e certificati dal sindaco di Badolato Antonio Larocca il 22 novembre 1975 quando, meravigliato da questo mio enorme (e costosissimo) lavoro, si è lasciato sfuggire la promessa di voler contribuire (come Comune) con simboliche 40mila lire (l’equivalente, allora, di 8 biglietti ferroviari per Roma in treno; oggi 40mila lire valgono appena 20 euro) … soldi mai dati (rivedi https://www.costajonicaweb.it/lettere-su-badolato-n-35-capitolo-32-le-3846-foto-autenticate-dal-sindaco-il-22-novembre-1975/ del 21 settembre 2017).
Insomma, nessuno (ripeto, tra enti, associazioni, aziende e possibili mecenati) si è mai preoccupato di dare a Badolato uno strumento conoscitivo di particolare fascino ed importanza come un libro fotografico che aggiunge prestigio ed onore ad una qualsiasi comunità. E, a ben vedere, tale disinteresse generale e culturale, dimostra come e quanto sia stato poco o affatto considerato tutto il lavoro sociale da me realizzato molto intensamente per Badolato in 21 anni (dal 1967 con le Olimpiadi badolatesi fino al 1988 con vicenda del “paese in vendita”) per non dire del lavoro fatto anche da quando sono in esilio in Molise. Questa è, alla fin fine, l’amara verità.
Inoltre, nessuno, dico nessuno, ha mai pensato di utilizzare socialmente (a parte le foto) i due volumi della mia tesi di laurea, specialmente del secondo che contiene dati conoscitivi polivalenti per una comunità mai indagata come ho fatto io, scientificamente (storicamente, sociologicamente, antropologicamente statisticamente, ecc.) e, appunto, fotograficamente. Tale disinteresse dimostra lo stato di una comunità. Ma dimostra altresì quanta poca o nulla considerazione abbia avuto io nel mio stesso paese nonostante abbia speso davvero i migliori anni della mia giovinezza oltre ad una infinità di denaro che avrebbe potuto servire per la mia sistemazione esistenziale mentre invece l’ho impiegato a fini sociali. Adesso, che sono in un’età di bilanci, tale situazione brucia di più. E conferma ulteriormente quell’idea di “Badolato come prototipo del suicidio del Sud” che mi fa ancora soffrire proprio tanto tanto. Tuttavia resto personalmente assai felice, poiché ho dato davvero tanto come nessuno mai darà a Badolato (specialmente del proprio tempo e di tasca propria). E ancora darò, sempre con onestà e lungimiranza. Ho sempre detto e testimoniato che la sofferenza non esclude la felicità. Pure per questo ho sempre vissuto, vivo e morirò tranquillo, lieto e felice di avere fatto molto molto più del mio dovere etico-sociale. Davvero oltre ogni immaginazione.
SE AVRO’ VITA E SALUTE
Non è un impegno né una promessa, però mi piacerebbe realizzare (come sempre a mie spese) almeno un opuscolo di circa 64 pagine (il massimo per un formato A-5) con una cinquantina di fotografie, tratte in prevalenza dal terzo volume della mia tesi di laurea che è rimasto in attesa per tanto tempo (ben 46 anni) nella speranza che qualcuno mi aiutasse a pubblicarlo (in tutto o in parte). Se avrò vita e sufficiente salute (ma anche un minimo di economia) spero tanto di poter dare alle stampe tale raccolta fotografica su Badolato… seppure in tiratura molto limitata e se non altro per dare tale libricino alle principali biblioteche italiane generaliste e specializzate. Tutto ciò ancora e sempre nella speranza che qualcuno (ente, associazione, aziende e possibili mecenati) possa produrre un lavoro più sistematico, pure visto e considerato il fatto che Badolato è nelle grazie di numerosissimi turisti e si vanta di essere entrato nel circuito dei paesi più belli d’Italia. E, quindi, adesso occorre dimostrare (soprattutto con un pregevole libro fotografico) la consistenza di tutta questa bellezza che non sia ulteriore velleità. Inoltre, un libro fotografico è uno strumento di utilissima attrazione e promozione turistico-culturale.
Visto che nel borgo antico di Badolato il palazzo del barone Gallelli al Mancuso è ormai operativo per mostre e tanto altro di culturale, sarebbe opportuno che si facesse una mostra antologica dei maggiori fotografi sociali locali, dai già citati Giocondo Rudi e Vittorio Conidi a don Peppino Sgrò, dal prof. Nicola Caporale a Pino Codispoti e così via.
Badolato ha un patrimonio fotografico quale pochi paesi possono vantare non soltanto in Calabria ma anche a livello nazionale. Ricordo che don Peppino Sgrò era abbonato alle prime riviste fotografiche edite in Italia e che tale patrimonio (assieme a tutta la sua copiosissima e pregiatissima donazione) avrebbe potuto e dovuto costituire il primo nucleo della Biblioteca Comunale fin dall’agosto 1976 se una sciagurata politica anti-culturale non avesse invalidato gli sforzi miei e di altre persone nella volontà di rendere Badolato una città di cultura e di arte (come ho più volte evidenziato dal 2012 sia in tante di queste 478 Lettere e sia nel 2017 con le “Lettere su Badolato” 1-36).
SALUTISSIMI
Caro Tito, avrei voluto con tutto me stesso che, fin dagli anni Sessanta, Badolato splendesse come e più del sole (come si suole dire) ma persone e forze palesi e nascoste continuano ad impedire (nella loro allergia culturale e miopìa di potere semidittatoriale) ancora di valorizzare tutte le potenzialità umane, sociali, storiche e di altro genere a 360 gradi. Ciò che si fa adesso è ben poca cosa di fronte a ciò che si sarebbe potuto e si potrebbe ancora fare molto dignitosamente.
Tra tanto altro, taluni non hanno capito le varie lezioni della Storia e le sconfitte della realtà. E’ pure questo il dramma nel dramma. Alla fin fine ognuno ha la propria coscienza e le proprie responsabilità. Ed io in tutta coscienza ho dato e continuo a dare sempre il mio massimo possibile, pur nei limiti imposti da altri.
Certo, se avessi avuto una mano sociale ed istituzionale, avrei potuto esprimere di più a favore del bene comune. Con profondo dispiacere, bisogna ammettere che così è la vista sociale. Troppi interessi personali e privati zavorrano il progresso sociale ed impediscono la felicità possibile di tutti.
Intanto, riprendendo questa nostra corrispondenza con più slancio (dopo la pausa agostana) e pensando alla Lettera n. 479, ti ringrazio di questa pubblicazione e ti saluto fraternamente augurando pure a te un altro ottimo anno di lavoro che si avvicina sempre più alla agognata pensione! Bacioni alle tue nuove generazioni di famiglia e ai nostri gentili lettori. Alla prossima. Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, mercoledì 30 agosto 2023 ore 05.27 – Da oltre 55 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le foto sono di vari Autori (tutti defunti) e sono comunque riprese dal web, anche se sono presenti nel terzo volume della mia tesi di laurea del 1977.
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