Lettera a Tito, news dalla "Calabria Prima Italia 1982"

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Bollettino n. 1” di lunedì 14 luglio 2025

  14 luglio 2025 16:05

di DOMENICO LANCIANO

Caro Tito, da questa “Lettera n. 620” la (mia) associazione culturale informale “Calabria Prima Italia 1982” enumererà e daterà le proprie NEWS per comodità e ordine. Ecco, quindi, questo “bollettino n. 1” di lunedì 14 luglio 2025 … una data che, per pura coincidenza, ricorda la “Presa della Bastiglia” del 1789 che a Parigi ha dato il via alla Rivoluzione Francese, destinata a cambiare (prevalentemente) in meglio parecchie situazioni storiche, sociali, economiche del vecchio mondo e dell’antico regìme liberticida, persino schiavista. Ed ecco le ipotesi e le notizie, messe in ordine di arrivo e non certo di importanza.

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IL NOME ITALIA A CORFINIO OPERA DEI BRUZI?

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Lo storico Giovanni Balletta di Catanzaro sostiene che i Romani, dopo averli sconfitti (attorno al 202 avanti Cristo), deportarono i Bruzi nell’attuale territorio tra Molise e Abruzzo.  I Bruzi abitavano buona parte della Calabria centro-settentrionale, soprattutto l’attuale provincia di Cosenza ed anche nella Basilicata meridionale. Infatti i Romani erano soliti trasferire i popoli vinti in aree scarsamente popolate. Lo sradicamento delle popolazioni è, purtroppo, una tristissima e criminale moda ancora in voga. Ma tale trasferimento (dei Bruzi e di altri antichi calabresi della Magna Grecia) era giustificato dal fatto che erano quasi tutte maestranze le quali sarebbero servite ai Romani per riedificare, a modo loro, quel territorio dei Sanniti che era stato raso al suolo nelle guerre contro Roma. In particolare, i Romani avevano assoluto ed urgente bisogno di costruire meglio e al massimo possibile la loro flotta navale per poter diventare, prima possibile, padroni del Mediterraneo; e i nostri progenitori calabresi erano specializzati “maestri d’ascia” utilizzando gli alberi più adatti dei lussureggianti boschi della Sila, del Pollino, delle Serre e dell’Aspromonte. E il territorio tra Abruzzo e Molise è ancora adesso ricco di foreste, dove è presente pure il raro abete bianco, che rende più rigogliose le nostre Serre Joniche attorno alla cittadina di Serra San Bruno.

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Come ho già accennato in qualche altra lettera, lo stesso nome di Abruzzo potrebbe derivare dalla frase “A Bruttio venio” (letterale “Vengo dal Bruzio”) che i deportati calabresi solevano dire per indicare la loro provenienza dal Bruzio. E, anticamente, potrebbe avere avuto un ruolo pure l’attuale abitato di “Schiavi di Abruzzo” (tra Abruzzo e Molise) come sede centrale di riferimento di quegli “schiavi” provenienti dal Bruzio. Ovviamente sono ipotesi che andrebbero verificate storicamente. Tuttavia hanno un loro fascino ed una loro logica.

Come questa altra ipotesi che avanzo io: può essere molto probabile che nella guerra sociale dei popoli italici contro Roma abbiano partecipato pure i discendenti dei deportati bruzi, i quali hanno sempre avuto fama di guerrieri assai aggressivi e tenaci.

I Bruzi provenivano da quella parte della Calabria che aveva nome ITALIA. Potrebbe essere possibile che l’aver chiamato ITALIA l’attuale Corfinio, capitale dei popoli italici, è anche dovuto alla presenza dei Bruzi-schiavi nella Guerra Sociale del 91 – 88 avanti Cristo per rivendicare la cittadinanza romana. Altra ipotesi dovuta alla presenza dei Bruzi della Magna Grecia, nel territorio tra Molise e Abruzzo, è l’edificazione di templi e teatri in stile magnogreco, come a Pietrabbondante, Vastogirardi e nella stessa Schiavi d’Abruzzo … luoghi che tra loro distano pochi chilometri a linea d’aria, tra monti e valli.

Non si spiegherebbero altrimenti, infatti, templi e teatri di stile magno-greco (calabrese) in piena montagna (dai 900 ai 1300 metri). Ritengo che ci sarebbe da scoprire di più. Persino quella nota di costume secondo cui gli abruzzesi siano caparbi e testardi come i calabresi … infatti entrambi hanno la stessa testa dura. Forse perché “soffrono” di quella coerenza etica ed anche dell’orgoglio identitario, entrambi tipici della “Prima Italia” di Re Italo.  Insomma, ci sarebbe tanto da approfondire sulle somiglianze etno-antropologiche e sulle coincidenze storiche che uniscono Abruzzo e Calabria. E, come ti ho già scritto molti anni fa, non appare nemmeno un caso che otto monaci fuggitivi da Taverna (per l’incalzare dei musulmani) abbiano trovato rifugio proprio sulle falde della Maiella e sono adesso i santi patroni di otto paesi abruzzesi. Per quanto riguarda poi la moneta con la scritta ITALIA, trovata a Corfinio, il tempo ci dirà se altri ritrovamenti di monete con una simile scritta aggiorneranno il discorso numismatico-storico, ampliando la conoscena sulla presenza dei Bruzi nell’Abruzzo meridionale e sulla monetazione in altre zone del nostro meridione dove già era ampiamente presente da tempo il nome Italia. Purtroppo gli attuali studi storico-scientifici sulla nostra prima identità nazionale sono piuttosto scarsi e necessiterebbe una apposita Istituzione statale (o interregionale) che se ne occupi più esclusivamente e in modo adeguatamente solerte. Sono assai pessimista a riguardo poiché come italiani non abbiamo sufficiente orgoglio nazionale e identitario, al di là dei campi di calcio e della gastronomia (sostenuti entrambi in modo troppo esagerato da industrie, media e persino Istituzioni).

ITALIA TERRA DI VITELLI …

Il mito o la sacralità del vitello o del bue è presente in tantissime parti del mondo. Ed ogni luogo ha le proprie mitologie e i propri culti. Fino ad avere in India una sacralità del tutto particolare ed ancestrale. Intoccabile.  Sarebbe utile avere una Storia che ne scrivesse, pure per un quadro complessivo e delle considerazioni parallele. Alcuni popoli hanno preso nome dai loro animali sacri o preferiti o che caratterizzano meglio il proprio territorio (ad esempio i Piceni avevano come animate totemico l’uccello “picchio” mentre gli Irpini il lupo – “hirpino” in lingua osca). Così non bisogna meravigliarsi che il nome ITALIA possa derivare dalla (Calabria) “terra di vitelli”. Una terra ubertosa come la Calabria (ricca di pascoli, acque e altimetrie favorevoli e variegate) è ideale per l’allevamento dei bovini, ancora adesso come nelle più lontane antichità. Ma la Calabria non è soltanto terra favorevole ai pascoli; è anche terra ricca di boschi e foreste; quindi di legname adatto a costruire barche di ogni tipo, grandi e piccole, da pesca o da trasporto mercantile, da guerra o da divertimento.

Ci sarebbe da ipotizzare o considerare che il litorale jonico ed anche tirrenico della Calabria fosse, anticamente, pieno di “cantieri navali” poiché gli alberi della “Calabria Prima Italia” erano e restano ancora i migliori per la costruzione di natanti di ogni genere. Praticamente tutte le nazioni del Mediterraneo venivano nell’attuale Calabria per approvvigionarsi del legname necessario per le navi ma anche per le costruzioni edilizie, per i mobili e per qualsiasi altra esigenza. La Calabria era ed è ancora assai ricca della preziosa “pece” molto utile non soltanto per la nautica. Ma chi portava i tronchi dalle montagne al mare per i maestri d’ascia o per l’esportazione?… i pazienti e miti buoi!… Ed ecco che l’antica Calabria pullulava di vitelli e di buoi per ogni esigenza, anche “industriale” e produttiva. Va da sé che gli abitanti avessero per questo animale loro collaboratore insostituibile un rispetto ed una venerazione particolare, pure perché ne costituiva una vera grande ricchezza. Tanto da dare loro il nome … ITALIA … terra dei vitelli.

RE ITALO di Vincenzo Guerrisi

Caro Tito, quando ho iniziato a parlare di Re Italo e di Calabria Prima Italia, nel 1982, quasi nessuno mi sembrava si interessasse a tale personaggio e a tale periodo. Sembrava che per tutti la Storia della Calabria iniziasse con la Magna Grecia … come se fosse uscita dal buio più completo e che prima ci fosse il nulla. E ancora adesso è purtroppo così, persino tra persone laureate. E, ho notato, non ne sapevano significato e provenienza nemmeno coloro i quali avevano nome ITALO. Né che San Vitagliano (patrono di Catanzaro, celebrato ogni 16 luglio) potesse essere un riferimento o una reminiscenza dell’antica Italia e di Re Italo, nati proprio nel suo Istmo. Né sapevamo noi, bambini, il significato della “vaccarella” di pane che nostra madre ci faceva quando effettuava l’infornata settimanale. E i mostaccioli zoo-antropoformi di Soriano Calabro che erano in vendita sulle bancherelle nelle fiere e nelle feste in ogni paese ?… Insomma, avevamo tanti (sicuramente altri) riferimenti sulla nostra più antica origine e tradizione, ma nessuno ci informava. I nostri anziani però ci dicevano: “Quando noi avevamo la toga, gli altri avevano ancora la coda”!… Chi sapeva qualcosa o qualche studioso locale o universitario non aveva possibilità di informare pure perché i mezzi di comunicazione erano quasi inesistenti o inadeguati. La scuola? … Non ne parliamo! … Forse ignoravano pure gli insegnanti delle Elementari così come i docenti delle Superiori (come poi ha dimostrato una mia indagine del 1983 nelle scuole italiane, non solo calabresi). Nel corso dei secoli, tanti sono morti gridando ITALIA e nessuno di loro forse sapeva né origine né valenza di tale nome, se non quel motivo contingente per cui lottavano e morivano. Attualmente non è poi così diverso, purtroppo; anche se è in via di miglioramento.

 

Infatti, adesso sono assai lieto, perché cresce sempre di più l’interesse verso Re Italo, la Calabria Prima Italia, per i valori e i significati attinenti.  In internet, i siti e i social trattano sempre più frequentemente Italo e la Prima Italia. Si susseguono pubblicazioni e studi; e tutto ciò ci dovrebbe far rallegrare. Speriamo che tutto ciò aumenti di ritmo e di importanza soprattutto scientifica oltre che devozionale e dilettantistica. Abbiamo bramosia di sapere sempre più. Quindi è con grande gioia che informo te e i nostri gentili lettori che lo scorso 15 aprile è nato un nuovo libro su RE ITALO (e il regno dei Morgeti) dovuto alla penna di Vincenzo Guerrisi. Costui è un giovane quarantenne di Polistena (R.C.) che, il 21 gennaio 2021, aveva già pubblicato pure una MONOGRAFIA DA ALTANUM A POLISTENA (Territorio degli Itali-Morgeti) per lo stesso editore “Booksprint” di Romagnano al Monte in provincia di Salerno. Ho scoperto questi due libri, ricercando in internet ed ho subito provveduto ad acquistare quello su Re Italo, anche se dalla recensione (che qui di sèguito ti trascrivo) mi sembra alquanto dispersivo come argomenti che, in buona parte, sembrano esulare dal periodo vero e proprio della “Calabria Prima Italia”. Intanto, qui di sèguito riproduco la copertina del libro su Polistena abbinata alla foto del giovane autore. Nel caso, ti saprò dire dopo che mi sarà arrivata la copia acquistata del libro; dopo che lo avrò almeno sfogliato o letto nelle parti di nostro interesse.  Ma, ecco la breve presentazione ripresa da internet (https://books.google.it/).

<< Un lavoro di 10 anni di ricerche e studi, il libro “Re Italo e il regno dei Morgeti. Papa Sant’Eusebio di Altanum gli Altavilla dalla Piana di San Martino alla Sicilia ai Cavalieri Templari”, mette in ordine le poche notizie a nostra disposizione. Riprende gli studi e le informazioni degli studiosi di storia, raccontandoci dei primi popoli che conquistarono l’Italia: gli Enotri, gl’Itali, i Morgeti, i Siculi, i Sanniti, i Sabini, i Lucani, i Bruzi, gli Etruschi, i Fenici, i Liguri, i Veneti, i Romani, i Franchi, i Longobardi finendo con i Normanni. La pubblicazione si dipana in una cronologia facendo riferimento a figure e popoli emblematici, l’inclusione di particolari come quella legata a Re Italo, a suo figlio Morgeto, consente di ricondurre la storia dell’Italia ad un passato ricco e significativo. Uno degli aspetti di particolare rilievo è la varietà di materiali iconografici e documentali, l’uso di antiche cartine geografiche, stemmi di famiglie illustri, la genealogia di famiglie illustri, documenti storici, bolle papali e fotografie arricchiscono il testo. Le illustrazioni fungono, dunque, da supporto alla narrazione, offrendo un ulteriore strumento per comprendere l’evoluzione del territorio e della cultura. Il libro si distingue anche per l’attenzione riservata a figure storiche, castelli, chiese, alla famiglia Altavilla, d’Angiò e molte altre. I Normanni d’Italia erano collegati con l’Inghilterra, l’Irlanda, la Francia, la Normandia ecc. Marco d’Altavilla detto Boemondo organizza un esercito per la prima crociata del 1097-1099, per la conquista di Gerusalemme, diventa Re di Antiochia, si unisce alla famiglia Paganis. Le fonti storiche ci riferiscono che il Primus Magister dell’Ordine dei Cavalieri Templari, Hugues dei Paganis (1070 c.-1136), nel 1128 incontra Folco d’Angiò, e gli espone la proposta del Re di Gerusalemme Baldovino, di sposare sua figlia Melisenda di Gerusalemme. Folco era noto al Re di Gerusalemme poiché aveva preso la croce nel 1120, diventando il primo autore di una donazione all’Ordine dei Templari >>.

UN LIBRO SU ULISSE FORSE IGNOTO AD ARMIN WOLF

Giorni fa, ho rivisto con più attenzione la “Mostra permanente dei libri antichi” che da anni impreziosisce le “Biblioteche riunite Comunale e Baldassarre Labanca” di Agnone del Molise, cittadina dove si snocciola il mio esilio dalla natìa Badolato. Esposto, chiuso e ben custodito in una delle tante vetrine, ho notato il grosso volume intitolato << ULISSE che giunto nella Sicilia si studia d’imbriacar Polifemo >> scritto dal Cavaliere Michele ARDITI, direttore del Museo regale borbonico di Napoli, dove è stato stampato nel 1817 dalla Tipografia Chianese. Chissà se Armin Wolf ha avuto modo di consultarlo per la scrittura del suo libro (mi sono chiesto). Tornato a casa, ho notato che tale libro non c’è nella bibliografia del libro “ULISSE IN ITALIA” (ultima edizione ampliata di Local Genius del 2021). Armin Wolf non lo ha inserito in Bibliografia perché non l’ha consultato, non lo conosceva o perché non lo riteneva utile ai fini della conoscenza di tale argomento?… Forse non lo sapremo mai.

Comunque sia, sappiamo che ad un qualsiasi Autore (per di più estero) può sfuggire un testo che avrebbe potuto essere utile alla narrazione. Segnalo tale volume, sperando che possa giovare a chi tratta il medesimo argomento di Ulisse nella “Prima Italia”.

Quasi sicuramente il lavoro di Michele Arditi potrebbe risultare utile, se non altro perché tale Autore era direttore di un Museo che sicuramente conteneva reperti archeologici, per come derivati dai primi scavi intrapresi proprio dai regnanti Borboni, prima ad Ercolano nel 1738 e poi a Pompei nel 1748. Ad avere tempo sufficiente, sarebbe sicuramente curioso leggere quanto ha scritto un personaggio del Sud vissuto tra 18° e 19° secolo.

LETTERA A SANTO VERSACE SU VALORIZZAZIONE PRIMA ITALIA

Caro Tito, mercoledì scorso 09 luglio 2025 ho letto su varia stampa che Santo Versace (Reggio Calabria 16 dicembre 1944 registrato all’anagrafe il 02 gennaio 1945), fratello del compianto stilista di moda Gianni e di Donatella, era intervenuto da remoto al “Global South Innovation” di Maida (CZ) auspicando un ritorno della Calabria al centro del Mediterraneo. Cosicché ho ritenuto di dovergli scrivere una lettera, il cui testo (che ti trascrivo qui di sèguito) fino a questo momento (ore 12.40 di lunedì 14 luglio 2025) è stato pubblicato dai seguenti quattro giornali internet, oltre al tuo di ieri, quando ha esordito www.soveratoweb.com seguìto da www.strettoweb.com; quindi www.preserreedintorni.it e www.lanuovacalabria.it (stamattina). Ne ho fatto la più ampia diffusione possibile. Ma ecco il testo della lettera.


Santo Versace

RE ITALO PRIMO UOMO DEL MEDITERRANEO NELLA CALABRIA DI 3500 ANNI FA – Lettera aperta di Domenico Lanciano a Santo Versace sulla valorizzazione della Calabria “prima e ultima Italia”. Illustrissimo Santo Versace, ho apprezzato molto il suo intervento alla conferenza sulla “Global South Innovation” di Maida (CZ) dello scorso mercoledì 9 luglio 2025. Condivido la speranza e l’impegno che si possa e si debba riportare la Calabria al centro del Mediterraneo, quale in fondo è sempre stata non soltanto geograficamente, specialmente 3500 anni fa ai tempi di Re Italo e della Prima Italia, poi anche della cosiddetta “Magna Grecia” ancora di più.

Ha fatto bene a parlare di etica nella vita e nel lavoro; sono queste le nostre più antiche radici che affondano proprio nelle leggi etiche di Re Italo il quale ha realizzato con i “sissizi” (i pasti comuni) la prima “democrazia etica” e l’arte della diplomazia per unire nella pace e nell’armonia persone, gruppi e popoli. E con i sissizi è nata pure la dieta mediterranea, etica, sostenibile e secondo natura.

RE ITALO PRIMO UOMO DEL MEDITERRANEO NELLA CALABRIA DI 3500 ANNI FA – Lettera aperta di Domenico Lanciano a Santo Versace sulla valorizzazione della Calabria “prima e ultima Italia”. Illustrissimo Santo Versace, ho apprezzato molto il suo intervento alla conferenza sulla “Global South Innovation” di Maida (CZ) dello scorso mercoledì 9 luglio 2025. Condivido la speranza e l’impegno che si possa e si debba riportare la Calabria al centro del Mediterraneo, quale in fondo è sempre stata non soltanto geograficamente, specialmente 3500 anni fa ai tempi di Re Italo e della Prima Italia, poi anche della cosiddetta “Magna Grecia” ancora di più.

Ha fatto bene a parlare di etica nella vita e nel lavoro; sono queste le nostre più antiche radici che affondano proprio nelle leggi etiche di Re Italo il quale ha realizzato con i “sissizi” (i pasti comuni) la prima “democrazia etica” e l’arte della diplomazia per unire nella pace e nell’armonia persone, gruppi e popoli. E con i sissizi è nata pure la dieta mediterranea, etica, sostenibile e secondo natura.

Per tale categoria di persone era in voga fino a qualche tempo fa la dizione di “Ben-pensanti” (sinonimo di “onesti opportunisti”). Oggi essere ben-pensante è straziarsi l’anima per le vittime delle guerre, specialmente per quelle di Gaza (in particolare per donne e bambini) … ma non fare nulla che possa interrompere tale carneficina. Nemmeno una parola o flebile protesta sociale.  Così per tutte le altre tragedie umane e sociali evitabili. D’altra parte ognuno fa ciò che gli riesce fare. E’ comprensibile. Noi cercheremo di assicurare il prossimo appuntamento con la “Lettera 621”. Ancora grazie di tutto e tanta cordialità. Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, Lunedì 14 luglio 2025 ore 12.49 – Da 57 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore) – BASTA ARMI – BASTA GUERRE – Le foto mi sono state fornite dagli interessati o sono state prese dal web libero.

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