di DOMENICO LANCIANO
Caro Tito, esito alquanto a scrivere sulle “Noccioline” o “Briciole” per il Sud Italia questa “Lettera n. 491” davanti all’immane e folle catastrofe che si sta realizzando ancora di più ferocemente nella Striscia di Gaza, nell’incessante conflitto tra Israele e la Palestina, così come restiamo disorientati e addolorati davanti ad altre tragedie simili, a veri e propri genocidi, pulizie etniche e, in generale, difronte ai grandi problemi del pianeta e della nostra società. Già la guerra in Ucraina (da giovedì 24 febbraio 2022) sta scuotendo le nostre coscienze più dei conflitti geograficamente più lontani, ma questa in corso in Medio Oriente, in pieno Mediterraneo, sulla stessa via di casa nostra, appare ed è ancora più angosciante, proprio perché si svolge nella cosiddetta “Terra Santa” che dovrebbe essere la prima “Terra di Pace” del mondo. … invece, da millenni è la sede permanente di un immane scontro tra popoli, civiltà e religioni (che pur hanno la stessa origine e radice), come in nessun’altra parte del nostro globo (già malconcio di suo) … tanto è che più che “Terra Santa” dovrebbe essere denominata “Terra diabolica o infernale”. Tuttavia, in alcuni miei scritti, ho paragonato la situazione della Palestina “soggiogata” o fortemente condizionata e dipendente da Israele con il Sud Italia (e in particolare la Calabria) per come soggiogato e condizionato dal Nord Italia fin dal 1860-61. Nonostante tante differenze, nella sostanza è questa la realtà, sebbene con i dovuti distinguo e il diritto di tutti all’esistenza … per cui la soluzione di due Popoli due Stati potrebbe essere applicata pure in Italia tra Nord e Sud. E, ne sono certo, prima o poi ci arriveremo.
Il tema (con le attinenti riflessioni) che adesso mi appresto a proporti in questa lettera 491 (Per il Sud Italia noccioline e briciole ma anche mancette e manette) è in verità precedente di molto nelle mie intenzioni di scrittura. Infatti, l’avevo bene evidenziato in agenda già dall’estate 2022 ma, tra una cosa e l’altra, non sono andato oltre alcuni appunti o piccoli brani tracciati. A volte un argomento ha forse bisogno di maturare come il mosto; ha bisogno di un “tempo necessario” e soprattutto “compiuto” come per il vino. In particolare l’idea delle “noccioline” mi è venuta dalla similitudine tra la recente invasione russa dell’Ucraina e l’invasione sabauda del pacifico Regno delle Due Sicilie (nel 1860-61) con il pretesto dell’unità d’Italia (che nascondeva però le predazioni socio-economiche ed imperialistiche-coloniali che poi sono venute fuori ma che a scuola ci hanno propinate e fatte passare “indorate e fritte” come “Storia gloriosa” scritta dai conquistatori). Napoleone affermava che le guerre si fanno per denaro ovvero per conquistare nuovi territori e sottomettere popoli al fine di averne vantaggi di ogni genere, soprattutto economici e di potere. Ogni pretesto è buono. Come oggi la guerra in Ucraina, ieri l’invasione dello Stato sovrano del Regno delle Due Sicilie, sicuramente con aiuti, corruzioni e complicità straniere. E cosi via nel corso dei millenni per tante altre realtà soffocate dagli imperialismi.
LE NOCCIOLINE
Come ti ho evidenziato in più di una lettera (pure in quelle su Badolato 1-36), fin dalle scuole elementari e medie ho subìto il razzismo padano, prima a Rivoltella del Garda (Brescia) e poi a Sesto San Giovanni (alle porte di Milano). Questa situazione mi ha indotto ancora di più ad approfondire i temi e i problemi della sanguinosa e devastante “conquista” dell’Italia meridionale da parte dei guerrafondai, ingordi e predatori Savoia. Il razzismo subìto da me e da (quasi) tutti i meridionali in Nord Italia usava, più o meno, espressioni denigratorie simili a quelle messe in campo dai Savoia per giustificare e legittimare la loro “santa” invasione del Sud … ovvero, secondo loro, la conquista si rendeva necessaria perché noi eravamo arretrati come e più dei popoli africani e quindi avevamo bisogno di essere civilizzati. Civilizzarci era la loro missione ufficiale. E per questo si sono “sacrificati” affrontando l’unilaterale guerra di conquista. Forse ignoravano che quando << gli altri (leggi pure “loro”) avevano la coda, noi avevamo la toga >> (come recita un antico proverbio calabrese)!… Così come ignoravano che la civiltà di cui loro stessi si nutrivano proveniva dal Sud. Sicuramente ignoravano che il nome stesso di Italia, per cui affermavano di combattere, era nato nel nostro profondo Sud. E proprio in Calabria. Purtroppo esiste ancora il ritornello di portare civiltà e progresso, democrazia e benessere nelle invasioni nostre contemporanee di altre nazioni sovrane. Ma non penso sia proprio questo il miglior modo di rispettare ed aiutare i popoli. Forse bisognerebbe seguire le leggi naturali della psicologia per evitare guerre e catastrofi.
Erano talmente denigratorie le ingiurie contro noi meridionali, persino nella stessa corte dei Savoia e addirittura nel nuovo Parlamento nato dalla malaunità d’Italia … così tanto denigratorie che, durante l’invasione militare, ci ritenevano e ci trattavano come o peggio di bestie … peggio che scimmie o di delinquenti (vedi Lombroso). E siccome, per divertimento, alle scimmie solitamente si danno le “noccioline”… ecco che è nata la prima parola del titolo della presente lettera 491. Eravamo un popolo che meritava soltanto “noccioline” (anche economiche e sociali) e “mancette” (per chi ci doveva badare, comprese le autorità o i “secondini” locali) … Per tutti gli altri (che non stavano a tale gioco) erano a disposizione le “manette” … come per i tanti campi di concentramento (vedi forte di Fenestrelle), su cui si sta facendo un po’ di luce. Purtroppo, in gran parte la realtà storica resta un mistero (forse ancora ben chiuso negli archivi militari, pare mai resi pubblici nemmeno a 163 anni dalla proclamazione ufficiale del Regno d’Italia, a spese del Sud). Figurati, caro Tito, che gli stessi Stati Uniti hanno cercato una qualche “riconciliazione” (e “risarcimenti”) con gli Indiani d’America dopo il loro genocidio e il confinamento dei superstiti in apposite “Riserve” … mentre i Predatori l’Italia non solo non hanno mai cercato una riconciliazione con le genti meridionali massacrate e derubate di tutto (persino della dignità), ma continuano a “raschiare il barile” (come si suol dire) in modo subdolo.
Nessuna vergogna vedo, nessuno scrupolo etico per la distruzione del Sud (e in particolare della Calabria). Anzi. E’ un vanto per i conquistatori. In particolare per i “prìncipi del deserto”. Infatti ci sono coloro che sono specializzati a rendere deserto persino il Paradiso terrestre. E il Sud, nonostante tutti i suoi problemi, era una specie di Eden … ce ne accorgiamo adesso che è diventato come un deserto. Ce ne accorgiamo adesso persino con i valori e le gioie che abbiamo perso per nella cosiddetta nostra povertà e semplicità. Forse eravamo ricchi di autenticità e non lo sapevamo o forse siamo stati convinti del contrario. Ce ne accorgiamo giorno per giorno, constatando che abbiamo perso persino il gusto antico di alcuni alimenti o il senso di comunità che abbiamo scambiato con l’alienazione. E così via.
RICERCARE LA VERITA’ DEL GENOCIDIO DEL SUD
Caro Tito, ritengo che noi meridionali siamo stati così massacrati (nel corpo, nel territorio, nella dignità) che forse non troviamo più la forza di cercare la verità sul genocidio che abbiamo subìto. Infatti, a 163 anni dalla conquista del Sud da parte dei Savoia e del Nord padano, non riusciamo a sapere cosa sia veramente successo dal 1860 in poi nel nostro meridione a causa della colonizzazione savoiarda, ma poi e in un certo senso anche repubblicana. Siamo dunque così deboli che non siamo riusciti ad organizzare nemmeno una Commissione d’inchiesta né un apposito Istituto espressamente dedicato alla conoscenza sugli anni post-unitari e sul perché il nostro Sud sia ancora così mal ridotto?… Eppure abbiamo avuto ed abbiamo ancora Autori e Ricercatori assai importanti. E per i risarcimenti non ne parliamo affatto perché qui si continua a depredare, pur lasciando intendere (molto abilmente, bisogna dire) che vengono stanziati tanti soldi per il Sud … ma a ben vedere, chissà come stanno veramente le cose. Dubito fortemente che il Sud abbia il dovuto, ciò che gli spetterebbe, visto che è stato svuotato di persone e cose, ricchezze e futuro.
LE PAROLE SONO PIETRE di Antonio Grano
Come ricorderai, ti ho già evidenziato più volte il nostro corregionale Antonio Grano (Cosenza 1938 – Macchia di Isernia 2014) il quale ha dato alle stampe sei libri sulla questione meridionale (sui 27 titoli totali della sua bibliografia) e ne avrebbe sicuramente pubblicato qualche altro se non fosse morto prematuramente. Nel 2009 ha emesso: “La chiamarono Unità d’Italia” e “Io, brigante calabrese”. Altri due libri nel 2011 (in occasione del 150° dell’Unità): “Pietà per i vinti!” e “Le parole sono pietre”. Poi nel 2012 “Il male oscuro dell’Italia unita e separata” e nel 2013 “A sinistra della Questione Meridionale”.
”Le parole sono pietre” è un libro-base che consiglierei a tutti di leggere con la massima urgenza per il solo fatto che (nella sua “critica dell’ideologia risorgimentale”) Antonio Grano evidenzia ben << 1350 citazioni di uomini illustri e non sulla guerra di annessione del Regno delle Due Sicilie al Piemonte >>. Per “citazioni” leggi “insulti”. Formato cm. 15×23 in 388 pagine tale documento, infatti, ci fa rabbrividire per quali e quante offese siano state indirizzate al popolo meridionale persino dentro il Parlamento savoiardo. Per non dire delle espressioni denigratorie che si sono tramandate nelle generazioni padane in questi 163 anni di occupazione militare del Sud … espressioni infamanti e calunnie che, in parte, sono passate dal 1998 nel linguaggio esplicito della Lega Nord di Umberto Bossi ed eredi … mentre nel privato ancora oggi è possibile ascoltare persino di peggio. Perché tanto disprezzo e tanto odio verso il Sud, mentre il Sud non odia nessuno, nemmeno i padani che continuano ad offenderlo e ad opprimerlo?… E’ un odio che nasce dalla cattiva coscienza o da quali altri sentimenti?… Certo tutto ciò non fa onore al Nord o almeno a quella parte del Nord che ancora esercita l’antimeridionalismo.
IL GAGLIARDO ASSESSORE
Caro Tito, un gagliardo ed intraprendente Assessore calabrese mi informa sempre puntualmente delle iniziative sociali (specialmente culturali e ricreative) che riesce a fare per il proprio borgo. Durante l’appena trascorsa estate 2023 mi ha subissato di locandine e programmi di eventi quotidiani. Devo dire che si dà davvero tanto da fare e riesce a ricavare risultati quali pochi in Calabria riescono ad ottenere (in proporzione) ma forse con più soldi e più aderenze … Lui, invece, con pochi soldi e poche aderenze, riesce a fare miracoli. Un “bravo!” a questo Assessore che deve amare davvero assai il proprio paese. L’estate è la stagione in cui (vuoi per promozione turistica, vuoi per ricerca di consenso o per altri apparentemente validi motivi) l’Italia (e non solo) esplode di fantasia. In particolare il nostro meridione. In mancanza d’altro, le “brillanterie” estive fanno comodo a tutti. A nessuno viene in mente che sono una “trappola” rispetto a tutti i problemi non risolti del nostro meridione e, in particolare, della nostra Calabria. L’estate meridionale, con tutte le sue manifestazioni ludiche, mi appare come << una distrazione di massa >>. Uno stordimento.
Infatti, tutto ciò può andar bene per chi ha voglia di distrarsi e divertirsi. Soprattutto distrarsi dai problemi e dai più impegnativi progetti rispetto all’estate sfrenata e godereccia. Forse perché penso troppo (sono malato di filosofia ed amo tanto la mia Terra) o perché ho una visione particolare delle cose (ammonimenti storici e deformazione da socio-antropologia) o anche perché ho sofferto troppo già fin dalla prima infanzia lo svuotamento prima del mio paese (Badolato) e poi della Calabria e del resto dell’Italia collinare e montana, ecc. ecc. … forse perché non mi hanno mai convinto i tanto decantati “progressismi” (fatti di arricchimenti eccessivi ai danni di qualcuno, pianeta compreso) che causano tragici squilibri e infinite ingiustizie sociali … FATTO STA CHE TUTTO QUESTO AGITARSI D’ESTATE mi inquieta molto per l’arte delle distrazioni di massa che, appunto, esprime. E la gente abbocca (almeno in gran parte). “Lasciali sfogare!” (ripeteva un politico al quale interessava la sostanza del potere) … “Lasciamoli divertire!” …
Alla luce delle considerazioni e delle riflessioni sopra riportate, ho detto all’Assessore dinamico che ciò che fa o riesce ad ottenere sono cose certamente belle in sé e per sé ma sono << NOCCIOLINE >> in proporzione a quanto ci è stato storicamente razziato e a quanto ci è dovuto. E lui si è quasi offeso. Sai le noccioline che allo zoo si buttano agli animali in mostra e recintati?… Più o meno questa è l’umanità con cui abbiamo a che fare. Specie al Sud, noi tutti siamo messi nei recinti che ci ha preparato il cosiddetto Potere (una entità centrale con le sue sedi periferiche). Il mondo è un immenso zoo, dentro al quale la popolazione viene trattata a NOCCIOLINE, MANCETTE E MANETTE. Le noccioline – ribadisco – sono per cercare di tenere calmo il popolo in generale, le mancette sono date ai secondini (che devono gestire consenso ed ordine) e le manette a chi non si adegua a tale sistema. Tale situazione è ancora più visibile ed accentuata per noi del Sud Italia e (ripeto, in particolare) per la Calabria. Può darsi pure che mi sbaglio, ma questa è la mia sensazione e ciò che vedo. Ognuno di noi ha una percezione delle cose, spesso in base al suo retroterra socio-culturale. E so bene che questa mia analisi lascia il tempo che trova, però – in coscienza – sento che mi devo esprimere così dopo aver vissuto abbastanza. Sento il dovere etico di dare in eredità (per ciò che vale) questa mia visione delle cose, in tutta onestà.
OGGI NEMMENO PIU’ BRICIOLE NE’ NOCCIOLINE
Ho consigliato all’Assessore ultra-dinamico di acculturarsi meglio sulla malaunità d’Italia, cominciando a leggere almeno << LE PAROLE SONO PIETRE >> il già citato libro che Antonio Grano ha voluto scrivere e pubblicare per aprire gli occhi e consapevolezza a tutti gli italiani (a noi meridionali in particolare). E ho cercato di farlo riflettere sulle tristi condizioni in cui è lasciato il nostro Sud, specialmente la Calabria, che da un po’ di tempo a questa parte non ha più nemmeno le “noccioline” sufficienti a campare e ad autogestirsi adeguatamente e dignitosamente. Infatti, ancora per lavorare e studiare bisogna emigrare e bisogna emigrare persino per potersi curare discretamente o per tante altre urgenze e necessità. Il Sud (e in particolare la Calabria) non riesce nemmeno ad accogliere investimenti che nostri concittadini emigrati (che hanno avuto fortuna fuori) vorrebbero fare nella terra natìa. Penso che tutti gli Amministratori, in particolare la classe dirigente calabrese e meridionale in genere, dovrebbe conoscere meglio la Storia del Sud e in particolare le vicende post-unitarie. Sono sicuro che cambierebbero i loro comportamenti e la loro visione delle necessità e dei diritti da reclamare.
E poi ci sarebbe da ragionare su un fatto che solitamente non viene evidenziato. Il Meridione fornisce al Centro-Nord braccia, cervelli, capitali e manager. Ebbene in una ipotizzabile “bilancia dei pagamenti” o degli scambi … noi diamo tutto bello e pronto senza ricevere in cambio proprio nulla. Dico NULLA. In una società mercantile estrema come è in particolare il NORD, quanto costa un professionista già bell’e pronto?… Il Sud lo offre gratis senza nulla in cambio. E così per il resto dei ragionamenti. Ma ci pensi, caro Tito, che situazione di grande svantaggio c’è in tale situazione?… Mi sembra che il Sud giochi a perdere senza alcuna contropartita. Ma questo il brillante assessore lo sa?…. Ritengo che lo dovrebbe sapere. Quindi, a che gioco gioca? … A che gioco giocano le classi dirigenti del Sud?… E’ lecito o no porsi tali domande?… E’ lecito, ad esempio, richiamare l’attenzione sulla statale 106 jonica che è ancora, nella sua maggior parte, nel medesimo pericolosissimo tracciato di quasi cento anni fa?… Eppure, assieme alla ferrovia Reggio Calabria – Taranto, costituisce un asse portante a livello nazionale Nord-Sud e viceversa (e spesso alternativo, specie quando le linee tirreniche subiscono interruzioni). E’ un esempio emblematico dello stato di arretratezza e di non ammodernamento del sistema-Paese in questa parte coloniale. E il lavoro? … E la sanità? … E la scuola?… E persino lo sport? … Tutto è ancora indegno degli anni 2000 e degli standard europei … Non a caso, ad esempio, la Calabria è stata ed è ancora ritenuta e mantenuta come ultima regione d’Europa! … E quanta colpa abbiamo pure noi stessi in tutto questo?… In particolare le classi dirigenti che, forse forse, si accontentano delle “mancette” di vario ordine e grado? … Bisogna nutrire interrogativi per poter progredire veramente.
LE MANCETTE
Caro Tito, nonostante tutto ho e devo avere fiducia nelle Istituzioni. C’è altra alternativa?… Infatti ho sempre cercato di dialogare con le cosiddette Autorità locali, proponendo continuamente idee per iniziative che producano progresso, cultura e lavoro, specialmente per i giovani e le donne. Non ho ottenuto quasi niente. Anzi, come spesso evidenzio, ne ho ricavato esilio e persecuzioni. Se avrò vita e salute, spero di portare a termine in un resoconto già iniziato << I SINDACI DELLA MIA VITA >> dove descrivo come si sono svolti i miei rapporti sociali con i Sindaci e le Amministrazioni comunali e territoriali fin dalla prima media (1961). Ciò che ho visto nel corso della mia vita è emblematico delle situazioni che ha attraversato il Sud negli ultimi sessanta anni (un periodo di tempo non di poco conto).
Tra tanto altro, ho notato che al 90% (giusto per dare una stima e un’idea) le persone che si mettono a fare “politica” (candidandosi a sindaco o assessore o consigliere) lo fanno per ottenere un tornaconto familiare e personale; in genere per avere sistemati qualche figlio o altro parente. Infatti, guarda guarda, scava scava, chi si mette in politica ottiene sempre qualcosa che, altrimenti, non otterrebbe. Sono utili “mancette” che altri, fuori dal giro, non hanno né potranno mai avere (se non con altri discutibili metodi). Ho sempre detto che il Potere ci vende i nostri stessi diritti. E lo fa a caro prezzo!… Pensa che, appena laureato, mi si offriva nel 1977 un posto fisso a Roma in cambio di un anno di mensilità (tredicesima compresa) e di una tessera di partito. Adesso non so come si svolge un simile “mercato del lavoro”. E, paradossalmente, bisognerebbe baciare i piedi di chi ti propone una cosa del genere!… Visto e considerato pure che si vanno sempre più restringendo tali possibilità. Ma pure questo aspetto è una dimostrazione di come e quanto la società civile sia condizionata (e vessata, direi) dall’elite politica che a sua volta rappresentano solitamente i cosiddetti Poteri forti.
LE MANETTE
Dicevo che coloro i quali non stanno a questo gioco sociale sono condannati a soffrire emarginazioni, povertà e altre “manette” … a volte le manette sono vere poiché spesso delinque (anche perché costretto) chi è stato dimenticato e chi non è stato bene accolto e bene indirizzato nel mondo del lavoro o degli studi. Le manette metaforiche possono essere considerate, ad esempio, pure quelle dell’emigrazione o dell’esilio (come me). Manette intese come esclusione innaturale dalla propria comunità (con tutte le conseguenze immaginabili). Un doppio danno: per chi ne viene “espulso” e verso la propria comunità che si impoverisce di un elemento valido. Ci sono poi altre forme di manette vere e metaforiche, ma qui è opportuno soltanto averne accennate le principali. Sono sicuro che chi mi legge sa di cosa sto parlando. Non la voglio fare lunga. A buon intenditor … penso che la sola “enunciazione” possa bastare per scatenare miriadi di interrogativi, riflessioni e quanto altro per poter poi agire bene.
IL SUICIDIO DEL SUD
Caro Tito, quel che ho descritto finora è soltanto ciò che ognuno può vedere e notare. Ma, come puoi immaginare, c’è molto di più, a volte anche di una gravità indicibile. Per cui si riducono i margini di speranza di avere uno Stato, quello italiano, ormai profondamente malato sia eticamente che economicamente, con costi sociali troppo alti. Per quel che ho potuto ottenere con le mie ricerche giornalistiche e sociologiche, confermo IL SUICIDIO DEL SUD (ipotizzato nel 1977) adesso davvero al limite del non ritorno. Ma se affonda il Sud rischia pure l’Italia, nonostante le cosiddette ed ipotizzate “Autonomie differenziate” per salvaguardare il Nord. Ci vorrebbero più generazioni per portare l’Italia e il Sud in riequilibrio. E penso che nessuno si prenderà adeguatamente cura né delle generazioni né tanto meno dello Stato che è ancora pensato da depredare e non da sostenere. Ti assicuro che non esagero, poiché il mio pessimismo è solitamente superato dalla cruda e nuda realtà … specialmente da quella che non emerge e non si vede, ma che c’è. Ritengo che sia interesse del Nord concedere l’indipendenza al Sud così che questo possa diventare o tornare ad essere Stato sovrano. Ormai il Sud, dopo essere stato svuotato, è diventato un peso morto. Lasciatelo andare a leccarsi le ferite e a ricostruirsi da sé stesso. Sicuramente sganciato dal Nord il nostro Sud rifiorirà.
Comunque, spero di avere data un’idea, anche se sotto forma di opinione, sullo stato delle cose che, nella realtà, sono negative al di là di ogni possibile immaginazione. Ovviamente, l’invito è sempre quello di accertarsi di persona. Sono sicuro che gran parte dei nostri lettori abbiano già contezza di tutti questi temi qui sciorinati. I giovani (specialmente quelli che devono ancora farsi un’adeguata esperienza sociale e di vita) … sarebbe bene che si impegnassero un po’ di più a toccare con mano la realtà, invece di inseguire sogni impossibili o farsi destabilizzare dai nuovi mezzi di comunicazione sociale che andrebbero usati oculatamente e con molta parsimonia. E, come sempre, raccomando a tutti (così come raccomando a me stesso) di stare attenti all’etica personale, qualsiasi sia la situazione del mondo e della società di appartenenza.
SALUTISSIMI
Caro Tito, come si può ben capire, ci sarebbero molte più cose da dire per completare il discorso … ma confido che coloro i quali vogliano saperne di più si mettano ad approfondire la realtà dei fatti. Personalmente non posso dire o fare di più. Anzi, temo di avere persino azzardato. Passo quindi a salutarti, augurando a te e ai nostri lettori il miglior autunno possibile, visto che le temperature sono adesso veramente cambiate, ponendo fine ad una delle più strane e calde stagioni estive finora vissute. Certo, di questo passo, ci spettano tempi più complicati e difficili. Il mondo sembra ribollire in tutti i sensi. Chi vivrà vedrà. Intanto vogliamoci bene. A presto! Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, mercoledì 18 ottobre 2023 ore 03.52 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto sono state prese dal web.
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