Lettera a Tito, primo “Gemellaggio di Capodanno per la pace nel mondo”

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images Lettera a Tito, primo “Gemellaggio di Capodanno per la pace nel mondo”

  15 gennaio 2024 12:20

di DOMENICO LANCIANO

Caro Tito, sono convinto che nasce, cresce e matura prima di tutto nelle famiglie l’amore per i valori etici e in particolare per la Pace. Ne posso essere io stesso testimone diretto. Infatti, pur avendo abitato la mia famiglia in piena campagna a Badolato Marina (tra strada statale jonica 106 e ferrovia Reggio Calabria – Taranto), mio padre non ha mai voluto tenere la benché minima arma di difesa (né bianca né da fuoco). Affermava che se si possiede un’arma la si usa prima o poi; e può accadere che la si usi impropriamente o che possa scappare un qualsiasi brutto incidente. Gli esempi (anche mortali) che abbiamo avuto in zona gli davano ragione. Ti dico un semplice episodio. Mio fratello Antonio, quando era adolescente, ebbe ad acquistare un pugnale che si usava nella pesca subacquea. Mio padre, dopo la ramanzina pedagogica, sotterrò quell’arma in un luogo sicuro e sconosciuto a tutti.

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I MIEI PRIMI EDUCATORI DI PACE

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Mia madre non faceva altro che ripetere “Vogghyyu a paci” (voglio la pace) sia in famiglia che fuori casa. E, nello gestire otto figli, esortava i più grandi (che capivano di più) a cedere e compatire le marachelle o i dispettucci di noi più piccoli. Entrambi i miei Genitori ci hanno insegnato, soprattutto con l’esempio, come e quanto sia importante la pace e quanto negativo sia il cattivo comportamento e, in particolare, la pur minima violenza o la semplice sgarbatezza. Sono stati i miei primi insegnanti e maestri di gentilezza, di pace e di armonia. Ci hanno dimostrato che si può essere felici, nonostante tutte le sofferenze che la vita ci riserva. Basta essere onesti e generosi. L’etica dei miei Genitori e di gran parte delle persone che ho incontrato hanno rafforzato questi valori. Piano piano ho capito (più recentemente pure con l’aiuto del filosofo Salvatore Mongiardo, nativo di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio e ora residente a Soverato) che quella dei nostri Genitori non era altro che l’etica che si tramandava da 3500 anni, dalla Calabria Prima Italia di re Italo. Avevo intuito una cosa del genere già da quando ero bambino al casello FS di Cardàra di Badolato, però non mi sapevo spiegare il come e il perché. Cercare di capirlo è stato uno degli scopi della mia vita (Vita che dall’estate 1967, a diciassette anni, scrivo Wita). Girando per la Calabria, il più delle volte ritrovavo questa antica impronta etica della “Prima Italia”. E ne gioivo assai.

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Sono molto affezionato a tutte le popolazioni calabresi. Come ho scritto recentemente … ovunque in Calabria mi sento a casa. Fuori dalla Calabria mi sento ospite (pur magari sentendomi a mio agio come “cittadino del mondo”). La Calabria è la mia vera casa, quella più intima, personale, familiare. In particolare prediligo quei calabresi che vivono sulle nostre montagne delle Serre e, specialmente, nella Sila e nelle attuali province di Vibo Valentia e di Reggio. Mi hanno sempre dato l’impressione di avere e vivere una saggezza ed una delicatezza di modi molto più antichi. Pure per questo da molti anni diffondo a quante più persone possibile il racconto del maestro Vincenzo Squillacioti “Calabria vergine” (scritto sul proprio vissuto nel 1965 e ambientato a Pietracupa, frazione montana di Guardavalle nel pieno delle nostre Serre Joniche). Ho conosciuto pure io personalmente tale realtà e mi sembra di sentire nei “Pietracupisi” una suggestiva eco della Prima Italia più antica e vera. Vergine, appunto. Tra l’altro, nell’agosto 1970 ho vissuto in fondo alla valle di Pietracupa una settimana di vacanza, mentre nel 1987 e 1988 ho trascorso i mesi di luglio ed agosto ad Elce della Vecchia (cioè Pietracupa alta, 1100 metri s.l.m.). La sensibilità e la signorilità di queste persone di montagna non è riscontrabile altrove. Ne ho avuto ampia prova in mio cognato Nazareno Petròlo e nella sua parentela, così come adesso con l’amicizia di Nazareno Circosta. E mi dispiace non aver frequentato più intensamente persone assai squisite come, ad esempio, il preside Nicola Provenzano (fondatore della Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro – VV). Tutto ciò mi manca della “Mia Calabria”!… E, nel confronto con altri popoli (pure delle varie regioni italiane), sento ogni volta che apparteniamo ad un’altra civiltà. Certo ed è ovvio, ci sono delle persone bravissime ovunque, tuttavia questo tipo di calabresità mi convince sempre più che apparteniamo ad un’altra e più antica Civiltà. Da ciò la mia “calabresite” acuta e inguaribile.
 
 

Altra persona che ammiro per la sua natura da “Prima Italia” è mons. Adamo Castagnaro, che è praticamente mio coetaneo ed è da tanti decenni parroco di Conflenti nella Pre-Sila catanzarese, paese vicino a quello suo natìo di San Mango d’Aquino. Non a caso “don Adamo” (come è universalmente conosciuto) è un vocazionale uomo di fede e di pace, un sacerdote che incarna bene quel cristianesimo dell’umiltà e del perdòno che era già nell’anima della Calabria pre-cristiana. Come più volte evidenziato in questi miei scritti, Egli ha portato avanti, specialmente dal 1985 al 1998, i valori del perdòno, della pace e della riconciliazione con il “Premio Nazionale della Riconciliazione” supportato in particolare dall’associazione “Amici della Riconciliazione”. E’ stata una vera e propria epopea, tanto che il Premio ha avuto poi pure una valenza internazionale. Non poteva che nascere in Calabria una simile iniziativa valoriale. Il vero cristiano (ma anche il vero uomo, sia credente che laico e addirittura ateo) si misura con la pratica quotidiana di questi difficili valori: il perdono, la pace, la riconciliazione. Il massimo dell’Amore e della Civiltà di una persona, di una comunità di un intero popolo. Non a caso, lo stesso Salvatore Mongiardo, nel suo libro “Cristo ritorna da Crotone” (2013), dimostra e ci fa capire come il Cristianesimo sia stato ispirato dai valori della Prima Italia. Cosa che urge approfondire ancora di più. Pure per capire come ha funzionato la “circolazione delle idee” tra Prima Italia – Pitagora e Gesù di Nazareth.

I MIEI ALTRI EDUCATORI DI PACE

Caro Tito, oltre che la guerra in Vietnam (1955-1975), il più forte trauma della mia adolescenza è stato (come più volte evidenziato) la cosiddetta “guerra dei sei giorni” (05-10 giugno 1967) tra Israele e i Paesi arabi confinanti (Egitto, Siria e Giordania). E’ stato praticamente il primo conflitto visto quasi in diretta televisiva. Da allora non ho mai mancato occasione per manifestare per la Pace, ovunque mi trovassi. Nella stessa estate 1967 sono andato a Roma appositamente per rifornirmi di materiale informativo sull’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) e sulla Pace da utilizzare in piazza a Badolato Marina (all’uscita dalla principale Messa domenicale delle ore 10.30) mentre ho cambiato nome al complessino musicale di cui facevo parte da EURO 4 ad EURO 7 e poi, definitivamente, ad EURO UNIVERSAL, vestendo ognuno di noi i colori iridati della pace e denominando ogni componente con l’iniziale di una nota musicale e in una delle principali lingue più diffuse del mondo proprio per indicarne la globalità e l’interdipendenza. Nel luglio 1967 ho scritto il testo di “LACRIME E SANGUE” una canzone musicata da tutti gli Euro Universal contro le guerre … ”Da quando Caino uccise il fratello Abele …”

Nel frattempo ho scritto varie poesie di orrore, di dolore e di sdegno. Una di queste ho inserito nel volumetto “Gemme di Giovinezza” (edito il 13 dicembre 1967) la numero 7 della mini-silloge “TOCCHI”. Ne riporto qui di sèguito i versi per come trascritti alla pagina 209 del libro “Prima del Silenzio” (giugno 1995):  << Desiderio di pace / nel deserto abbagliato / da un sole che odia. / Gli incendi e i rombi / della guerra più atroce / si confondono coi miraggi / d’infinita nullità. / Sventurato guerriero, / che brami pace / nei tuoi lunghi cammini / senza oasi / in mezzo a tanto silenzio / di ombre / la guerra forza / le tue mani, i tuoi passi / e nella borraccia / non c’è più acqua. / Di notte le dune / delirano al vento / che rapisce il volto / d’una sposa in attesa. / Ma la pace non è forse / la polvere che calpesti / in un lampeggiare / di luci lontane? >>.

Già da bambino ho sempre sentito parlare di guerre e delle sofferenze che provocavano. A parte le guerre risorgimentali per l’Indipendenza italiana (viste erroneamente in modo romantico e patriottico), ho appurato di come e quanto sia terribile ogni guerra da coloro che l’avevano combattuta. Il mio primo maestro contro le guerre è stato l’avvocato Pultrone, un uomo che stava in carrozzella e che raccontava (a me bambino, quasi come un testamento morale) gli orrori non soltanto dei bombardamenti ma persino del corpo a corpo della prima guerra mondiale 1915-18. Nel mio paese, c’erano parecchi reduci e mutilati di quella guerra; uno, in particolare, era un caro amico di famiglia che veniva soprannominato “u mutilatu” appunto e pure da lui ho appreso quando sia preziosa la pace, poiché la guerra ti segna per tutta la vita. E l’odio può durare persino per più generazioni, mentre la paura e l’insicurezza s’impossessano di una intera nazione, come soleva ammonire mio padre (che ha fatto il militare di Marina imbarcato più volte sulle navi da guerra negli anni trenta). La Pace il bene più prezioso come l’aria che si respira o l’acqua che si beve. Senza pace non c’è vita ma soltanto paura e morte.

Nel corso della mia vita ho partecipato a numerose manifestazioni contro le guerre. Nell’ottobre 1990 in Agnone del Molise ne ho organizzata una (molto partecipata, pure con una lunga fiaccolata) contro la prima guerra del Golfo (02 agosto 1990 – 28 febbraio 1991) e poi per le altre guerre in Iraq e in Afghanistan. Avevamo ragione a protestare in tutto il mondo … Lo ha ammesso recentemente lo stesso Presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, quasi tre mesi fa, il 19 ottobre 2023, a proposito della guerra in atto Israelo-Palestinese, dicendo a Benyamin Metanyau nella visita a Tel Aviv: << Gli errori degli USA dopo l’orrore dell’attentato terroristico alle Torri gemelle dell’11 settembre 2001, sono iniziati proprio il 07 ottobre 2001 con l’aggressione militare all’Afghanistan e furono ripetuti  due anni dopo con l’aggressione militare in Iraq … >>. La guerra è sempre una follia, un fallimento etico ed un errore politico (come ci ricorda continuamente pure Papa Francesco) … serve soltanto a distruggere popoli e territori e ad arricchire le industrie belliche.  Ho sempre sostenuto che quanto costa una guerra in termini economici (oltre che in termini di vite umane e di generazioni) si potrebbero lastricare d’oro tutte le strade del mondo; invece si semina un odio che può covare e durare per un tempo indefinito. Alla lunga le guerre sono un “boomerang” per chi le inizia, specialmente quelle di aggressione come quella di Hitler in Polonia (primo settembre 1939) o come più recentemente in Iraq e Afghanistan e oggi in Ucraina e Palestina. Sullo sfondo poi c’è sempre la tentazione della distruzione nucleare, premessa per la mutilazione o addirittura la fine del genere umano. Bisogna lavorare molto per disinnescare il desiderio di “omicidio-suicidio” che c’è nelle persone e nei popoli. Invece siamo troppo distratti dai “giocattoli” del consumismo, della globalizzazione e delle ideologie che ci tengono lontani dalla concreta realtà di un pianeta che prima o poi si stuferà dei nostri maltrattamenti di ogni tipo. Pace significa impegno.

A SCUOLA DI PACE

Purtroppo la Scuola, intesa come obbligatorio insegnamento di Stato, dà poco spazio all’educazione alla Pace, nonostante tante parate di facciata. Spesso l’educazione alla pace è volontariato di qualche docente, come è successo qui in Agnone del Molise negli scorsi decenni, quando i professori Remo Nicola de Ciocchis e Francesco Mazziotta hanno organizzato convegni interscolastici sulle figure di Martin Luther King (1929-1968), del Mahatma Gandhi (1869-1948), di Madre Teresa di Calcutta ed altre figure di valore mondiale per la nonviolenza e la pace. Attorno al 1990 lo stesso Mazziotta ha manifestato in modo simbolico e significativo non pagando i suoi tributi allo Stato per quanto riguarda le spese militari, venendo sanzionato, ma offrendo un esempio indelebile di pacifismo. Per tale bell’esempio gli ho dedicato un significativo posto nella mia “Storia dell’Intelligenza” (edita nel giugno 1992) alle pagine 471-476.

Fin da adolescente ho cercato di studiare personaggi che sono stati importanti per il pacifismo mondiale nostro contemporaneo come, ad esempio, il filosofo britannico Bertrand Russell (1872-1970), la pedagogista italiana Maria Montessori ( 1870-1952),  il politico sudafricano Nelson Mandela (1918-2013), la statunitense Eleanor Roosevelt (1884-1962), l’arcivescovo anglicano Desmond Tutu (1931-2021), il pacifista Aldo Capitini (1899-1968), l’educatore Don Lorenzo  Milani (1923-1967), l’attivista nonviolenza Danilo Dolci (1924-1997), i vari Premi Nobel per la Pace … ma anche figure di ogni tempo e Paese come i precursori del pacifismo moderno ed universale come Tommaso Moro (1478-1535), Tommaso Campanella (1568-1639), Charles-Irénée Castel de Saint-Pierre (1658-1743) e molti altri. Sarebbero tutti Autori da studiare per una permanente “educazione alla pace” da tèssere nelle Scuole e in ogni e qualsiasi ambiente (da quello familiare a quello parrocchiale, sportivo, associativo, ecc. ecc.). Educare alla pace significa soprattutto educare alla giustizia sociale, all’etica della reciproca dignità e alla gentilezza quotidiana. Alla povertà e alla frugalità, all’amore e all’altruismo direbbe San Francesco d’Assisi.

Piccola o grande che sia, purtroppo il mondo ha quasi sempre una guerra in una parte vicina o lontana del mondo. Oggi come oggi però si sta rischiando un altro conflitto mondiale con le gravissime crisi in atto in Ucraina e in Medio-Oriente. In tali contesti funesti, ho sempre ritenuto di dover fare la mia pur infinitesimale parte di protesta e di testimonianza nell’immenso desiderio di pace globale. Così, come Università delle Generazioni, una settimana prima di Natale 2023, poco meno di un mese fa, ho deciso di proporre un “Gemellaggio di Capodanno per la Pace nel Mondo” raccogliendo e ravvivando l’esortazione fatta l’8 dicembre 1967 da Papa Paolo VI (Giovanni Battista Montini 1897-1978 proclamato Santo il 14 ottobre 2018) per manifestare, riflettere, aiutare e pregare ogni primo gennaio per la Pace nel Mondo, dichiarando, appunto, ogni inizio anno “Giornata internazionale per la Pace nel Mondo” a partire dal Capodanno 1968. Ho inviato messaggi via whatsapp e via email, effettuato qualche telefonata ad alcuni amici e parenti in Italia e all’estero.


Don Adamo Castagnaro

Hanno aderito con entusiasmo: la parrocchia di Conflenti (CZ) di mons. Adamo Castagnaro; la parrocchia di Villacanale di Agnone (IS) di don Francesco Martino, collaborato dai coniugi Michelina Mastronardi e Aquilino Ingratta, con la partecipazione personale del pacifista di lunga data prof. Francesco Mazziotta; il Comitato Pro Poggio Sannita delle animatrici culturali Maria Porrone e Fausta Mancini che per il primo gennaio 2024 avevano già in programma di realizzare un presepe vivente intitolato “L’Attesa dei Re Magi”. Per interessamento di mio cugino Domenico Lequoque, hanno partecipato le parrocchie svizzere di Uster e di Wetzikon, con i parroci don Quintino Pecoraro, don Arturo Janik, don Danilo Burelli e le laiche coordinatrici Antonella Casciato, Diana Cundò Gallelli, Maria Trivellin. Abbiamo avuto l’adesione dei gruppi di preghiera di mia cugina Vanessa Lanciano a Perth (West Australia) e di mio cugino Ariel Battaglia a Lomas de Zamora (Buenos Aires, Argentina); degli Stati Generali delle Donne di Roma, coordinati da Isa Maggi; della Cooperativa Pronto Taxi 6645 di Roma e del gruppo tassisti di Tonino Schiappoli. Piena partecipazione del filosofo Salvatore Mongiardo, scolarca della nuova Scuola Pitagorica di Crotone e promotore delle manifestazioni per la distruzione delle armi; dell’arch. Alberto Gioffré di Reggio Calabria, ambasciatore della “Universal Peace Federation”; dei cantautori Angelo Laganà di Roccella Jonica (RC) e Claudio Sambiase di Milano; del maestro zampognaro Vanni Borraro. Inoltre, hanno aderito (in Italia e all’estero) tante persone sole (specialmente anziani che non possono uscire di casa) che oltre alle preghiere si sono impegnate ad inviare (come tutti gli altri) aiuti alle popolazioni disastrate dalle guerre.


Don Francesco Martino

Benché organizzato in un tempo troppo breve, il primo “Gemellaggio di Capodanno per la Pace nel Mondo” ha avuto un buon riscontro sia nelle adesioni (come abbiamo appena visto) che negli organi di stampa. Hanno riportato notizie e commenti giornali web di Calabria e di Molise (dove abbiamo avuto pure un bell’articolo sull’unico quotidiano cartaceo Primo Piano Molise per interessamento del giornalista Maurizio d’Ottavio e un minuto e 37 secondi nel telegiornale del TGR Rai, firmato dal giornalista Edoardo Petti, dopo la segnalazione del redattore Sergio Di Vincenzo). Probabilmente, nel prossimo numero, un significativo spazio verrà riservato pure sul mensile cartaceo agnonese “L’Eco dell’Alto Molise” (tiratura attorno a mille copie) i cui abbonati sono disseminati in ogni parte del mondo.

In particolare, sento il dovere di ringraziare le seguenti testate internet per aver trattato uno o più volte l’evento (prima, durante e dopo). Per il Molise: eventimolise.it, isernianews.it, molisenews24.it, quotidianomolise.com, altomolise.net, ecoaltomolise.net. Per la Calabria: costajonicaweb.it, preserreedintorni.it, ilreventino.it, ecodellalocride.it, soveratoweb.com, lanuovacalabria.it, illametino.it, calabria.live, lacometaradio.it. Dalle altre regioni italiane: gazzettadellemilia.it, politicamntecorretto.com, ajonas.it, milano.zone e l’aggregatore virgilio.it nonché parecchi e diffusi profili “facebook”.

IL GEMELLAGGIO CON POGGIO SANNITA (IS)

Poggio Sannita è un borgo molisano di 560 anime, distante appena 9 km da Agnone del Molise, dove abito. E’ un paese molto spopolato come quasi tutti quelli della dorsale appenninica e prealpina che hanno perso mediamente fino e oltre il 70% degli abitanti, emigrati un po’ ovunque. Non tutti i borghi spopolati hanno qualche animatore socio-culturale che ne tenga viva la comunità. Poggio Sannita ne conta alcuni che si danno da fare per animare la vita del borgo. Tra i più attivi, presenti e costanti c’è una coppia di amiche molto affiatate ed impegnate, Maria Porrone e Fausta Mancini. Il loro maggior merito (almeno quello più visibile) è avere popolato il paesino di oltre cento “babàci” (pupazzi di pezza, ad imitazione del borgo di Maranzana, in provincia di Asti) attirando pure qui tanti turisti e curiosi in modo tale da portare tale bella esperienza pure all’attenzione di giornali e TV. Ne abbiamo scritto pure noi lunedì 08 maggio 2023 in << https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tito-n-466-donne-audaci-contro-lo-spopolamento-dei-piccoli-borghi-da-maranzana-at-a-poggio-sannita-is-e-da-trivento-cb-a-badolato-cz/.

Fausta e Maria (nella foto) si danno molto da fare nell’organizzare altri eventi di particolare valenza e interesse socio-culturale come la “Festa della Primavera” o il “Carnevale” oppure la “Via Crucis pasquale” o il “Presepe natalizio” ecc. Appuntamenti che rallegrano e aggregano buona parte della popolazione e che sono importanti specialmente per bambini e adolescenti. Tutte queste manifestazioni sono, infatti, momenti educativi essenziali per l’identità culturale di ogni comunità. Entrambe le bravissime signore sono un punto di riferimento affidabile ed insostituibile per la vita del borgo, “ripopolato” dai loro babàci che ripropongono le innumerevoli fasi della vita della civiltà contadina semplice e autentica di una volta. Così, queste nostre “Maestre di sana aggregazione” hanno dato l’appassionata adesione al “Gemellaggio di Capodanno per la pace nel mondo” dedicando, come Comitato Pro Poggio Sannita, l’evento del loro primo gennaio 2024, intitolato “L’Arrivo dei Re Magi”… strettamente ed espressamente collegato e “gemellato” con la manifestazione “Mamme per la pace” di Conflenti che si svolgeva nella medesima ora e con la medesima finalità.

Impossibilitato ad assistere personalmente al corteo dell’Arrivo dei Re Magi (durante cui sono state descritte le motivazioni del Gemellaggio di Capodanno per la pace nel mondo) ho avuto la possibilità di seguire la bella cerimonia in diretta Facebook; e mi sono congratulato con Maria e Fausta non soltanto per la perfetta organizzazione ma anche per l’alto significato sociale e pedagogico del loro impegno. Tra l’altro ho detto loro che un simile tipo di evento è stato utile pure a me quando, negli anni cinquanta da bambino, partecipavo ad eguale rappresentazione religiosa nella mia parrocchia. Infatti per bambini e adolescenti è molto importante partecipare a queste manifestazioni corali. E ringrazio ancora adesso gli organizzatori (come ad esempio l’educatrice parrocchiale Luisetta Caporale ed il compianto Padre Silvano Lanaro) i quali, facendoci partecipare come “attori o comparse” in un simile Presepe Vivente, ci rendeva gioiosi nel realizzare qualcosa di bello e significativo. Un momento importante per la nostra educazione complessiva; per la Pace in particolare.

MAMME PER LA PACE A CONFLENTI (CZ)

Un accenno a parte merita il tema (di riflessione e di testimonianza) messo al centro della manifestazione di Capodanno “Mamme per la Pace” avutasi a Conflenti (paese delle pre-Sila catanzarese nel Lametino) per come voluta ed organizzata dal parroco mons. Adamo Castagnaro. Quando ci sono le guerre, a patire di più sono le donne come mamme, mogli, sorelle, figlie di chi combatte e spesso muore. Il filosofo Salvatore Mongiardo (che ha aderito al Gemellaggio di Capodanno) in un suo “sit-in” (incontro di protesta contro le armi) a Sant’Andrea Apostolo dello Jonio (suo paese natìo) ha detto chiaramente che le mamme muoiono dentro per sempre con i figli morti in guerra, per cui i caduti di una comunità raddoppiano in effetti; ha poi annunciato un altro prossimo “sit-in” per distruggere simbolicamente le armi e far diventare Sant’Andrea Jonio “la capitale mondiale per la simbolica distruzione delle armi” (non soltanto di guerra, ma di tutte indistintamente le armi). Come sai, caro Tito, noi ci siamo sempre espressi per il disarmo più completo e generalizzato degli Stati in tutto il mondo. Pure per questo sosteniamo idealmente e culturalmente l‘O.N.U. come unica possibilità di giungere a tale ambìto traguardo di un mondo senza alcuna arma. Un traguardo che oggi potrà sembrare utopia ma che un domani potrà essere realtà.

Il tema delle donne e/o delle mamme per la pace è davvero molto importante, poiché un ammutinamento delle donne e, in particolare delle mamme, contro le guerre potrebbe portare a mettere in seria difficoltà i governi guerrafondai e così facili a promuovere azioni di offesa ad altri popoli. Recentemente, a Mosca (proprio sotto al Cremlino, il palazzo del potere della Federazione Russa), c’è stata la protesta di lcune mogli di chi è stato chiamato a combattere non soltanto in Ucraina ma in altri teatri di guerra. La loro prima manifestazione era avvenuta nel 1991 e si era ripetuta in varie occasioni, dal momento che la Russia è una potenza militare sempre in stato di guerra in vari scenari. Più recentemente gruppi di mogli hanno protestato (variamente respinte dalla polizia) lo scorso ottobre e novembre 2023 e sotto il nostro Natale. Certo è che se ci fosse l’ammutinamento totale delle donne contro la guerra, forse le cose potrebbero cambiare un bel po’. Sosteniamo al massimo le donne contro la guerra!…

Tale ammutinamento mi fa tornare in mente le manifestazioni di Locri contro le mafie, quando nel 2005-6-7 (dopo il delitto Fortugno del 16 ottobre 2005) molti cittadini della Locride (specialmente giovani) hanno sfilato per le strade con striscioni su cui c’era scritto “Ammazzateci tutti” uno slogan-sfida che ha significato davvero tanto nella lotta contro il crimine organizzato ed ha fatto il giro del mondo. E gli Stati diventano criminali e criminogeni quando aggrediscono altri Stati sovrani, poiché gli Eserciti sono fatti (costituzionalmente o nel diritto internazionale) per difendere uno Stato non per aggredire altri popoli. Ma, ripeto, noi siamo per il disarmo completo e per la riconversione dell’industria bellica in costruzioni civili di pace e di progresso, risparmiando vite umane e distruzioni. Ribadisco: con quanto si spende per eserciti, armi e guerre, tutti gli otto miliardi di persone che ci sono oggi nel mondo potrebbero vivere nel benessere, nel lusso e nella pace e le strade potrebbero essere lastricate d’oro. Purtroppo bisogna fare i conti con la follia umana e con i dittatori sanguinari di qualsiasi tipo.

LE PROTESTE DELLE DONNE RUSSE A MOSCA

Il valore di queste proteste è davvero grande, indipendentemente dai risultati che possono ottenere. La recente protesta delle mogli dei soldati russi davanti al Cremlino è un grande salto di qualità e di presa di coscienza. E’ un’idea rivoluzionaria poiché, finalmente, sono le donne degli uomini al fronte (come mogli, mamme, figlie e sorelle) che dicono << NO ALLA GUERRA – NO A TUTTE LE GUERRE >>. Numericamente non sono state molte o abbastanza per una protesta, però quelle 15 o 20 donne davanti al palazzo del potere del Cremlino rappresentano un grande significato simbolico. Non otterranno niente, ovviamente; e forse hanno pure dovuto subìre qualche rappresaglia dal Potere … sempre che, paradossalmente, non sia stato proprio il Potere ad organizzare tale sit-in per dare chissà quale recondito messaggio all’interno o all’esterno della stessa Russia (non possiamo meravigliarci di nulla, ormai, visti i paradossi cui siamo abituati). Tuttavia mi sembra un dato positivo e promettente.

Infatti, vale intanto l’idea che nasce e si esprime. Ed è concreta, urgente e necessaria l’idea che possano essere le donne a fermare la violenza e le guerre nel mondo … pure perché sono loro, le donne, a pagare per prime il prezzo della follia degli Eserciti. Pensiamo, ad esempio, quale strazio deve essere per una mamma che, nei bombardamenti, perde i suoi figli piccoli (a volte neonati). L’esempio dei ferocissimi bombardamenti israeliani sulla Palestina ne è un dolorosissimo esempio, così come precedentemente i bombardamenti americani in Vietnam, in Iraq, in Afghanistan o quelli russi in Siria e ovunque l’Armata Rossa abbia espresso il peggio di sé. Le donne poi pagano un ulteriore maggiore prezzo (spesso mortale) con i feroci stupri di guerra; per non dire dei figli nati e marchiati a vita per tali stupri. Orrore nell’orrore! Ricordiamoci delle recenti abominevoli guerre nella ex Jugoslavia (1990-2001) … un irresistibile e tragico orrore quotidiano alle porte delle nostre case.

L’EDUCAZIONE ALLA PACE

Da qualche tempo Papa Francesco insiste sulla urgenza e la necessità di realizzare una ferma e convincente educazione alla Pace. Non soltanto come “NO ALLE GUERRE” ma anche come “NO A QUALSIASI VIOLENZA”. Prima ancora della stessa Chiesa Cattolica (che solitamente corre appresso al progresso laico invece di anticipare la società come dovrebbe) i pacifisti di ogni tempo e Paese hanno sempre detto e ribadito che è indispensabile educare i popoli alla Pace e alla nonviolenza. Non dobbiamo e non possiamo scordare che fino a circa cento anni fa la Chiesa Cattolica benediva pubblicamente le armi e gli eserciti e che per oltre mille anni ha ucciso centinaia di migliaia di persone non soltanto con le guerre imperialistiche ma con le torture e i processi dell’Inquisizione. La prima a purificarsi sia proprio la Chiesa Cattolica con tutte quelle Religioni che benedicono le armi e, anzi, si fanno ancora promotrici delle cosiddette “guerre sante”. Una immane impresa l’educazione alla Pace. Immane ma necessaria, poiché non abbiamo alternativa alla morte e alle distruzioni se non la Pace!… E proprio perché “immane” c’è il bisogno della maggiore e migliore partecipazione di tutti coloro che sono sensibili alla dignità dell’uomo e della società.

La grande educatrice Maria Montessori (1870-1952) soleva affermare: << Tutti parlano di pace ma nessuno educa alla pace. A questo mondo si educa per la competizione; e la competizione è l’inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione e per l’offrirci l’un l’altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace >>.  Ciò vale principalmente a livello dei nuclei familiari e sociali, poiché l’educazione alla pace, alla cooperazione, alla solidarietà, alla sacra devozione della vita e al rispetto gli uni degli altri è elemento indispensabile per evitare ogni genere di violenza grande e piccola, come ad esempio la violenza domestica e il femminicidio (una piaga che sembra inguaribile per tanto che è sempre più diffusa, lasciando spesso innocenti e teneri orfani di coppie vittime di tale pratica, specie se omicidio-suicidio). I valori principali della Calabria Prima Italia sono (da ben 3500 anni) per la piena solidarietà, collaborazione ed unità al posto della competizione di qualsiasi genere, senza il concetto di “fare affari” e senza quelle azioni e mentalità che allontanino un essere umano dall’altro o addirittura lo mettano contro.

I VALORI DELLA CALABRIA PRIMA ITALIA

Infatti, in un certo senso, la riscoperta della Calabria Prima Italia, fatta indipendentemente da me (nell’aprile 1982) e da Salvatore Mongiardo (qualche anno più tardi), è stata provvidenziale. Soprattutto perché abbiamo avuto prove evidenti che attorno al 1500 avanti Cristo (cioè 3500 anni fa) re Italo (colui che ha dato nome all’Italia) è stato un filosofo-legislatore. Ha tra l’altro inventato quella che possiamo definire la “democrazia etica” (pure attraverso i “sissizi” simbolo e metodo di cooperazione e solidarietà sociale) regolamentata da sagge leggi che Aristotele nella sua Politica (VII, 9, 2) affermava essere ancora efficaci a tempo suo (384-322 a.C.) cioè a distanza di ben 1200 anni dall’esistenza dello stesso re Italo. Nella Calabria Prima Italia, infatti, non c’era competizione tra gli individui e i gruppi sociali; c’era libertà per tutti (uomini e donne) e non c’erano schiavi ma comunanza di beni. Questi ed altri benèfici valori della Prima Italia sono stati poi acquisiti e rilanciati da Pitagora (580 circa – 495), come va studiando e diffondendo sempre più lo stesso Mongiardo anche con la creazione della Nuova Scuola Pitagorica di Crotone di cui è Scolarca.


Domenico Lequoque

Un esempio vivente di uomo che attua e rappresenta i valori della “Prima Italia” è mio cugino Domenico Lequoque, la cui profonda sensibilità ed estrema delicatezza nel vivere mi ha sempre commosso. Egli è Poeta ed anche espressione di quella che comunemente viene detta “razza delle Margherite” la cui decana (la mia bisnonna Margherita Parretta 1856-1935) era di una bontà proverbiale così come gran parte dei suoi discendenti. Domenico Lequoque è emigrato in Svizzera ormai da parecchi decenni. Adesso è in pensione ma continua a lavorare ancora pure per mantenersi utile alla famiglia. Mi ha aiutato a trovare nelle parrocchie di Uster e Wetzikon (nel cantone di Zurigo) ed organizzare i gruppi di preghiera in occasione della prima edizione del “Gemellaggio di Capodanno 2024”. Lo ha fatto con slancio ed amore, puntualità e puntigliosità quale è difficile trovare. Merita anche qui un “GRAZIE” del tutto speciale così come è lui davvero assai speciale come persona.

SALUTISSIMI

Caro Tito, non sarei onesto fino in fondo se non ti esprimessi il mio disappunto e la mia grande sofferenza riguardo le proteste che (sia in Italia sia nel resto del mondo) si esprimono contro la guerra, contro tutte le guerre. Sembra che si stia ripetendo il clima bellico che ha poi dato macabro sfogo alla seconda guerra mondiale (in particolare ai campi di concentramento). E pochi, come allora, reagiscono a tali venti di guerra. Infatti, benché numerose, mi sembrano troppo poche le manifestazioni contro la guerra e contro ciò che sta succedendo in Ucraina e in Medio Oriente (specialmente in Palestina e in Israele). Rispetto agli anni sessanta e settanta (ma anche agli anni novanta) mi sembra sia calata di molto la tensione ideale sulla difesa della pace. Pure per questo, a volte, ti dico che forse ci meritiamo le guerre … proprio perché non le contrastiamo abbastanza … ma anche perché con i nostri modi di vita avalliamo le distruzioni dei popoli e del pianeta pure come cambiamenti climatici (che bisogna considerare un altro tipo di guerra suicida).

Come non pensare, poi, a come vengono trattati i migranti, che muoiono a decine di migliaia in tante parti del mondo, in particolare nel nostro Mediterraneo. Pure questa è un’altra guerra, la più ibrida e terrificante. Invece gestire meglio il fenomeno, di accogliere amorevolmente e formare bene quelli che saranno i nuovi cittadini d’Europa, i nostri concittadini, la nostra società (pure istituzionale) adotta sconcertanti metodi che portano a morti e sofferenze indegne della Civiltà e delle democrazie che andiamo sbandierando. Questo è proprio un mondo … un animo umano quasi tutto da rifare. Con l’augurio nel 2024 il genere umano faccia qualche passo avanti almeno verso la riduzione di troppe troppe sofferenze, ti saluto e non ti nascondo di avere la mente e il cuore angosciati per il peggioramento generale della condizione umana. Alla prossima “Lettera n. 512”. Cordialità a te e ai nostri gentili lettori. A presto. Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)

ITER-City, domenica 14 gennaio 2024 ore 19.19 – Da 56 anni (dal settembre 1967) il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” (con Amore). Le foto, cui i diritti appartengono ai legittimi proprietari, sono state prese dal web.

 

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