Letteratura e sentimenti dietro le sbarre: al carcere di Catanzaro il IV incontro de “La cultura rende liberi

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  20 settembre 2025 11:47

 Il quarto appuntamento la casa circondariale Ugo Caridi di Catanzaro relativo al Progetto “La cultura rende liberi” (Ophelia’s friends Cultural Projects), ideato e diretto dalla giornalista e scrittrice Stefania Romito, si è svolto in un clima di profonda partecipazione e interesse. Ancora una volta, il percorso culturale e formativo, avviato all’interno dell’istituto penitenziario, ha dimostrato come la letteratura e la riflessione sui sentimenti possano rappresentare strumenti preziosi non solo di conoscenza, ma anche di crescita personale e di apertura verso l’altro.

Il tema centrale dell’incontro ha riguardato i rapporti sentimentali tra uomo e donna raccontati in letteratura, con un focus specifico su una delle figure femminili più iconiche del teatro italiano: Eleonora Duse. Attraverso le sue relazioni amorose, Romito ha guidato i detenuti in un percorso di analisi che ha messo in luce non solo le sfumature della dimensione affettiva, ma anche le dinamiche psicologiche e umane che caratterizzano i legami amorosi.

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La relazione tra Eleonora Duse e Arrigo Boito è stata raccontata come esempio di un rapporto basato su una forte affinità intellettuale e su una complicità discreta, lontana dai clamori. Un amore silenzioso e profondo, fatto di rispetto reciproco e di un dialogo costante tra due anime sensibili. Di contro, l’intensa e tormentata storia con Gabriele D’Annunzio ha mostrato un volto molto diverso dell’esperienza sentimentale: un legame carico di passioni, contraddizioni e sofferenze, segnato dalla personalità magnetica e, al tempo stesso, controversa del poeta.

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Romito ha proposto una riflessione sul fatto che la relazione con D’Annunzio potrebbe essere letta anche alla luce delle dinamiche tipiche di un rapporto con una personalità incline al narcisismo patologico. Una dimensione relazionale in cui l’egocentrismo, la necessità di dominare l’altro e la ricerca costante di ammirazione, finiscono per mettere in secondo piano i bisogni e i sentimenti della controparte. La Duse, donna di straordinaria sensibilità e dedizione, si trovò a vivere un amore travolgente ma doloroso, che ha lasciato tracce profonde nella sua vita e nella sua arte. L’analisi di queste due esperienze amorose così diverse ha offerto ai partecipanti l’occasione di confrontarsi con i molteplici aspetti dei rapporti umani, riconoscendo come la letteratura possa fornire strumenti preziosi per interpretare la realtà e, in particolare, le proprie esperienze personali.

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Nella seconda parte dell’incontro, l’attenzione si è spostata sul percorso di scrittura creativa. Dopo aver trattato, nei precedenti appuntamenti, temi legati alla costruzione della narrazione e all’importanza delle emozioni, Stefania Romito ha introdotto un argomento fondamentale: il ruolo dei personaggi. Sono infatti i personaggi a conferire spessore, credibilità e vitalità a un testo narrativo. La loro caratterizzazione, la capacità di renderli autentici e complessi, rappresenta una delle sfide principali per chiunque si accosti alla scrittura. Romito ha posto le basi per un approfondimento che verrà sviluppato nel prossimo incontro, in cui si parlerà anche del romanzo di Giuseppe Berto Anonimo Veneziano, stimolando i detenuti a riflettere su come i personaggi possano nascere dall’osservazione del reale, dal vissuto personale o anche dall’immaginazione, diventando specchi attraverso i quali esplorare le diverse sfaccettature dell’animo umano.

Particolarmente significativo è stato il coinvolgimento dei partecipanti. I detenuti hanno preso parte alla discussione con interesse e sensibilità, portando contributi che hanno arricchito il dialogo e testimoniando come, anche in un contesto difficile come quello carcerario, la letteratura possa aprire spazi di libertà interiore e di condivisione. "Un ringraziamento speciale è rivolto alle educatrici che seguono con dedizione il percorso, e alla direttrice Patrizia Delfino, il cui sostegno e la cui attenzione hanno reso possibile la realizzazione di un progetto tanto prezioso. Il loro impegno rappresenta un segno concreto di come la cultura e l’educazione possano essere strumenti di rieducazione e reinserimento, rispondendo pienamente alla missione di un’istituzione penitenziaria attenta al futuro delle persone che la vivono. Con questo quarto incontro, il Progetto “La cultura rende liberi” conferma la sua valenza non solo culturale, ma anche sociale e umana. Un cammino che, tappa dopo tappa, restituisce dignità, ascolto e possibilità di espressione a chi troppo spesso è relegato al silenzio".

 

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