“Siamo tutti contro le mafie in teoria, o almeno i più”.
E’ questo l’appsello di Libera Vibo Valentia, che continua:
“Ci sentiamo comodamente dalla parte giusta grazie ad un click sotto qualche post di facebook che ricorda le vittime innocenti delle mafie o grazie alla pubblicazione di qualche messaggio sulla legalità, ci raccontiamo di essere quella parte di società civile che, cosciente del ruolo delle mafie nella realtà, ne sta lontano e rivendica libertà e futuro.
Sì, ma poi? La lotta alla ‘ndrangheta non ha bisogno di eroi e di gesta memorabili, ma di uomini e donne che decidono di essere cittadini attivi e responsabili, c’è bisogno di una rivoluzione che faccia della normalità la nuova legge superiore.
“Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci.”
Queste le parole che Rita Atria affida al suo diario e a tutti noi. Parole che pesano sulle nostre coscienze ma che devono pesare anche sulle nostre azioni. Potrebbe risultare relativamente facile dire di essere contro le mafie ma continuare a perpetrare condotte abusanti nei contesti in cui lavoriamo, condotte violente e di subordinazione nei contesti affettivi e relazionali, voltarci dall’altra parte di fronte a un torto o ad un’ingiustizia, preferire il favore piuttosto che rivendicare il diritto, abbandonarsi alla rassegnazione e all’immobilismo. Le mafie, infatti, trovano terreno fertile non solo nell’omertà e nella paura ma anche nella mentalità, cosiddetta, “mafiosa” che delle volte, ahinoi, viene interiorizzata anche da quella porzione di società che si dice “civile”. In questo modo la linea di demarcazione tra ciò che è giusto e ciò che giusto non è diventa molto labile, così come diviene difficile individuare il luogo di scontro.
Come diceva Rita Atria un ruolo imprescindibile della lotta alle mafie spetta a ciascuno di noi. Una rivoluzione interiore che si configura come passo indispensabile per un cambiamento reale ed effettivo del tempo che viviamo, dobbiamo essere noi il mutamento che vogliamo vedere nel mondo ma, ciò non basta, è anche indispensabile sentirsi corresponsabili nei confronti dell’altro. Oggi le mafie uccidono molto meno rispetto al passato, non ne ha più bisogno, perché per ottenere il medesimo effetto della morte ha trovato un altro mezzo altrettanto efficace ma meno rumoroso: l’isolamento, l’annientamento di chi si contrappone all’illegalità ed alla corruzione; più del tritolo uccide la solitudine, l’emarginazione e la delegittimazione.
Nessuno, nessuno si senta escluso da questa battaglia, quella che si deve combattere a viso aperto stando a fianco delle persone perbene che non a parole, ma con la loro azione quotidiana e incessante, promuovono la legalità. Una vicinanza reale e fattiva, una vicinanza umana a chi ha deciso da che parte stare: giornalisti, magistrati, donne ed uomini in divisa, imprenditori e cittadini comuni. Imprenditori, come il signor Carmine Zappia che in un territorio come il nostro ha deciso di investire nel “restare” denunciando chi gli chiedeva il pizzo e permettendo alle forze dell’ordine di arrestare, per estorsione, il boss Antonio Mancuso e il nipote Alfonso Cicerone, nomi di spicco dell’organizzazione criminale. Con la sua denuncia, Zappia ha rivendicato il suo diritto di fare impresa ma ha anche reso più libera un’intera comunità. Un segnale - continua Libera- che va colto e che non può essere minimizzato, una scelta che, dal singolo, ha un impatto sull’intera collettività. Non possiamo lasciarlo solo, dobbiamo dimostrare, anche noi, da che parte stiamo standogli vicino e sostenendo le sue attività commerciali duramente colpite dall’arroganza mafiosa.
La campagna regionale “La libertà non ha pizzo”, alla quale diversi imprenditori hanno aderito, oltre alla creazione di una rete tra le attività commerciali ed imprenditoriali dichiaratamente contro la ‘ndrangheta, punta alla promozione di un consumo critico e consapevole. Si rivolge a noi tutti, cittadini comuni, chiedendoci di prendere parte al cambiamento scegliendo di effettuare gli acquisti da chi difende un lavoro onesto e pulito. Allora rivolgiamo un appello ad ogni consumatore e consumatrice calabrese e vibonese affinché scelga l’acquisto di beni e servizi che sanno di legalità; una scelta notevole che rappresenta anzitutto una questione di dignità”.
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