Libera Vibo Valentia: "Sdegno per gli applausi al latitante Pugliese"

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  06 dicembre 2020 15:39

Apprendiamo con forte sdegno quanto successo ieri, dinanzi al comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, in seguito all’arresto di Rosario Pugliese, alias “Saro Cassarola”. Un gruppo di parenti ed amici ha accolto, tra applausi e frasi di esortazione, il latitante, dal 19 dicembre scorso, una volta uscito dal comando per essere caricato in auto e accompagnato in carcere.

E’ necessario che tutta la comunità, la quale lo scorso 24 dicembre ha deciso di scendere in piazza a viso aperto e senza paura, dia sempre maggiore forza e continuità a quel grande sentimento di riscatto e di partecipazione che ha pervaso quella giornata e mandato un segnale inequivocabile: i vibonesi e i calabresi tutti sono stanchi della protervia mafiosa.

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Siamo stanchi di un potere che ci vorrebbe succubi e silenti, di una mano nera e di tutte le diramazioni delle stessa, che ledono ogni diritto e cercano di ostacolare, in ogni modo, lo sviluppo socio-economico di un territorio che non vuole più genuflettersi. Siamo stanchi di deferenze, connivenze e intrecci politico-massonico-mafiosi che generano fenomeni corruttivi a danno del benessere e della voglia di futuro di intera comunità.

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Una giornata emblematica in cui voci di generazioni diverse hanno gridato all’unisono la loro voglia di essere protagonisti del cambiamento.

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Di quella ferrea voglia di affrancarsi dal giogo di un potere liberticida, nonostante l’emergenza covid e nei limiti della stessa, abbiamo potuto cogliere dei primi segnali di cambiamento importanti.

Da un lato, abbiamo constatato una maggiore attenzione da parte delle Istituzioni nazionali, dopo anni di sottovalutazione e minimizzazione. Una presa di responsabilità importante anche in relazione ai forti ritardi che danneggiano questo territorio e diventano humus fertile per il brulicare delle organizzazioni criminali.

Ma poi ancora, la voglia dei giovani e delle giovani liceali che in piena e assoluta autonomia, fin quando è stato possibile,  hanno deciso di creare spazi e momenti di approfondimento del fenomeno mafioso e corruttivo,  spalancando le porte dei loro istituti ai familiari delle vittime innocenti delle mafie, agli imprenditori che hanno deciso di denunciare, agli uomini e alle donne della magistratura e delle forze dell’ordine, volendo rinnovare la gratitudine e il pieno sostegno da parte di una generazione che salvandosi dalla rassegnazione, vuole dare un volto nuovo a questa terra. Possiamo registrare inoltre, un serio interessamento da parte delle amministrazioni comunali per quanto concerne l’iter riguardante i beni confiscati ed il loro riutilizzo sociale, nodo cruciale nella lotta culturale alle mafie.  E ancora, il coraggio di imprenditori vessati che hanno sempre più fiducia nella magistratura e nelle forze dell’ordine e decidono di prendere la strada della denuncia, azione individuale che ha una caratura collettiva perché libera se stessi e l’intera comunità.

Le scene di ieri, però, ci confermano: che il percorso è ancora lungo; che la mentalità mafiosa non è facile da sradicare; che il culto della bellezza, nostra arma primaria, deve essere praticato sempre con più determinazione e caparbietà; che la sensibilizzazione non è mai abbastanza e che non possiamo mollare, neanche per un attimo, la presa.

E’ vero anche però, che questa grande credibilità acquisita dalle Istituzioni, frutto di uno scrupoloso lavoro e di uno straordinario senso del dovere e vicinanza umana,  e questa nuova consapevolezza comune ci fanno protendere verso orizzonti nuovi, di giustizia, uguaglianza e libertà.

Rinnoviamo, dunque, il nostro plauso agli uomini e le donne dell’Arma per lo straordinario lavoro svolto quotidianamente con la certezza che, un giorno, non dovremo più commentare eventi simili.

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