“Il mestiere del giornalista continua a cambiare, ma sempre in peggio. E i postumi della crisi economica che stiamo vivendo a causa delle restrizioni economiche decise per combattere la pandemia, non fanno che rendere sempre più precario un lavoro che ha una profonda valenza sociale. La comunicazione selvaggia che si nutre grazie ai social media di fake news e informazioni manipolate, ha fatto il resto. E chi si impegna quotidianamente per garantire una informazione corretta e trasparente, garantendo la qualità del proprio lavoro, comunque è costretto a subire la frustrazione di uno stato di precarietà senza precedenti”. E’ quanto afferma la senatrice Bianca Laura Granato.
 
“Non avere una sicurezza economica, non avere un periodo di riposo retribuito, in molti casi non avere nemmeno diritto alla malattia – per non parlare della prospettiva di una pensione garantita dopo una vita di lavoro – sono le tante facce dell’insicurezza di una vita da equilibristi nella lotta quotidiana per la sopravvivenza: il traguardo di arrivare a fine mese, mettendo insieme pranzo e cena. In Calabria, sempre di più. I giornalisti, e non parliamo solo dei free lance ma anche dei dipendenti, spesso a tempo determinato e part time sebbene impegnati ben oltre le 18 ore settimanali previste da contratti capestro, subiscono oramai da troppi anni condizioni di lavoro inaccettabili, in un contesto generale che non è esagerato definire di “emergenza informazione”.
 
"Dati ufficiali – scrive ancora la senatrice Granato - dimostrano che i lavoratori autonomi e atipici sono oggi sono quasi il 70 per cento dei giornalisti attivi, e sono in rapida crescita. Spesso con redditi medi da 11.000 euro lordi l’anno, e nella metà dei casi di circa 5.000. Con spese a proprio carico, e con una netta disparità di diritti, tutele e forza di contrattazione rispetto ai colleghi dipendenti. Queste sono condizioni di oggettiva debolezza, di ricatto occupazionale e sfruttamento del lavoro, che ledono la libertà e la qualità dell’informazione”.

“Viene da chiedersi: se il dovere deontologico dei giornalisti è di informare correttamente, senza subire condizionamenti, come è possibile essere fedeli a questo assunto se continuano ad essere costantemente oggetto di ricatti economici ed occupazionali da parte di editori senza scrupoli, che pensano solo a sfruttarli? Editori che usano le testate, che restano in piedi grazie ai fondi pubblici, per schermare altri interessi, che utilizzano i propri giornali per lanciare messaggi, aiutare gli amici, tutelare i propri affari, alle spalle dei giornalisti sfruttati – afferma ancora Granato -. Per non parlare  degli autonomi, che contribuiscono significativamente, da collaboratori esterni - senza tutele, sicurezze e quasi sempre senza retribuzioni adeguate - al sistema informazione di questo Paese”.

“Sono sicura che l’Ordine dei giornalisti è a conoscenza di tanti casi che rientrano nel quadro appena descritto – incalza la senatrice - di redazioni non pagate puntualmente, di giornalisti costretti a fare mille uffici stampa per far quadrare i conti, di drammatiche situazioni di condizionamenti interni ed esterni che finiscono per ledere la libertà d’informazione”.

“C’è la necessità di alzare il tiro sui controlli: i contributi e le agevolazioni pubbliche solo agli editori che dimostrano di pagare equamente e con regolarità i giornalisti. Vanno superati i contratti atipici nel mercato dell'informazione, supportando l'emersione dalla precarietà, il lavoro stabile, o comunque il “buon lavoro” equamente retribuito – conclude Granato -. Devono essere garantiti pari diritti e tutele al lavoro giornalistico sia dipendente che autonomo. L’Ordine dei giornalisti della Calabria vuole rendersi protagonista di una battaglia a sostegno dei giornalisti precari, raccogliendo testimonianze, sollecitando ispezioni, mobilitandosi con la deputazione per interventi legislativi innovativi. O si ricorda dei propri iscritti solo quando deve garantire il pagamento della quota annuale di 110 euro? Io sono a disposizione per affrontare insieme questo percorso di legalità a tutela dei lavoratori e della libertà d’informazione”.