A 5 anni dalla prima uscita (2017) esce, per Falco Editore, la ristampa del libro “Il caso Aversa, tra rivelazioni e misteri” del giornalista e scrittore lametino, Antonio Cannone. Un libro che ha ottenuto numerosi riconoscimenti, raggiungendo nel 2018 la finale al prestigioso “Premio Piersanti Mattarella”.
Il saggio è dedicato all’inaudito fatto di sangue che sconvolse non solo la città di Lamezia e la Calabria ma l’intero Paese. Ovvero, il duplice delitto di Salvatore Aversa e della moglie Lucia Precenzano, uccisi in un agguato mafioso il 4 gennaio 1992 a Lamezia Terme. Città dove il Sovrintendente di Polizia lavorava e lottava con coraggio contro le cosche. Lavorò all’informativa sul primo scioglimento del Consiglio comunale per mafia, sapeva tutto delle ndrine e dei loro affari illeciti. “Nel “codice” mafioso, quindi - dichiara l’autore - doveva pagare con la vita, era un poliziotto da eliminare, scomodo. Aversa indagava, fra le altro, su un duplice omicidio avvenuto nel maggio del 1991 quello di due netturbini, Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, vittime innocenti della lotta per l’accaparramento dell’appalto sulla raccolta dei rifiuti. Delitto ancora oggi senza nessun colpevole.
Evidenti le responsabilità morali (e non solo) della politica in una vicenda dai contorni bui e ancora misteriosi. Un delitto, quello di Aversa e della moglie, che aprì la stagione delle stragi di mafia che culminarono in quel 1992 con lo sterminio di Capaci e via D’Amelio a Palermo. L’Italia è il Paese delle stragi di Stato, dei segreti e del connubio perverso politica-mafia-massoneria che impedisce la crescita economica ed omogenea delle nostre comunità”.
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