In meno di un anno dall’ultima pubblicazione Daniela Rabia torna in libreria con un nuovo romanzo Tracce di futuro. Storia di una disabilità apparente, Pellegrini editore. Una storia- spiega l’autrice- che deve essere nata circa dieci anni fa nel leggere un testo di Bruno Gemelli Il grande otto in cui si parlava tra l’altro di un uomo che riusciva a dormire solo in treno. A questo si è aggiunto il vedere il posto dei disabili spesso occupato in maniera impropria. E da ultimo durante un viaggio su un treno è partito il racconto fluido, scorrevole, intenso. L’autrice narra le vicende di un disabile che non ha nome e solo in treno sente di essere eguale agli altri, seduto tra persone sedute. È una forma di lotta al pregiudizio per la Rabia che afferma che tutti siamo diversamente abili ciascuno a modo suo. La scelta dell’editore è ormai scontata per stima, affetto, amicizia, gradimento. Le prefazioni sono di Filippo Mancuso Presidente del Consiglio Regionale della Calabria e Giusy Pino Avvocato Coordinatrice dell’Osservatorio Regionale sulla violenza di genere. Un testo in cui il protagonista sposta lo sguardo da fuori il finestrino sulla natura a dentro per osservare spaccati di vita.
Cosa ha da dirci la scrittrice sul suo ultimo lavoro?
“Questo romanzo come gli altri è parte della mia anima, ne esce ed entra nel mercato letterario anche ma prima di tutto entra in altre anime. Per me la scrittura è un atto di magia collettiva recepito dalla bacchetta magica/ penna dello scrittore/amanuense che la intercetta e sembra praticarla. Mi piacerebbe che la letteratura avesse realmente il potere magico di influire sui contesti sociali cambiandoli. Ma non so se ciò avvenga. I cambiamenti sono lenti e quasi mai coincidono con la loro enunciazione. Io scrivo anche per difendermi da quella vita che in realtà non muta molto”.
Come fa a scrivere tanto e soprattutto quando?
“Il quando è presto detto, la notte dalle ore due in poi, alle sette e trenta sono a lavoro. Alle venti di sera dormo. Il perché è altresì scontato: la mia vita non facile, come tante altre, ha cercato una finestra per affacciarsi e guardare fuori, quel che vedo e ho visto ha riempito pagine di narrativa. Come? Ho letto in dieci anni 3650 libri uno a notte e scrivere è stata l’operazione più conseguenziale. Oggi leggo molto meno e forse vivo ancora di rendita dei suddetti testi”.
Lei è una persona particolare. Lo è anche il protagonista di Tracce di futuro?
“Assolutamente si, io e lui siamo due facce della stessa medaglia, lui disabile fisico con conseguenze psicologiche, io disabile a modo mio, costretta a camminare ai ritmi imposti dovendomi ritagliare la notte per essere me stessa. Diversa sicuramente ma eguale a tanti che ho incontrato nel percorso solo con una differente maniera espressiva”.
Ci spiega il titolo?
“Tracce di futuro indica la traccia che il protagonista lascia nel futuro che non vivrà, storia di una disabilità apparente è invece la sua ultima fermata in cui scende dal treno consapevole che sono gli altri molto più disabili e incapaci di coglierlo”.
Prima presentazione?
“La prima di questo romanzo è subordinata a una intercessione che chiedo al Cielo, appena so che ho nel pubblico sorridente uno dei pezzi del mio cuore lo posso presentare”.
Un augurio al romanzo
“Di volare alto ma tornare in terra ad aiutarmi a camminare, ad aiutare chi lo legge a camminare e volare insieme.”
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