di NICOLÒ VITO GALLELLO
La Violenza di genere è la protagonista dell'interessante incontro formativo organizzato al liceo Fermi di Catanzaro con due esperte del centro antiviolenza 'Mondo Rosa' afferente al Centro calabrese di solidarietà. Tra i temi centrali anche la sensibilizzazione verso linguaggi mediali deviati e sessisti. Hanno preso parte al momento formativo tutte le quinte del liceo delle scienze umane, del liceo linguistico e dell'indirizzo socio economico del plesso Cassiodoro.
Tra le promotrici dell'evento la professoressa Maria Luisa Fabiano che, ai nostri microfoni, ha spiegato l'importanza della sensibilizzazione sul tema. “In occasione della giornata della violenza sulle donne, dello scorso 25 novembre, abbiamo voluto organizzare questo evento, invitando la responsabile del centro antiviolenza Mondo Rosa che ha colto il nostro invito favorevolmente. L'intento è quello di rendere partecipi i ragazzi e fargli comprendere più da vicino quanto questa realtà ci tocchi; ne leggiamo sui giornali, vediamo in televisione o ascoltiamo per radio di azioni criminose legate alla violenza di genere e volevamo che i ragazzi avessero un punto di vista da parte di esperti in materia". Anche la professoressa Simona Fregola, fiduciaria del plesso scolastico ha collaborato alla realizzazione della giornata formativa. Un evento accolto benevolmente dalla dirigente scolastica la professoressa Teresa Agosto sempre sensibile e attenta al tema.
I ragazzi sono stati guidati nel percorso dalla dottoressa Assunta Cardamone referente del Centro e della dottoressa Romina Ranieri. Dal confronto con le esperte ne è nato un dialogo interessante ed estremamente costruttivo; "Siete donne Libere?" questa una delle domande poste alle alunne presenti. "Assolutamente No! Non abbiamo il coraggio di dire basta" lapidaria e vera la risposta fornita da una delle ragazze.
Le alunne e gli alunni coinvolti hanno avuto modo di esprimere i propri dubbi, le proprie perplessità sulla "normalità" di un rapporto sentimentale malato. "Quando si supera il limite il rapporto non è più gestito da due persone ma una persona domina sull'altra". Infatti, le forme di violenza di genere vengono fuori in molteplici declinazioni nel vissuto quotidiano, da spot pubblicitari a dimostrazioni di affetto che in realtà si rivelano forme di possesso celate sino a gesti di violenza fisica, sessuale e verbale.
La dottoressa Cardamone intervenuta ai nostri microfoni sull'importanza della formazione e del dialogo con i ragazzi: "Per noi è importante parlare con i ragazzi perché è il nostro presente, perché da loro deve partire l'idea che la libertà va conquistata e va rispettata. L'educazione alla violenza di genere deve essere costruita insieme a loro. Noi valorizziamo molto questi incontri, ci mettiamo tutta la nostra passione proprio perché diventa un elemento trainante per loro per cambiare e aiutare a cambiare la nostra cultura; questo perché la violenza di genere è un problema di cultura. Se riusciamo ad avere da parte loro l'iniziativa e la capacità di dire no probabilmente siamo a un buon passo".
Anche la dottoressa Ranieri ci ha spiegato l'importanza dell'educazione diversificata a vari livelli di età sul tema e l'importanza di essere educati a riconoscere un linguaggio mediale deviato: "A volte parlando di linguaggio mediale deviato lo possiamo definire rinforzo negativo nel senso che spesso ci si nasconde dietro una tastiera e ci si sente più forti perché si è coperti nella propria identità e si pensa di poter dire ogni cosa superando spesso i limiti dando sfogo a sentimenti di rabbia che fomentano anche altre persone portando con un passaggio logico a pensare che tutto possa essere considerato lecito".
Sempre la dottoressa Ranieri ha poi parlato dell'importanza di diversificare l'educazione: "si deve educare in modalità diverse, anche all'interno delle famiglie e con i bambini più piccoli si deve iniziare a parlare di violenza. Naturalmente i genitori con le proprie modalità, noi da professionisti utilizziamo le nostre come ad esempio l'educazione alle emozioni, perché il problema è che non c'è una formazione alla gestione della rabbia, della tristezza, all'accettazione della tristezza e alla frustrazione. Ritornare a parlare di questo facendolo con i bambini anche attraverso le fiabe, le storie, sfruttando i laboratori è fondamentale poiché soltanto sperimentando e scoprendo le loro emozioni sanno con cosa hanno a che fare e sono in grado di educarle ascoltandole e avendone consapevolezza".
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