di SERGIO DRAGONE
Può un giovane muratore calabrese, figlio di un muratore, diventare uno dei maggiori scrittori italiani del Novecento? Si, se ha potuto conquistare il diploma, grazie alla generosità di uno zio d'America, in uno dei più prestigiosi licei meridionali, il "Galluppi" di Catanzaro. E' stato questo l’inizio della favola di Saverio Strati, lo scrittore di cui ricorrerà il prossimo anno il centenario della nascita, evento che giustamente la Regione intende celebrare con solennità.
Strati è sempre stato molto legato a quel periodo della sua vita, fatta di sacrifici immani, piegato sui libri per ore e ore, dopo estenuanti lezioni private, fino a conseguire l'ambita "carta" da privatista nel 1949.
Strati, quasi come forma di riconoscenza, ha ambientato a Catanzaro uno dei suoi romanzi più belli e conosciuti, “E' il nostro turno”, concentrato sulla storia di un giovane proletario che capisce che solo la scuola e lo studio potranno sollevarlo dalla sua condizione di meridionale povero.
Non solo Strati. Al "Galluppi" ha studiato anche il più grande scrittore in assoluto della Calabria, quel Corrado Alvaro annoverato tra i massimi intellettuali italiani dello scorso secolo. Strati e Alvaro, ma anche tanti altri grandi intellettuali e artisti, hanno frequentato le aule del nostro glorioso liceo. Si pensi, solo per fare un esempio, al regista Gianni Amelio, autore di film che restano nella storia del cinema italiano.
La città deve difendere il "Galluppi", non come scuola à la pace, destinata ai figli della buona borghesia, ma come fucina di talenti, come fabbrica del sapere e delle conoscenze. Non ho avuto la fortuna di frequentare il "Galluppi", i miei optarono per il più "proletario" Liceo scientifico "Siciliani" (che comunque era un signor liceo), ma questo non mi impedisce di dire che il nostro "classico" è uno scrigno di cultura, un simbolo della nostra città e della Calabria colta. Che accoglie tutti, che non fa distinzione di classi sociali, che permette a tutti di studiare e offre a tutti le stesse opportunità. Così come avvenne, tantissimi anni fa, con i giovani Alvaro e Strati. Non mi addentro nelle dinamiche del ridimensionamento scolastico, ma credo debba essere evitato ad ogni costo che l'identità, la storia, oserei dire la gloria del "Galluppi" vengano cancellate da una decisione burocratica, da un semplice calcolo matematico
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