di LIDIA PICCOLI
In un'epoca in cui la tastiera è diventata lo strumento di chiunque abbia due dita e un ego spropositato, la scrittura sembra aver perso la sua sacralità.
Chiunque oggi , dopo aver buttato giù una manciata di frasi su Whatsapp o pubblicato un libricino su Amazon, ama proclamarsi "scrittore" , dimenticando che la scrittura è prima di tutto disciplina, studio e capacità di visione.
Ed è così che , negli ultimi anni, il panorama letterario ha visto il proliferare di alcune figure che tentano la via del successo scalando le strade impervie della narrazione . Ma è importante saper distinguere tra chi scrive per passione e chi lo fa per mera apparenza.
La vera ricchezza della letteratura risiede nella sua capacità di elevare lo spirito, di stimolare il pensiero critico , di contribuire alla crescita culturale di una società. Dovremmo, quindi, sostenere e promuovere autori autentici, che abbiano il coraggio di approfondire, di rischiare e di offrire al mondo un patrimonio letterario degno di questo nome.
Un vero scrittore si distingue, infatti, per l’approfondimento delle tematiche trattate e per la capacità di offrire al lettore uno sguardo originale e significativo sul mondo, per la profondità dei contenuti, la cura stilistica e l’originalità delle idee.
A volte queste pseudo- opere sono scritte con un linguaggio banale o troppo lineare, povero di sfumature, spesso accompagnate da un’accozzaglia di cliché, refusi, frasi scolastiche travestite da profondità e una totale assenza di voce autentica. La scrittura richiede talento, preparazione, e un impegno che va ben oltre la scrittura a piacere o la retorica del "self-made". ".
Il dramma più grande non è solo la mediocrità che tali personaggi , travestiti da novelli letterati, producono, ma la sicurezza unita a sfrontatezza con cui tale mediocrità viene esibita.
Possiamo pertanto affermare con dovizia di particolari ,che la democratizzazione della scrittura, merito o demerito di facebook e company, ha dato voce a tutti, anche se non tutti hanno qualcosa da dire. Pertanto il risultato è un diluvio di testi inutili che soffocano le opere vere, i talenti autentici, la letteratura degna di questo nome.
Bisogna ricordare che scrivere non è un diritto: è una responsabilità. E chi prende la parola senza aver nulla da dire, compie un abuso.
Ma un tradimento maggiore nei confronti della cultura e della tradizione letteraria viene compiuto da alcuni promotori di eventi culturali o da un certo giornalismo di maniera.
I primi , solerti ad invitare questi pseudo -letterati a pubblicizzare i loro prodotti , dimostrano non solo mancanza di discernimento ,ma dimenticano, forse volutamente, che un convegno dovrebbe essere uno spazio di elevazione culturale e intellettuale , non il palcoscenico per chi confonde la scrittura con una moda effimera per avere visibilità. Invitarli , anziché promuovere la qualità, alimenta la mediocrità e distorce il senso stesso di “letteratura”. Offendendola.
Il danno maggiore, però, non è solo la qualità scadente che questi pseudo-scrittori portano in queste sedi. È la loro arrogante pretesa di appartenere a un mondo che non conoscono, unita alla forzata legittimazione che alcuni organizzatori offrono loro. Così facendo, si mette in discussione non solo il valore di un convegno, ma anche quello stesso concetto di "letteratura", svuotato di ogni significato profondo, ridotto a mero intrattenimento per chi non ha né la passione né la competenza per affrontarlo. Invitare questi "scrittori" significa svendere la letteratura per un po’ di visibilità a breve termine, e farne un mercato di illusioni, dove il vero merito passa in secondo piano rispetto alla ambita notorietà. E questo è un colpo mortale non solo alla qualità dei convegni, ma alla cultura in generale.
A questa opera di propaganda ambigua e distorcente di obiettività contribuiscono ,come su detto , anche alcuni giornalisti che acriticamente tendono ad esaltare questi sedicenti scrittori, contribuendo a creare un’immagine distorta del panorama letterario.
È infatti inaccettabile che alcuni giornalisti si dedichino a recensioni di opere pseudo-letterarie con superficialità e mancanza di rigore critico. La loro condotta denota una palese mancanza di rispetto per il valore della letteratura e per quella parte di pubblico che si aspetta analisi approfondite e basate su criteri oggettivi. È doveroso che i professionisti dell'informazione mantengano standard elevati, evitando di cadere nella trappola di promuovere opere di scarso valore con il solo fine di far ottenere visibilità e credibilità ad opere che opere non sono. La critica letteraria esige competenza, onestà e severità intellettuale, qualità che troppo spesso vengono tristemente ignorate in favore di facili populismi , amicizia ,o simpatie personali.
Il giornalismo, quando promuove questi autori, diventa complice di un fenomeno che privilegia il marketing sulla qualità. In un certo senso, il giornalismo si fa “megafono” di una narrativa che non arricchisce il lettore, ma piuttosto contribuisce alla diffusione di una cultura di massa che favorisce l'effimero, l'intrattenimento facile e la superficialità. Questo tipo di giornalismo non solo non aiuta il lettore a formarsi un’opinione articolata, ma contribuisce a costruire un panorama in cui la qualità è sacrificata sull’altare dell’audience e del clickbait.
Il giornalismo non è solo un mestiere, è anche una responsabilità. Quando un recensore dà visibilità a uno scrittore che non ha meritato quel riconoscimento, la sua azione non solo è una forma di complicità in una pratica disonesta, ma può anche danneggiare la fiducia che il lettore ha nei confronti della stampa. Un altro punto critico riguarda il messaggio che viene trasmesso attraverso la recensione di questi pseudo-scrittori: che il successo sia qualcosa di raggiungibile senza l’impegno necessario. La letteratura, come tutte le forme d’arte, richiede dedizione, studio, passione.
Quando il giornalismo promuove un tipo di narrativa che sembra accessibile a chiunque, anche senza il necessario bagaglio culturale, si alimenta la cultura del “successo facile” a discapito della qualità e della ricerca autentica.
In questo modo, si favorisce la creazione di un’industria che premia l’immagine e la visibilità, ma non la sostanza e la meritorietà. Il giornalismo dovrebbe essere un faro di verità e cultura, non un megafono di marketing, e ha il dovere di indirizzare i lettori verso contenuti che arricchiscano la loro esperienza culturale e intellettuale. Scrivere e leggere non sono attività da prendere alla leggera, e il giornalismo ha una funzione fondamentale nel garantire che la letteratura rimanga uno spazio per la riflessione, l’innovazione e la crescita.
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