di STEFANIA PAPALEO
Un presunto vorticoso giro di false dichiarazioni al fine di accaparrarsi contributi comunitari erogati da Enti pubblici, quali l'Agenzia di erogazione in agricoltura e l'Agenzia regionale della Calabria, con la compiacenza di almeno due funzionari dell'Asp. Truffa e appropriazione indebita le accuse dalle quali dovranno rispondere il noto imprenditore vinicolo di Nocera Terinese, Gregorio Lillo Odoardi, e la moglie, Barbara Spalletta, a carico dei quali il gup del Tribunale di Lamezia Terme, Rossella Prignani, ha disposto il rinvio a giudizio, fissando l'inizio del processo per il prossimo 18 febbraio 2020.
A salire sul banco degli imputati ci saranno anche i dipendenti dell'Asp di Catanzaro, Giovanni Eugenio Macchione e Angelo Giovanni Romeo, accusati di falso. Ipotesi di reato, quest'ultima, caduta nel vuoto per un loro collega, il funzionario Giuseppe De Vito, che è riuscito a dimostrare già in fase di udienza preliminare la propria estraneità ai fatti contestati, affiancato dall'avvocato difensore Gianluca De Vito.
La vicenda risale alla primavera del 2011, data in cui un'indagine ad ampio raggio portata avanti dalla Guardia di finanza avrebbe portato alla luce il presunto stratagemma utilizzato dall'imprenditore, accusato anche di appropriazione indebita per essersi impossessato delle attrezzature per la vinificazione (presse, autoclavi, cisterne ecc.) – del valore di diverse centinaia di migliaia di euro – di proprietà del consorzio agricolo “Scavigno”, non più operativo perché in liquidazione. Consorzio del quale facevano parte la madre e i fratelli di Odoardi, che si sono costituiti parte civile con il patrocinio degli avvocati Piero Chiodo, Gianfranco Parenti e Giuseppe Spinelli, accanto ai quali è sceso in campo anche l'avvocato Italo Reale per conto della liquidatrice.
Una brutta parentesi giudiziaria, quella scaturita da una contesa familiare sull’eredità del marchio e degli immobili, nell'ambito della quale, a un certo punto, il commissario, nominato dal Tribunale per liquidare il consorzio che gestiva le cantine, presentare una querela contro una delle aziende agricole, componenti dello stesso consorzio, accusandola appunto di appropriazione indebita di beni. Da lì il sequestro dei carabinieri del Nas di 540mila litri di vino e attrezzature per la vinificazione per un valore di un milione di euro, eseguito nel 2017, e il rinvio a giudizio di oggi per quattro dei cinque imputati.
Si aprirà a febbraio, dunque, l'ennesimo capitolo della storia che ruota intorno alla famiglia di antichissima tradizione agricola Odoardi, che, di origine tedesca, si stabilì in Calabria nel 1480, nel territorio dell'attuale Nocera Terinese, in provincia di Catanzaro, guadagnandosi nel tempo qualificati riconoscimenti. Una storia di successo sulla quale si è abbattuta la scure della giustizia, che dovrà adesso fare chiarezza una volta per tutte sui reati contestati dalla Procura. Ai giudici del Tribunale di Lamezia Terme la prossima parola.
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