Seguirà un altro report sul rapporto tra Interruzione volontaria di gravidanza (IVG) e cittadinanza, occupazione, titolo di studo e stato civile, tasso di abortività
11 ottobre 2021 21:37di EDOARDO CORASANITI
Su 65 ginecologi in Calabria 45 obiettori, su 121 anestesisti 93 dicono no all'aborto: per chi ha familiarità con le percentuali, i ginecologi obiettori sono il 69,99%, mentre gli anestesisti sfondano quota 77,1%. Rapportati con le altre regioni, ancora più alti i numeri per il personale non medico: 68.01&
I dati sono aggiornati alla Relazione ministeriale 2019 sull’attuazione della legge n.194/1978 (che disciplina l'aborto e concede il diritto all'obiezione di coscienza per il medico) e fanno parte dell'indagine "Mai dati!" presentata ieri durante il Congresso Nazionale dell'Associazione Luca Coscioni, a cura di Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e Sonia Montegiove, informatica e giornalista. I numeri hanno evidenziato che in Italia ci sono almeno 15 ospedali in cui il 100% dei ginecologi è obiettore di coscienza, tra questi Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata, Campania, Puglia.
Secondo l'associazione, la relazione ministeriale non rende pubbliche le percentuali di obiettori sulle singole strutture ma lo fa esclusivamente regione per regione. Ecco perché i coscioniani hanno mandato una richiesta di accesso civico generalizzato alle singole ASL e ai presidi ospedalieri chiedendo i numeri specifici per struttura.
Intanto i dati mettono in luce come la media italiana dei ginecologi obiettori sia del 67.0% con picchi in Sicilia pari all'85.8%, l'82.8% in Molise, l'80.9% in Campania, 80,0% in Puglia, 81.6% in Basilicata. La Calabria si attesta al 69.99%.
I guai calabresi si leggono per gli anestesisti: 93 su 121 si rifiutano di partecipare alle operazioni chirurgiche inerenti l'aborto. Vuol dire che in Calabria sono 28 gli anestesisti su cui poter contare per l'interruzione volontaria di gravidanza.
E se per i medici la situazione è di media gravità rapportandola ad altri territori, va ancora peggio con il personale non medico (come ad esempio gli infermieri): in Calabria 139 operatori non medici su 205 sono obiettori. Dati che proiettano la Calabria al quinto posto in classifica dopo Molise, Sicilia, Campania e Puglia con il 68.01%.
"La nostra indagine - hanno detto Lalli e Montegiove - ha una ragione politica e una pratica: i dati dovrebbero essere pubblicati regolarmente e in modo diverso: aperti e dettagliati sulle singole strutture. Solo se sono aperti permettono alle donne di scegliere in quale ospedale andare, sapendo prima qual è la percentuale di obiettori nella struttura scelta. Non tutte possono scegliere perché vivono in una città dove c'è un solo ospedale oppure in una regione dove c'è un unico non obiettore. Un servizio medico non dovrebbe essere applicato in modo tanto diverso e non omogeneo".
Ed è così: solo quando le Asl e le singole strutture consegneranno i numeri dettagliati degli ospedali si potrà avere ancor di più un quadro più chiaro. E solo allora le donne sapranno dove e come poter esercitare un diritto ormai consacrato ma che trova ancora ostacoli, difficoltà, trappole. Anche in Calabria, dove la sanità è una chimera e l'accesso ai diritti un salto nel vuoto. (continua)
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