L’incredibile storia di Vincenzo, il rapinatore calabrese con la scacciacani che si invaghisce della commessa del “Compro oro” appena derubato e va su Facebook per...
15 febbraio 2023 14:32Fonte di Antonio Amorosi di affaritaliani.it
Vincenzo (V. M.), chiamiamolo così, è un ventottenne detenuto nel carcere di Paola, provincia di Cosenza, siamo nell’autunno del 2017. Il ragazzo sta scontando una condanna per varie rapine. E’ cresciuto in un piccolissimo paesino della Locride, territorio non facile per nessuno. Ma in carcere si è comportato bene. Così ottiene un permesso di 5 giorni per buona condotta. Non una cosa da poco. Esce.
Però evidentemente non è contento dei 5 giorni e decide di darsi alla macchia, non torna dietro le sbarre. Che fare però a questo punto? In circa due mesi rapina praticamente tutti i "Compro oro" di Reggio Calabria. Ma in uno dei blitz accade qualcosa di inaspettato: si invaghisce di una commessa.
La ragazza potrebbe essere il suo tipo. Così la contatta su Facebook. Il messaggio alla donna è di scuse per la rapina, non voleva essere scortese nel gesto. Però ha notato che è una bella ragazza, vorrebbe conoscerla. La segue.
L’approccio va avanti per giorni, i messaggi continuano. Il suo è un vero e proprio corteggiamento, anche se da un indirizzo non rintracciabile o associabile alla vera identità. Alla fine propone alla ragazza un incontro.
Il momento tanto atteso arriva ma quando sta per rivelare in carne ed ossa la propria passione Vincenzo trova all’appuntamento i carabinieri che lo arrestano.
Il ragazzo viene processato per direttissima a Reggio Calabria. Condannato, questa volta finisce nel carcere di Cosenza. Si scopre che ha fatto le rapine con una scacciacani, non una vera pistola. Partono vari processi. E’ accusato anche di stalking, nei confronti della commessa, ma l’accusa alla fine non regge.
Due procedimenti vanno a termine: il primo per le 5 rapine accertate; il secondo per l’evasione dal carcere di Paola. I due procedimenti giudiziari si concludono con due condanne separate, 5 anni e 8 mesi per le rapine ed un anno e 4 mesi per l’evasione. Sono complessivi 7 anni di carcere, non una passeggiata. Ma l'avvocato Attilio Parrelli del Foro di Reggio Calabria, che lo segue da tempo, capisce che c’è qualcosa che non va. L’evasione dal carcere è stata evidentemente fatta per realizzare nuove rapine. Non andavano tenuti due procedimenti giudiziari ma un unico processo perché c’è continuazione tra i reati. Vincenzo non doveva essere processato due volte.
La Corte d’Appello accoglie la richiesta del legale e riduce la condanna per evasione: da un anno e 4 mesi si passa a una condanna di 8 mesi. Ma l’avvocato Parrelli individua immediatamente un secondo problema: non c’è proporzionalità tra le due pene: se per 5 rapine Vincenzo è stato condannato a 5 anni e 8 mesi di carcere è sproporzionata la pena di 8 mesi di detenzione per la fuga dalla casa circondariale di Paola. In più la sentenza del primo processo è definitiva, non può più essere messa in discussione e rideterminata. Va modificata la seconda condanna.
Così Parrelli presenta ricorso in Cassazione che accoglie la richiesta e riduce la seconda condanna a un solo mese di detenzione. A quel punto facendo un calcolo, con la nuova determinazione, si capisce che l'uomo deve uscire subito dal carcere. Addirittura se n’è fatto di più di quello dovuto. Liberato.
La continuazione tra i due reati gli permette di rivedere il mondo esterno e di non farsi un altro anno e tre mesi di carcere, come previsto in precedenza. Vincenzo è di nuovo a spasso. Cosa farà adesso? Non si sa. In carcere comunque è stato beccato con un cellulare. Sembra lo usasse per corteggiare le ragazze su Facebook.
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