“Non è abitudine del “Comitato per il recupero della stazione di Sala” trattare argomenti che non siano strettamente legati al tema per il quale è nato, ma questa volta ritiene necessario fare un’eccezione perché alcune scelte ritenute strategiche dal Governo condizionano negativamente lo sviluppo infrastrutturale e socioeconomico di vasti territori all’interno della regione. L’argomento è l’Alta Velocità della linea Salerno-Reggio Calabria concepita passante per Cosenza”, lo scrive in una not Il delegato, Ing. Claudio Ruga
“Il Comitato ritiene che la decisione nefasta, a detta anche di molte persone, d’investire l’enorme somma di 23 miliardi di euro, oggi diventati 30 secondo alcuni studiosi dopo gli ultimi approfondimenti progettuali, impedirebbero di ammodernare, progettare, costruire e recuperare nuove tratte ferroviarie nella stessa regione Calabria poiché non si tratta di fondi derivanti dal PNRR ma da quelli statali il cui budget non è certamente illimitato. Il suo pensiero è perfettamente in linea con quanto affermato pubblicamente dal Prof. Russo dell’Università di Reggio Calabria e dal prof- Toraldo di Catanzaro: l’Alta Velocità, passante da Cosenza, costituisce solo un investimento sbagliato ed uno sperpero di denaro pubblico essendo evidente che i benefici scaturiti da tale opera sono appannaggio di una sola fetta di territorio. Infatti, il Comitato non riesce a concepire la filosofia progettuale che fissa il tracciato sotto gli appennini calabri violentando il parco del Pollino con viadotti e gallerie, quest’ultime lunghe complessivamente circa 180 km, aumentando la lunghezza dell’attuale tratta tirrenica Salerno-Reggio di circa 50 km con un tempo di percorrenza uguale a quello attuale. Ritiene del tutto fantasmagoriche quelle che sarebbero le ultime alchimie politiche regionali secondo le quali si concepirebbe un’ulteriore variazione del tracciato indirizzando i treni da Cosenza non già direttamente verso Lamezia ma verso Paola attraverso la ridefinizione della galleria del Santomarco, allungando a dismisura i chilometri ed i tempi. Le domande che il Comitato si pone sono diverse: perché non si valuta d’investire parte di tale somma per migliorare l’attuale tracciato della linea jonica, il recupero delle tratte e delle stazioni dismesse e migliorare il collegamento fra i due mari, Jonio-Tirreno, ancora fermo agli anni di fine ottocento?
Assumere, poi come vera e scientifica, la teoria secondo la quale la Calabria debba restare isolata perché ha pochi abitanti, contrasta proprio con la finalità degli investimenti del PNRR che nasce essenzialmente per togliere dall’isolamento economico ed infrastrutturale quelle aree della nostra penisola che soffrono l’isolamento sociale. Se non ora, quando? Ed è del tutto fuori luogo affermare che alcuni investimenti sulle infrastrutture ferroviarie non si debbano fare per mancanza di flussi passeggeri: quale attrattiva per i viaggiatori pendolari e turisti può mai avere una linea vetusta, con vetture poco curate e con treni la cui velocità e frequenza sono del tutto da evitare come quelli che “corrono” sulla jonica? E’ lo stesso ottuso modo di ragionare di chi si dichiara contrario al recupero della stazione di Sala, adducendo che la dismissione sarebbe legata a motivi di basso traffico quando, invece, è ampiamente risaputo che è stata proprio l’eliminazione dei treni a lunga percorrenza (verso Roma, Milano,Torino) a indirizzare i flussi dei passeggeri verso il trasporto su gomma, peraltro fortemente incentivato dalla Regione Calabria.
Insomma, la storiella raccontata da alcuni politici che sarebbe la mancanza di risorse economiche a giustificare l’impossibilità del recupero di Sala e di tante altre stazioni e tratte calabresi, non regge più. Vero è, invece, che si preferisce spendere decine e decine di miliardi di Euro per un’opera che traguarda il benessere di poche località a discapito di tutto il territorio calabrese; e sconcerta che tra i fautori dell’Alta Velocità passante per Cosenza ci siano anche amministratori di territori che, per questa scelta, saranno condannati all’isolamento e all’arretratezza”, conclude la nota.
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