La "Lisistrata" di Amanda Sandrelli sarà il 27 gennaio a Lamezia Terme e il 28 gennaio a Catanzaro
25 gennaio 2022 09:21di CLAUDIA FISCILETTI
Quanta Lisistrata ci sia in Amanda Sandrelli non è difficile da capire dopo aver parlato con lei per più di mezz'ora. L'indignazione dinanzi alle ingiustizie che animava la protagonista della commedia di Aristofane è la stessa che anima anche l'attrice, in arrivo in Calabria per due date imperdibili della 'Lisistrata' firmata dalla regia di Ugo Chiti, il 27 gennaio al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme e il 28 gennaio al Teatro Comunale di Catanzaro. Nello spettacolo, inserito nella stagione teatrale di AMA Calabria ideata e diretta da Francescantonio Pollice, Amanda Sandrelli interpreta proprio la Scioglieserciti, la Lisistrata che per porre fine alla guerra portata avanti dagli uomini (tra Atene e Sparta ndr) li condanna all'astinenza finché non deporranno le armi. "Ugo Chiti è un autore straordinario ed è riuscito a rendere la Lisistrata con un linguaggio attuale, pur rimanendo fedelissimo al testo originale", spiga la Sandrelli, impegnata in un tour che la porterà in tutta Italia fino al 6 febbraio. Una commedia scritta nel 411 a.C. ma che presenta ancora tanta attualità e che con tono leggero critica la guerra in ogni sua forma, in particolare quella tra uomini e donne. "Adesso sono in scena con 9 attori bravi, ed è bellissimo stare in una compagnia", continua la Sandrelli nell'intervista per La Nuova Calabria, spiegando come la sua collaborazione con Arca Azzurra, già avviata quando ha interpretato La Locandiera, si sia rivelata un successo tanto da spingerla a condividere anche questa esperienza in cui si confronta con una delle commedie greche più conosciute. "Personalmente prendo parte e continuo ad indignarmi per quello che c'è di evidentemente ingiusto, in quello sono uguale a Lisistrata", racconta la Sandrelli che durante l'intervista esprime la sua opinione su alcuni dei temi più attuali come la violenza di genere e la pandemia;
Questo 2021 ci ha portato via tantissime personalità eccellenti del mondo dello spettacolo tra cui Lina Wertmüller, con cui lei ha lavorato in Cappuccino Bilbao. Conserva qualche ricordo dell'esperienza?
"Con Lina è stato veramente un amore a prima vista. Ero un po' spaventata perché me ne avevano parlato come una donna di grande personalità che se ti prende male ti tratta anche male. Lina era una che non te le manda a dire. Nel 1995 ero molto giovane e avevo poca esperienza in teatro, mi sentivo molto insicura e poi Lina era una delle registe che stimavo di più. Sono arrivata un po' spaventata ma con me è stata meravigliosa. Mi registrava le parti perché Lina voleva esattamente non solo le intenzioni delle battute, ma le note, come fossero musica. Le chiesi come avremmo fatto se io la pensavo in un altro modo come facciamo e lei mi rispose 'Tu me la fai sentire, se è più bella di quella che dico io, ma non credo, facciamo la tua'. Mi spiegò una cosa che ancora oggi mi è utile: 'Non faccio dei monologhini, io faccio delle paginate di battute'. Il mio personaggio aveva all'inizio un monologo lungo circa due pagine e mi spiegò che se in una quantità di testo così ampia non vario anche le note della recitazione diventa noioso, non bastano le intenzioni devi muovere anche il sonoro della battuta. Con quello spettacolo ho imparato più che se avessi fatto anni di scuola. Non era formale ed era così con tutti, perché ci sono persone che fanno la voce grossa solo con i sottoposti mentre si fanno pecore con quelli più potenti, non era il caso di Lina".
Parlando di donne che non le mandano a dire, arriviamo allo spettacolo "Lisistrata". Quanto lo considera attuale?
"Da una parte non è bello pensare che sia ancora attuale un testo che parla di guerra tra maschi e femmine, sarebbe meglio che fosse arrivata la pace. Lisistrata viene sempre definita come una proto pacifista e femminista, in realtà è una visionaria ed è lo strumento attraverso cui Aristofane porta avanti un discorso farsesco, assurdo, esagerato, ma che gli permette di mettere in scena una cosa molto profonda. Lisistrata obbliga gli uomini a gettare le armi e lo fa usando l'astinenza. Chiaramente è un'escamotage, così come lo è l'avere in scena uomini travestiti da falli in erezione, cosa richiesta da Aristofane stesso, e questa esibizione ridicola mette in ridicolo quel potere maschile, quel determinato tipo di machismo. Questo rendere ridicolo il simbolo del potere maschile è già la chiave della commedia. Lisistrata vuole la pace tra uomini e donne perché è convinta che fondamentalmente non serve la guerra, non è mai servita, né quella fra i vertici, né quella fra uomini e donne.
La violenza di genere è un argomento molto discusso, pena che il teatro possa sensibilizzare il pubblico su questo argomento? Anche in maniera leggera, come fa Aristofane.
"Non credo che uno spettacolo possa risolvere un tale problema ma penso che il teatro abbia un valore aggiunto che è quello di parlare agli spettatori. Si tratta proprio della catarsi di cui parlavano tanto i greci. E' uno spettacolo che mi sembra anche adatto al momento, è leggero in chiave di farsa e in questo momento abbiamo tutti bisogno di qualcosa di leggero. Ricorda un po' la commedia all'italiana, dove Monicelli o Sordi facevano ridere pur mettendoci dinanzi ai nostri difetti e quindi si trattava di una comicità profonda, che faceva riflettere".
La sua carriera è iniziata col cinema, poi ha deciso di dedicarsi interamente al teatro.
"Si, col teatro ho trovato uno spazio mio. Il cinema era una cosa di passaggio, non ho mai pensato che fosse la mia strada non fosse altro perché era quella di mia madre e sinceramente penso che un po' sia dipeso anche da questo, sono sempre stata molto indipendente. Quando ero giovane non ho mai pensato di seguire le orme però, lo vedo con i miei figli, inevitabilmente crescere in una famiglia di artisti ti da degli stimoli e credo sia anche merito dei miei genitori se il momento in cui mi sono trovata su un palcoscenico ho pensato che quello è il mio posto, è quello che mi da la possibilità di entrare davvero in contatto con le persone. Non sapevo se sarei stata brava, se sarei stata capace di fare bene quel lavoro, adesso credo di essere adatta nel senso che so che quello che faccio arriva in platea e lo so perché, in qualche modo, mi torna, Questa conferma continua da parte del pubblico mi ha anche tolto una parte di insicurezza ad una che è entrata dalla porta principale con un nome famoso e che non si è guadagnata il mio posto come tanti altri".
Quanto le è mancato l'interfacciarsi col pubblico in questi due anni?
"Mi è mancato tantissimo anche se il primo lockdown, quello più tremendo, è avvenuto quando io ho terminato una tournèè e quella stagione teatrale non l'ho persa. Sono stata ferma un anno, anche se non avevo bisogno di questo per sapere quanto mi sarebbe mancato il mio lavoro. Avendo due figli giovani ho provato una pena talmente forte per loro da annullare la mia. Rispetto a quello che stanno perdendo loro, in termini di socialità, quello che ho perso io è niente".
Quale donna vorrebbe interpretare a teatro?
"C'è un progetto che spero di riprendere prima o poi, in cui avevo cominciato a studiare e a scoprire il personaggio di Elvira Puccini, la moglie di Giacomo Puccini che inizialmente ne era l'amante. In un periodo in cui le donne non avevano scelta, ha dovuto lasciare i figli. Ha avuto una vita drammatica che sembra proprio un'opera di Puccini. E' una donna che m'interessa tanto perché ha dentro il rapporto con la situazione femminile di quel momento, il bisogno di essere libera e di scegliere, il rapporto con il talento e in più ha la musica come primo amore. Ci sono tantissime cose che mi attraggono in questa donna. Però è un progetto ancora da costruire".
Dopo la 'Lisistrata' ha in progetto altri spettacoli per il futuro?
"Lisistrata finisce il 6 febbraio e poi riallestisco un monologo che si chiama 'Lucrezia Forever' tratto da una striscia di fumetti di Silvia Ziche. Il personaggio di Lucrezia è una donna un po' stressata, frustata, sempre alle prese con uomi sbagliati. Ecco, se in Lisistrata sono gli uomini ad essere criticati, in Lucrezia sono le donne, sempre in chiave molto divertente. E' un monologo ma ci sono 4 personaggi disegnati con cui io interagisco".
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