di ENZO COSENTINO
L’uomo giusto al posto giusto. Il Consiglio Generale di Unindustria Calabria e l’Assemblea degli iscritti per guidare l’Organizzazione lo hanno individuato nel dott. Aldo Ferrara affidandogli il delicato incarico fino al 2024. E saranno sicuramente anni difficili durante i quali la Calabria si gioca parte del suo futuro per spogliarsi di tante “maglie nere” e sostituirle con “maglie rosa” nel complesso mondo imprenditoriale. E’ possibile e il presidente Ferrara nelle sue pubbliche dichiarazioni lo ha sempre affermato. Ferrara mette al servizio dell’Organizzazione il suo bagaglio di esperienze. In questi mesi nel suo nuovo ruolo il presidente di Unindustria e gli organismi statutari che lo affiancheranno, nonostante le emergenze di punti di criticità dell’intero “ sistema Paese” ha già avviato la “macchina” per far fronte alle esigenze dell’imprenditoria calabrese nel suo complesso per la ripartenza che significa anche nuovi assetti sociali. Al presidente Aldo Ferrara abbiamo posto delle domande nel corso dell’intervista che vi proponiamo.
Presidente, sicuramente il Covid è arrivato nella nostra regione come “la goccia che può fare traboccare il vaso” della economia in ogni comparto. Ma c’era in Calabria una situazione già “depressa” e, forse, trascurata. Da chi secondo Lei?
“Certamente la pandemia ha aggravato una situazione della nostra economia già di per sé abbastanza in difficoltà. Non dobbiamo dimenticare infatti che la nostra regione stava già faticando ad uscire dalle due crisi – finanziaria ed economica – che si sono abbattute nel nostro Paese ed in Europa nel 2008 e nel 2012. E’ evidente, dunque, che questa terza crisi, ancorché di carattere sanitario, andandosi ad innestare su un sistema economico fragile come quello calabrese, sta avendo effetti assai negativi sul sistema delle nostre piccole e medie imprese regionali. Il problema però che mi porrei non è tanto di chi è la responsabilità, ma perché non si riesce ad uscire da una situazione che ci colloca sempre in fondo ad ogni graduatoria economica e sociale. Ed il perché, a mio avviso, risiede principalmente nelle mancanza di serie e durature politiche di sviluppo registratesi ai vari livelli istituzionali interessati sia nazionali che regionali. Politiche che hanno fortemente rallentato sull’intero mezzogiorno e che hanno visto tutte le regioni di quest’area del Paese segnare il passo rispetto ad altre aree. Le stesse risorse comunitarie che erano finalizzate a colmare proprio il gap di sviluppo fra regioni hanno invece avuto una funzione sostitutiva delle risorse ordinarie. Un peccato d’origine al quale hanno fatto seguito una serie di scelte, nazionali e locali, senza alcuna visione di sviluppo e senza alla base un piano industriale serio e ben definito”.
Quali, in termini realistici, i comparti che stanno soffrendo di più perché per tanto tempo si è navigato a vista senza mettere in moto un sistema industriale virtuoso, capace di generare lavoro ed economia stabile?
“Naturalmente se pensiamo alle conseguenze prodotte dai ripetuti lockdown , l’attenzione non può che andare, in particolare, alle attività del turismo con tutto il suo indotto, a quello della ristorazione ed ovviamente al terziario ed in particolare al commercio. Ragionando invece su una proiezione più storica e meno contingente sicuramente si può dire che è il settore manifatturiero quello che avrebbe potuto - e potrebbe ancora - dare molto di più allo sviluppo della nostra economia. E’ necessario però che su esso si concentrino sforzi ed investimenti capaci di modernizzarne tanto i processi produttivi che quelli organizzativi e gestionali. Altro settore che dal 2008 non riesce a riconquistare quel ruolo importante che aveva nella nostra economia è quello dell’edilizia. Voglio solo ricordare che, fino a qualche anno fa, la filiera delle costruzioni rappresentava quasi un terzo del PIL regionale. In questo caso hanno profondamente e negativamente inciso sul settore sia la contrazione dei bandi sui lavori pubblici che le carenti politiche rivolte all’edilizia privata”.
Di questi tempi guidare in Calabria una Organizzazione complessa come Unindustria, comporta più che diplomazia relazionale assunzioni di posizioni ben delineate magari in controtendenza con la politica. Dalla sua autorevole e importante postazione cosa ne pensa?
“Sono d’accordo! Guidare una organizzazione complessa come Unindustria Calabria non può semplicemente tradursi, né mai potrebbe, in una, per quanto complessa, attività di mere relazioni istituzionali. Al contrario sollecita ed induce ad assumersi la responsabilità di fare scelte, proporre idee, elaborare contributi e visioni di sviluppo coerenti con le specificità del territorio regionale. Questa impostazione conduce all’accezione che la politica non può che essere giudicata dal nostro sistema associativo sulla base della capacità e della chiarezza di risposta rispetto alle sollecitazioni ed alle idee si sviluppo che le vengono proposte. Ciò non vuol dire, sia chiaro, dover essere sempre d’accordo o condividere sempre e comunque tutto ciò su cui ci si confronta. E’ del tutto evidente che così non può essere né potrebbe funzionare. L’importante però è la validità delle ragioni poste alla base delle scelte che si compiono a livello politico ed istituzionale. Anche per questo motivo Unindustria Calabria da sempre si muove ed opera lungo una duplice quanto inscindibile traiettoria: sviluppo delle imprese, crescita della Calabria“.
.Qualunque sarà il “colore” del nuovo governo della Calabria un dato certo è che esso gestirà una sensibile massa di soldi. Unindustria Calabria ha allo studio un piano di interventi e opere da proporre?
“ I percorsi di sviluppo della nostra regione, Unindustria Calabria li ha già tracciati e proposti nella campagna elettorale di non più di un anno fa e li ha ulteriormente consolidati quest’estate con il programma “Calabria&Futuro missione 20/30” che, peraltro, rappresenta il programma del mio mandato alla presidenza dell’associazione. Cinque i driver di sviluppo che abbiamo individuato e proposto per la nostra regione: infrastrutture e mobilità, innovazione dei sistemi produttivi, capitale umano e cultura d’impresa, attrazione degli investimenti e reshoring, internazionalizzazione. Ognuno di questi driver di sviluppo è stato riempito di contenuti progettuali e di proposte che, ampiamente condivisi dalla compianta Presidente Santelli, hanno trovato piena cittadinanza nel protocollo per lo sviluppo – unico in Italia – sottoscritto con la regione Calabria. Un protocollo che ha già trovato la sua prima concreta applicazione proprio in questi giorni con la pubblicazione del regolamento di una importante misura di intervento finanziario finalizzata alla liquidità delle imprese. Inoltre alcuni dei temi proposti sono stati portati anche sui tavoli nazionali nella fase di formazione del piano di investimenti del Governo per l’Europa. Alta velocità, porto di Gioia Tauro, ponte sullo stretto, aree industriali e ZES, Industria 4.0 e Digital Innovation Hub, infrastrutturazione e competenze digitali, efficienza della pubblica amministrazione, giovani università e imprese, queste le parole d’ordine che ci siamo dati per contribuire a far crescere l’economia calabrese”.
Presidente Ferrara, avere fiducia nel futuro può significare anche auspicare una svolta generazionale e culturale nella politica sia nazionale che regionale?
“Una svolta generazionale ovviamente è sempre la benvenuta in un sistema democratico che vuole svilupparsi e trovare nuova linfa per far crescere il Paese ed i territori. Peraltro penso che un significativo ringiovanimento si sia anche registrato nell’ultima tornata elettorale, soprattutto a livello nazionale. I risultati in termini di cambiamento di passo lascio però che siate voi a giudicarli. Lo dico perché io in realtà credo che la vera svolta possa essere costituita principalmente da un nuovo approccio nel modo di fare politica a tutti i livelli quelli istituzionali e non. E’ la prospettiva del fare politica che deve innanzitutto modificarsi a mio parere. E’ indispensabile entrare nell’ottica che quando si governa, a qualunque livello istituzionale lo si faccia, bisogna che si lavori per tutta la comunità che si rappresenta e non soltanto, come purtroppo spesso avviene, solo per un parte di essa, magari quella elettoralmente più vicina. Questa sarebbe la vera rivoluzione: fare scelte e proporre percorsi senza avere costantemente la testa dentro le urna elettorali anche quando non si è in presenza di imminenti competizioni politiche”.
Politica, burocrazia perché non sono abbinate a meritocrazia?
“La meritocrazia, purtroppo, non è mai stato il punto di forza né della nostra politica né tantomeno della nostra burocrazia. Scandagliarne le cause può diventare un esercizio prima che politico forse antropologico. Una cosa è certa: il nostro non è un Paese meritocratico. E questo limite assume una connotazione ancora più negativa se rapportata alla burocrazia della nostra pubblica amministrazione. Nonostante due riforme che si sono succedute (Brunetta e Madia) poco o nulla è cambiato nel nostro Paese. E’ un concetto, insomma, molto abusato nel dibattito pubblico ma poco praticato nella vita quotidiana. Del resto non è un caso che il ranking europeo ci colloca all’ultimo posto come Paese nella specifica graduatoria dove sono i Paesi scandinavi quelli più meritocratici d’Europa”.
Area vasta” cosa fare perché non resti una espressione vuota di contenuti?
"Certamente la posizione al centro della Calabria dei poli urbani interessati attribuisce all’intera area una naturale predisposizione di servizio per l’intera regione. La peculiarità dei territori, importante hub logistico e produttivo l’uno e nodo principale di servizi amministrativi, sanitari e universitari l’altro, sicuramente inducono ad azioni congiunte per sviluppare al meglio le potenzialità di sviluppo dei territori. Del resto anche le progettazioni infrastrutturali in corso, alcune delle quali finanziate con fondi europei, spingono verso la creazione di una forte sinergia capace di valorizzarne le specificità territoriali e produttive. Una sorta di area metropolitana “leggera” che può contribuire a mettere in rete una serie di servizi per i comuni interessati ed ottimizzarne risorse producendo uno sviluppo più equilibrato”.
Imprenditorialità in Calabria siamo oltre l’anno zero?
“Credo che il sistema imprenditoriale calabrese, nonostante le difficoltà legate alle crisi attraversate, abbia dimostrato una grande capacità di resilienza. Penso anche che la sua crescita debba essere accompagnata sia sul piano della quantità – crescita della densità demografica imprenditoriale – che su quello della qualità – servizi e tecnologie. Da un lato, dunque, sostenendo la di nascita di nuove imprese e dall’altro implementando le attività di ricerca e formazione. Il punto fondamentale rimane quello di modernizzazione del nostro sistema produttivo, cercando di renderlo più maturo e competitivo sui mercati agendo in particolare sulla leva dell’innovazione, sia di processo che di prodotto. In quest’ottica è importante porre le condizioni per una moderna catena del valore il cui fil rouge sia rappresentato dalla visione di fabbrica intelligente nella quale le tecnologie digitali devono rappresentare un elemento di vera e propria rivoluzione del sistema produttivo. Ed in questa direzione è importante, soprattutto sotto il profilo generazionale, realizzare strumenti di supporto e finanza alle start up con una più puntuale integrazione fra gli spin-off universitari ed il sistema economico locale, rafforzando la collaborazione fra Università e imprese”.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736