di ENZO COSENTINO
L’intervista di oggi l’abbiamo voluto realizzare, di proposito, con l’avvocato Marcello Furriolo , perché sicuramente è stato, e continua ad esserlo, un esponente di primo piano nel mondo politico catanzarese e soprattutto perché ha avuto un ruolo di prestigio. E’ stato sindaco del Capoluogo di regione nel periodo storico in cui le Istituzioni avevano anche l’esigenza di sentirsi una espressione politica non avulsa dal sistema partitico. Quando cioè nei partiti si discutevano, con confronti interni e fra gli stessi, i problemi della città. Delle scelte da fare sulle diverse opzioni di proposte. Beninteso che poi ogni decisione nel rispetto del principio di democrazia reale, spettava ai singoli consessi.
A Marcello Furriolo abbiamo posto domande con l’intento anche di poter rappresentare- senza per questo fare confronti, del resto impossibili perché diversi i tempi- comunque modi e concezioni diversi di governance. Ed anche per non vanificare l’importanza della memoria storica che può essere sempre e comunque un patrimonio utile alle nuove generazioni che si vogliono cimentare nel variegato mondo della politica. Vi propiniamo la lettura nella certezza di presentare, attraverso le risposte dell’ex sindaco Furriolo, un quadro esauriente di una visione della Catanzaro politica di ieri e di quella di oggi.
Catanzaro e la politica. E’ veramente desolante il “quadro” attuale che viene presentato?
“E’ con un certo disagio che rispondo a questa domanda. Perchè la situazione che sta vivendo la città oggi ha raggiunto un livello quasi di non ritorno. Nel senso che, dalla fine del secolo scorso al primo ventennio di questo, la città ha perso progressivamente il proprio ruolo e la propria funzione leader in Calabria e oggi vive una marginalità e un degrado inarrestabile, che è diretta conseguenza del degrado e della marginalità della sua classe politica e dirigente di questo trentennio. Gli ultimi anni, poi, hanno messo in luce l’inadeguatezza degli uomini che hanno occupato le istituzioni, Consiglio Comunale in primis, considerato un comodo bivacco per una generazione di amministratori che hanno trasformato la funzione istituzionale in una sorta di “reddito di militanza”. Naturalmente lo scenario che anche gli ultimi avvenimenti hanno evidenziato non lascia molto spazio alla speranza e all’ottimismo.”
Crepe che mostrano solo litigiosità se si guarda nelle Istituzioni, sia quella provinciale che quella comunale.
“La litigiosità è quasi fisiologica in un sistema caratterizzato dalla mancanza di guida politica e in cui prevalgono i più bassi egoismi personali o di gruppo, inteso come aggregazione di interessi, che finiscono per esprimersi in un territorio spesso ai confini della legalità. Da anni assistiamo alla composizione di queste liti sempre in termini di scambio di potere, di scambio di ruoli e di casacche funzionali al migliore assestamento del Consiglio Comunale, da parte di maggioranze e opposizioni liquide, ma solidificate dalla difesa ad oltranza della poltrona. Si spiega così il fatto che, per esempio, le ultime amministrazioni hanno visto un continuo cambio dei componenti delle varie giunte, con una vorticosa girandola di formule di coalizione e di maggioranze, anche quando sarebbe stato più coerente rassegnare le dimissioni e ridare la parola agli elettori. E’ evidente che il collante di questo Consiglio Comunale non è più nè l’appartenenza politica, tanto meno l’interesse della città, che si posiziona esattamente all’opposto. Anche se io non credo più alla vulgata di una classe politica tutta marcia e inetta e una società onesta e animata da buoni propositi. Catanzaro di questi ultimi decenni sta dimostrando, malgrado tutto, che questa classe politica è lo specchio riflesso di questo tessuto sociale, che si è ulteriormente impoverito, in cui la borghesia illuminata delle professioni, che per anni ha costituito l’ossatura economica, sociale e culturale del capoluogo, si è allontanata dalla vita pubblica, portando fuori dalla città i propri interessi e quelli dei propri figli, lasciando campo libero ai mediocri e agli opportunismi più esasperati. Complice anche una classe imprenditoriale di seconda generazione poco lucida, che non ha inteso restituire alla città parte di quello che questo territorio ha donato a larghe mani. In questo senso la situazione di Catanzaro è molto complessa e costituisce un unicum nello stesso panorama regionale.”
Non ci sono più i partiti ma solo nomenclature personalizzate che fra l’altro non dialogano con i rispettivi partiti, ammesso che esistano e siano operanti.
“La crisi della politica è legata sicuramente al venir meno del ruolo dei partiti in uno con il crollo delle ideologie seguito alla caduta del Muro di Berlino. La vicenda catanzarese si connota però per la qualità del personale politico, che almeno in questi ultimi venti anni ha occupato le assemblee di Palazzo Santa Chiara, ma anche della Provincia e della Regione. C’è un fil rouge che lega questi tre livelli istituzionali, che molto spesso sono diventate spregiudicate camere di compensazione per gli accordi di potere tra nomenclature, prima che tra partiti. Ma non è stato sempre così. Il Consiglio Comunale di Catanzaro ha avuto l’orgoglio e il privilegio di enumerare tra i suoi eletti figure come Aldo Ferrara, Bruno Dominijanni e Agazio Loiero, che hanno svolto con merito e prestigio la carica di Presidente della Giunta Regionale, Mario Casalinuovo indimenticato Primo Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Franco Politano, il sen. Antonio Alberti, l’on. Enzo Ciconte, ormai autorità internazionale nello studio delle mafie, ma anche figure come Ninì Dardano e Pino Casale, che pur dall’opposizione hanno dato un contributo decisivo per la realizzazione delle grandi opere come il Politeama e il San Giovanni, il prof. Michele Riolo, grandi avvocati come Peppe Carnuccio , Mimmo Spadafora, Natalino Bianco, Mario Celestino e poi Piero Amato, Michele Frisini, Guido Saracco, Franco Fiorita. Per non parlare di Sindaci come Francesco Pucci, Fausto Bisantis, Cesare Mulè e Rosario Olivo, anch’egli Presidente della Giunta Regionale. Sono figure, e ne dimentico senz’altro tantissime altre, tra cui alcune forse meno note come Gaetano Corsi, Francesco Calaminici, Bruno Spaccaferro, Elio Canino che oggi si eleverebbero al ruolo di statisti e che hanno dato lustro alla città, quando Catanzaro era la capitale non formale, ma politica della Calabria.”
C’è invece una propensione alla personalizzazione degli stessi partiti.
“Quel che sopravvive ai Partiti, a Catanzaro come a Roma, è una modalità di fare politica, che ha trasformato le vecchie strutture in comitati elettorali per la formazione delle liste nelle varie competizioni, mentre la raccolta del consenso, la trattativa per la suddivisone del potere è demanio assoluto degli eletti, che rispondono solo ai loro sostenitori, con cui stringono veri e propri accordi di gestione. E il più delle volte la guida dei partiti coincide con l’occupazione degli spazi nelle varie istituzioni, in una sorta di immedesimazione organica, che poi è la fonte del malgoverno.”
Che significa oggi per la politica “avere una visione d’assieme” per il Capoluogo di Regione?
“La perdita di ruolo e funzione della città di Catanzaro negli ultimi decenni è strettamente legata, oltre che come abbiamo visto alla mediocrità e inadeguatezza della classe politica e dirigente, alla mancanza da parte di chi l’ha guidata di una “visione” della città. Sono trent’anni ormai che in questa città, nel Consiglio Comunale, nei club service, nell’ Università, nelle Scuole, nei Circoli dei partiti, nelle associazioni non si discute più di Urbanistica e di sviluppo urbanistico della città. Tutte le discussioni che hanno impegnato il Consiglio Comunale, molto spesso alle soglie delle crisi, delle minacce e delle querele fra Consiglieri di maggioranza e di opposizione, hanno avuto come materia del contendere lo sfruttamento selvaggio del territorio mascherato da lottizzazioni più o meno legittime. L’ultima discussione vera su un disegno di città è avvenuto sul finire degli anni ottanta del secolo scorso con l’approvazione della Variante Generale al PRG elaborata dai prof. Gianfranco Spagnesi e Franco Zagari, su cui si scatenarono le virulente reazioni concentriche della grande proprietà immobiliare e l’opposizione ottusa del vecchio Partito Comunista. Quella Variante, sottoposta al vaglio positivo anche del Consiglio di Stato, per la prima volta guardava al futuro della città costruita preservandola e individuando finalmente le nuove direttrici di sviluppo lungo le vallate e verso il mare. Da allora è stata solo una ingannevole guerra di sigle urbanistiche, dietro le quali si è malcelata la mancanza di idee, di strategia e la speculazione.”
Se non ci fosse stato un passato (politico-amministrativo) oggi come sarebbe il presente di Catanzaro?
“ Purtroppo Catanzaro è una città orribilmente senza memoria. O meglio cancellare la memoria è funzionale ad una classe politica che non ha storia, le cui radici si perdono in un terreno arido e incapace di dare frutto. Anche se non è giusto fare l’idolatria del passato. Perchè la politica nel passato ha commesso anche gravissimi errori che pesano come un macigno sul presente e ne hanno condizionato irrimediabilmente il futuro. Basta pensare, ad esempio, allo scempio della demolizione della strettoia di Corso Mazzini e di Palazzo Serravalle nel 1975, che stravolse l’identità del Centro storico, con uno sfregio, che purtroppo le amministrazioni future, sino ad oggi, non hanno avuto la lungimiranza di ricucire, lasciando uno squarcio dequalificato, che ha devastato il vecchio “salotto buono” della città. Eppure non sono mancate le occasioni e le proposte per risarcire questa parte fondamentale del Corso, ma evidentemente non sono mai state oggetto di interesse dei gruppi dominanti.”
Con la nuova formula di Governo la Calabria avrà vantaggi?
“ Difficile immaginare che all’attenzione del Governo Draghi ci possa essere la Calabria, impegnato come sarà a risolvere le grandi emergenze sanitarie ed economiche del Paese. Ancora più difficile immaginarlo se si pensa all’assoluta inconsistenza della rappresentanza parlamentare calabrese di maggioranza e opposizione, peraltro sconvolta dai nuovi assetti del M5S, che proprio in Calabria sta facendo registrare onde sussultorie. Se a questo aggiungiamo la sconcertante situazione istituzionale della Regione, guidata da un facente funzioni, che con furbizia e opportunismo, alla fine governerà più della compianta Jole Santelli, si capisce perchè la Calabria deve ricostruire dalle fondamenta le basi per un futuro diverso, rinnovando totalmente la propria classe dirigente, facendo un patto tra i calabresi, recuperando indiscutibili competenze e esperienze e dare spazio a giovani professionisti, imprenditori, intellettuali, sopratutto donne, che abbiano il coraggio di recidere definitivamente ogni intreccio con la ndrangheta e il malaffare. Un sogno, alla luce dei segnali sconfortanti che arrivano dagli apparati, ma forse anche l’ultimo treno che passa sui binari del cambiamento.”
Prima o poi, Covid permettendo, la Calabria tornerà al voto “regionale”. Gli schieramenti tradizionali-centrosinistra e centrodestra- hanno non poche difficoltà al loro interno o è solo immaginazione mediatica?
“E‘ auspicabile che si torni a votare, in sicurezza, quanto prima possibile. E come dicevo prima sia il centrodestra, che il centrosinistra sono in difficoltà. Anche se le maggiori problematiche le ha il centrosinistra e in particolare il PD, che alla guida della regione ha perso una grande occasione per imprimere una svolta sulla strada dello sviluppo economico e sociale e che sull’altare di una assurda alleanza con i grillini ha smarrito la propria identità e il proprio radicamento nella società calabrese, ignorandone i problemi e i bisogni. Il PD ha rinunciato a guidare il cambiamento, facendo della Calabria l’ultima delle colonie di un malfermo impero affidato alle cure del trio Conte-Casalino-Zingaretti. Oggi è difficile rimettere in piedi una linea politica che parta dai reali interessi dei calabresi e la stessa scelta della candidatura Irto, mi sembra frutto di assoluta mancanza di orizzonte di coraggio e di linea politica.”
Politicamente Catanzaro sta sempre alla finestra: manca di un proprio peso politico?
“Catanzaro nell’ultimo ventennio ha perso completamente il proprio ruolo politico nello scacchiere calabrese a vantaggio alternativamente di Cosenza e di Reggio, in coincidenza con chi guidava la Cittadella. Per non parlare delle tante funzioni amministrative che si sono perse o affievolite in conseguenza della debolezza strutturale dell’Amministrazione Comunale e Provinciale di Catanzaro, perennemente ostaggio delle più ciniche beghe di Palazzo, in cui poche volte è entrato il bene comune e il futuro dei tanti giovani che lasciano la città alla ricerca di nuovi saperi e prospettive certe. Se non si crea una vera e coraggiosa discontinuità con l‘ attuale rappresentanza politica e amministrativa sarà impossibile creare le condizioni perchè una diversa platea di giovani, donne, professionisti, intellettuali, imprenditori tornino ad avvicinarsi alle istituzioni e quindi alla politica.”
La pandemia ha messo a dura prova il sistema sanità e il sistema economico in Citta. C’è una ricetta per salvarlo?
“La pandemia ha messo a nudo le debolezze strutturali del nostro sistema economico e sociale, di cui la sanità è forse l’anello più debole e delicato. Ma occorre dire che, proprio la sanità, già prima del deflagrare violento del Covid 19, in Calabria era in condizioni disastrose. E‘ da oltre un decennio che i Governi nazionali, di destra e di centrosinistra, l’hanno condannata ad un assurdo commissariamento, che se possibile ha aggravato la situazione non soddisfacendo i bisogni di salute dei calabresi e non rientrando dal debito finanziario. E proprio a Catanzaro la miopia delle gestioni commissariali sta scrivendo una delle pagine più assurde e mortificanti della storia sociale recente, con la vicenda del S. Anna Hospital, che, al di la delle implicazioni di ordine giudiziario, che devono seguire il loro corso, sta sottraendo alle cure dei calabresi e al sistema sanitario pubblico e privato una delle strutture più qualificate del Mezzogiorno in un campo, la cardiochirurgia, in cui più elevato è il bisogno di professionalità e competenze. Ma anche qui, purtroppo è da registrare e la debolezza e l’incompetenza della rappresentanza politica, a tutti i livelli, che in questi giorni drammatici ha balbettato, da un tavolo all’altro, il rosario delle richieste più inconsistenti e contraddittorie. Mentre aumenta, giorno dopo giorno, il rischio che Catanzaro perda definitivamente un altro pezzo pregiato della sua storia e della sua identità. Mi chiedi una ricetta? La buona politica.”
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