di ENZO COSENTINO
Superato il primo step delle feste con un Santo Natale eguale a quello degli anni passati ma diverso dal punto di vista laico causa le restrizioni in atto, la politica calabrese, in attesa del secondo momento di festività - fine anno 2020 e inizio del 2021 - si guarda attorno guardando soprattutto alla prossima competizione elettorale. Appuntamento forzato, ma necessariamente da assolvere, per dare la nuova guida istituzionale alla Calabria. Elezioni che non si terranno molto probabilmente il 14 febbraio ma ad inizio della primavera prossima. Le coalizioni al lavoro per completare i loro quadri e per risolvere il primo problema - quello delle candidature presidenziale e per le liste - che, comunque, li sta mettendo in difficoltà. Per dare uno “sguardo” alla situazione quindi proseguiamo il giro delle nostre interviste a chi nei diversi ruoli, è dentro i meccanismi della politica calabrese. Abbiamo posto alcune domande al consigliere regionale in quota Pd, il medico catanzarese Libero Notarangelo che era alla sua prima legislatura. Vi proponiamo l’intervista.
Consigliere Notarangelo, una interessante esperienza politica in Consiglio Regionale anche se maturata nel ruolo di opposizione e di breve durata. Ma l’opposizione è stata più costruttiva o strumentale?
“Quella in Consiglio regionale è stata un’esperienza molto interessante e intensa, sicuramente caratterizzata dal fatto di essere nata e cresciuta nel pieno di una pandemia. E con una prematura e drammatica conclusione. Non è stato semplice accendere le macchine, avviare una legislatura nata con gli occhi puntati necessariamente con una priorità che coincide con la principale delle criticità nel ‘sistema Calabria’: la sanità. L’opposizione ha un ruolo fondamentale: serve ad incanalare il dissenso e a far funzionare le istituzioni. L’impegno dell’opposizione è espressione di democrazia e fa parte della logica dell’alternanza costituendo lo stimolo che evita l’appiattimento, la collusione, il deterioramento della politica. Purtroppo, le dimissioni di quello che avrebbe dovuto essere il leader dell’opposizione hanno fatto crollare questo impianto e complicato il percorso. Il Partito democratico ha cercato di ovviare queste difficoltà: nonostante le conflittualità interne, il nostro resta l’unico partito attrezzato a garantire la democraticità delle scelte e delle decisioni.”
Nuove elezioni attendono i calabresi e il centrosinistra rilancia la sfida al centrodestra: vi sono margini per vincerla?
“Il centrosinistra ha tutte le carte in regola per combattere e vincere la sfida con un centrodestra frammentato, populista, che proprio nella gestione della pandemia ha dimostrato tutta la propria inconsistenza programmatica. Basta riflettere sul fatto che la maggioranza ha considerato un dovere rispondere prima di tutto ad interessi ‘altri’ che poco hanno avuto a che fare con i diritti dei calabresi, penso ad esempio a quasi due milioni di euro spesi per uno cortometraggio che tutto ha fatto tranne che diffondere una immagine emozionale della Calabria. Per vincere, però, il centrosinistra deve trovare la forza di archiviare rissosità e vecchie ruggini, anche con le voci più rappresentative del civismo: servono unità e responsabilità, ma anche tanto coraggio per cambiare percorso all’insegna di un rinnovamento che non sia solo di facciata.”
Il Pd, partito in cui milita, ripropone la leadership della coalizione: ha in questo momento la “fiducia piena” degli altri partner?
Basta guardare ai risultati elettorali della tornata di gennaio 2020: nel frazionamento dei voti delle destre, il Pd è riuscito a conquistare il primato di partito più votato con il 15,19 per cento delle preferenze. Consenso importante, soprattutto nell’aria centrale della Calabria, nonostante i risultati delle amministrative non fossero stati pienamente soddisfacenti. Siamo consapevoli del fatto che il nostro è un Partito che manca di un vertice regionale democraticamente eletto da anni, con tutto quello che ne consegue, e che il commissario Stefano Graziano sta cercando di colmare i limiti conseguenti da questa carenza di democrazia, dimostrando una grande attenzione per la Calabria, su cui ha detto di non avere mire ‘personali’. Ma questa innegabile verità non deve far perdere di vista un’altra grande realtà: il Pd è nato per diventare un partito federale, in grado di dare espressione alle diversità delle realtà territoriali, una rete di partiti territoriali federati, radicati nella società locale anche se aperti ad una prospettiva nazionale e internazionale. Il Pd ha nel proprio dna le caratteristiche che lo pongono naturalmente ad essere il riferimento della coalizione di centrosinistra. Deve solo avere il coraggio di tenere la barra dritta verso un cambio di passo che tenga conto del polso della base e della comunità: parola d’ordine rinnovamento, nell’individuazione del metodo che porta alle candidature e anche nella definizione dei programmi che hanno bisogno di una urgenza concretezza. Sanità e lavoro: se non si danno soluzioni concrete ai tempi economici e sociali che relegano la regione all’atavica arretratezza, rendendola sempre più vulnerabile alla stretta malavitosa, non se ne esce. I calabresi perderanno sempre più fiducia nelle istituzioni e nella politica.”
Consigliere Notarangelo, lei è anche un medico: la sanità calabrese mostra sempre di più i suoi aspetti negativi: ma la politica sarebbe in grado di riprendere il controllo istituzionale diretto?
“Che il sistema sanitario calabrese è messo male non ce lo racconta la propaganda politica, né il destino cinico e baro. Decine di ricerche, analisi, graduatorie parlano del peggiore sistema sanitario d’Italia. Questo eccellente risultato è il frutto di un combinato di negatività che hanno come comune denominatore la parola “tagli”: ai fondi, al personale, alla credibilità di un apparato di vertice che troppo spesso viene affiancato alla clientela politica piuttosto che alla professionalità ed al merito, all’eccellente preparazione e formazione. Vogliamo parlare anche dello spreco di denaro pubblico causato dalle gestioni allegre delle Asp, dei debiti, del sistema di doppi o tripli pagamenti a strutture private convenzionate, in poche parole delle infiltrazioni criminali nella gestione della sanità pubblica, di quella disorganizzazione non casuale pensata per favorire il privato? Del resto, sono rilievi che ho già puntualizzato in un lungo intervento in aula lo scorso 26 maggio. La nostra regione non solo è penalizzata nella distribuzione delle risorse nazionali, ma soprattutto si è sempre ritrovata una mala gestione di tali risorse. E le responsabilità sono di tutti: di tutta la classe dirigente e politica che si è succeduta negli anni. Il salto di qualità nella tutela del diritto alla salute, anzi per un ritorno al diritto alla salute, passa per la costruzione di un Piano di rilancio della medicina del territorio fatto di strutture vicine ai cittadini capaci di erogare servizio di primo e secondo livello superando il blocco della burocrazia e delle liste d’attesa, grazie all’operato dei medici di famiglia associati tra di loro, garantendo la continuità assistenziale, specialistica, diagnostica di base, punto prelievi. Strutture di prossimità, insomma, che prendono in carico i cittadini, anche nella cronicità delle patologie, e che diventano punto di riferimento nei territori più isolati, diventando il filtro verso gli ospedali. Investendo di più e con oculatezza su infrastrutture, tecnologie e risorse umane, ma anche sulla ricerca e, nel contempo, sulla difesa dell'ambiente, mettendo da parte le logiche di parte si rilancia la sanità pubblica e con essa la speranza di una Calabria migliore.”
Torniamo al tema più caldo quale quello della candidatura di centrosinistra alla presidenza della Regione: il Pd ha frecce nel suo arco?
“Il Pd ha un arsenale di frecce nel suo arco. Deve solo ottimizzare le risorse umane e politiche che ha a disposizione, puntando sul confronto e sul dialogo, ma soprattutto sull’ascolto: bisogna tornare tra la gente, quella che va al mercato, che sta in fila alle Poste. Accorciare le distanze con la comunità che aspiriamo a rappresentare: abbiamo perso questo spessore. Senza questa consapevolezza le frecce non arriverebbero lontane.”
Ancora candidature: lei ci riprova?
“La mia candidatura, nove mesi fa, è nata nell’ambito una progettualità all’interno di un percorso comune che mi ha investito richiamandomi ad una sentita assunzione di responsabilità. Mettere da parte il mio lavoro che amo molto, e a cui ho dedicato anni di formazione e costante impegno, è stato un sacrificio. Un sacrificio che sarei disposto a ripetere qualora si creassero le condizioni necessarie a rilanciare quel percorso comune con il fine utile di “fare”: mettere in piedi progetti tangibili per i calabresi che sono stanchi delle parole e delle diatribe interne alle coalizioni di partito. Rinnovamento pratico e non teorico: questa è la conditio sine qua non per riproporre una mia candidatura. In questa direzione, ho grande fiducia nell’azione del commissario Graziano.”
Il peso degli scettici che non votano in questa tornata aumenterà o calerà ancora?
“Cambia il significato di ogni consultazione e con esso cambiano, anche in termini quantitativi, i livelli di partecipazione politica, in generale, e della partecipazione elettorale, nello specifico. Credo che il peso degli scettici aumenterà ancora, e la responsabilità è anche e soprattutto della politica che ha perso il contatto con la realtà, che è autoreferenziale, e guarda troppo spesso alle necessità dettate dalla autoconservazione. Per questo il centrosinistra ha il dovere di rivoluzionare l’impianto delle formazioni politiche tradizionali che non sono esenti dall’influenza delle ‘mele marce’, che negli ultimi anno hanno delegato alla magistratura il compito di rinnovare la classe dirigente, e ha messo in primo piano le esigenze dei clientes invece che quelle della comunità. Se non si inverte l’ordine delle priorità, il peso del populismo aumenterà ancora.”
Uno o più proposte che avrebbe fatto se la legislatura regionale fosse durata ancora?
“Sicuramente avrei lavorato con ancora più determinazione nel settore che conosco meglio, e che mi sta molto a cuore, che è quello della sanità, a partire da proposte finalizzate al potenziamento delle strutture territoriali chiamate a garantire la “Medicina di prossimità” che mai come in questo momento, nel pieno della seconda ondata pandemica, dimostra di essere fondamentale per non mandare al collasso il già fragile sistema sanitario calabrese. Ma vorrei anche riprendere l’interlocuzione intrapresa per la tutela e la valorizzazione del Parco Li Comuni come area naturalistica di pregio. E molto, molto altro.”
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